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Quando terminerà il controllo sulla libertà d'espressione in Azerbaigian?

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Azerbaigian, Citizen Media, Diritti umani, Legge, Advox

Poliziotti che arrestano un giovane azero. Foto di Radio Free Europe/Radio Liberty, riutilizzata dietro sua autorizzazione.

Durante un incontro con gli alleati della NATO a Bruxelles nel novembre 2017, il Presidente azero Ilham Aliyev ha voluto mettere in evidenza l'importanza della libertà di espressione e dell'uso di internet.

In un riepilogo pubblicato sul sito presidenziale ufficiale [1] [en, come i link seguenti], i commenti di Aliyev sono stati parafrasati come segue:

“Parlando a proposito dei problemi connessi allo sviluppo democratico del Paese, il Presidente Ilham Aliyev ha affermato che la libertà d'uso di internet, di espressione, di associazione e altre libertà sono garantite in Azerbaigian”.

Questa e altre affermazioni simili hanno lasciato scettici molti giornalisti azeri, perché le parole di Aliyev sono in netto contrasto con le iniziative da lui intraprese negli ultimi cinque anni.

Tra il 2013 e il 2015, la vivace società civile azera rappresentata da giornalisti, attivisti e organizzazioni di giovani è stata oggetto di una valanga di cambiamenti normativi [2] e minacce legali arbitrarie. Molti sono stati arrestati  [3]dietro false accuse. Altri hanno lasciato [4] il Paese per paura di essere perseguitati.

Conseguentemente, il dibattito sulla democrazia, i diritti e le libertà si è spostato online. Tuttavia, anno dopo anno, sta diventando però sempre più evidente che c'è sempre meno tolleranza nei confronti del voci dissenzienti anche su internet.

L'ultima iniziativa in questa direzione è quella del 1° dicembre 2017, quando i parlamentari hanno introdotto e adottato una nuova serie di emendamenti che prevedono condanne e anche sanzioni per chiunque divulghi online informazioni “vietate”.

If an internet information resource is entered into the List of Information Resources that Have Posted Information Banned from Distribution, it should immediately restrict access to any such information that it contains. Otherwise, the host and internet providers will face fines in the amounts of 1,500-2,000 AZN for officials and 2,000-2,500 AZN for legal entities.

Sarà necessario vietare immediatamente l'accesso a tutte le informazioni contenute in risorse online inserite nell'Elenco la cui pubblicazione è stata vietata. In caso contrario , l'host e i provider di internet saranno passibili di sanzioni pari a 1.500 -2.000 AZB per i funzionari e a 2.000-2.500 AZN per le persone giuridiche.

Le nuove disposizioni non specificano in che modo i siti web che ospitano i commenti o i post degli utenti (come Facebook o YouTube) dovranno conformarsi con queste norme, né se e come il contenuto di questi post rientrano nel divieto.

Il divieto include vari tipi di contenuti definiti “informazioni vietate”, identificati in un ordine del tribunale del maggio 2017 che autorizzava il governo a censurare i siti web con specifici tipi di contenuti.

As per the court order, “prohibited information” can include the following categories:

    • terrorism propaganda;
    • information promoting religious extremism, revolution, mass riots and other similar propaganda;
    • [information related to] state secrecy;
    • information on production of weapons and spare parts;
    • information on preparation of narcotics, drugs, and similar substances, their sale;
    • pornography (including child pornography);
    • information on promotion of gambling and illegal betting;
    • information on suicide inspiration;
    • insult and defamation as well as information breaching personal security;
    • information breaching intellectual property rights; and
      other information, distribution of which is prohibited by law of the Republic of Azerbaijan

Secondo l'ordine del tribunale, le “informazioni vietate” includono le seguenti categorie di informazioni:

  • Propaganda sul terrorismo
  • Contenuti che promuovono l'estremismo religioso, rivoluzioni, scontri di massa e propaganda simile
  • Informazioni coperte da segreto di stato
  • Informazioni sulla produzione di armi e relative parti di ricambio
  • Informazioni sulla preparazione e la vendita di narcotici, droghe e sostanze simili
  • Pornografia (compresa la pedopornografia)
  • Informazioni che promuovono il gioco e le scommesse illegali
  • Contenuti che ispirano al suicidio
  • Insulti, diffamazioni e informazioni che violano la privacy personale
  • Informazioni che violano i diritti sulla proprietà intellettuale
    E qualsiasi altra informazione, la cui distribuzione è vietata dalle leggi della Repubblica dell'Azerbaigian

L'ufficio del Pubblico Ministero afferma che le risorse online sono state bloccate perché costituivano una minaccia, ma osservando meglio [5] il contenuto disponibile su questi siti web, è emerso che non soddisfacevano i criteri delle cosiddette “informazioni vietate”.

Molti dei siti bloccati contenevano principalmente storie sulla corruzione del governo, sull'aumento del tasso di suicidi in Azerbaigian, sulle difficili condizioni economiche e sociali, ed erano siti di notizie indipendenti che riportavano aggiornamenti sulle proteste locali. Tre siti web di notizie e due canali televisivi satellitari sono stati chiusi in rapida successione. Da allora, è stata bloccata anche un'altra dozzina di risorse di notizie e informazioni indipendenti.

La vera domanda è: per chi rappresentano una minaccia queste “informazioni vietate”?

Le nuove riforme minacciano tutti tranne la classe dirigente azera. Questo è un tratto tipico del regime di Aliyev. Da quando è salito al potere al posto del padre, Ilham Aliyev non ha fatto altro che rendere più disperate le condizioni dei suoi compatroti.

Sembra che le riforme legali in Azerbaigian non siano mai veramente frutto della benevolenza dei membri del parlamento azero. Anche se il loro scopo principale sarebbe servire l'interesse pubblico, i cittadini azeri non sono nemmeno sicuri che siano stati legittimamente eletti [6].

Di conseguenza, nessuno è rimasto sorpreso dalla seconda ondata di emendamenti legali introdotti e approvati dal Parlamento azero alla fine del 2017. I legislatori hanno approvato gli emendamenti al Codice Azero dei Reati Amministrativi, introducendo pesanti sanzioni pecuniarie a carico dei proprietari di risorse o domini internet che divulgano informazioni vietate (ritenute tali dalle autorità) o che impediscono la divulgazione di tali informazioni. Il 15 dicembre, il Parlamento azero ha approvato emendamenti alla legge sulle forze armate, che vieta ai giornalisti di fare indagini su alcuni tipi di informazioni relative ad attività militari.

Le organizzazioni e le piattaforme che sono state bloccate da questa recente ondata di misure normative si stanno affidando sempre più alle loro pagine Facebook e ai loro account YouTube per fare sentire la loro presenza online. Molti hanno creato siti web specchio (copie dell'originale) dove continuano a pubblicare informazioni critiche dall'Azerbaigian.

Azadliq Radio, il servizio azero di Radio Free Europe/Radio Liberty aggiorna i suoi lettori [7] e spettatori al termine del telegiornale giornaliero fornendo loro l'URL aggiornato della sua piattaforma. Meydan TV si affida a un'app mobile.

L'attivista civile azero Ali Novruzov ha così commentato [8] la fine della libertà di internet sul suo blog:

What made the matter worse was that our even hypothetical Internet freedom was not guaranteed in the law books. Loose provisions of the laws were leading to occasional blocking of websites. Aside from some satirical blogs and Iranian-sponsored religious propaganda websites, even Imgur, an innocent photo-sharing platform fell a victim for a short time. However, blocking of websites was an exceptional measure back then. Despite being an arbitrary measure, the government was resorting to it only in selected circumstances.
[…]
With oil prices plummeting and economic situation getting worse on daily basis, it was evident that the government was no longer inclined to tolerate any dissent whether it was online or offline. The days of the hypothetical free Internet were also numbered.
[…]
While curbing basic rights and freedoms, going after activists, are a rule of thumb when it comes to persecution of active members of Azerbaijan's civil society, polishing of existing laws seem to have made things far easier for the ruling government especially when it needs to answer in front of the international rights watchdogs and institutions. First it is none of their business leaders like to say, even when a pinch of criticism is steered their way, and secondly, we have laws, according to which the authorities lawfully abide by.

Ciò che ha peggiorato il problema è che la nostra ipotetica libertà di usare internet non era garantita da nessuna legge. In passato, le vaghe disposizioni di legge hanno permesso il blocco occasionale di alcuni siti web. Oltre ad alcuni blog satirici e i siti propagandistici religiosi sponsorizzati dall'Iran, è stata bloccata anche Igmur, un'innocente piattaforma per la condivisione delle foto in rete. In passato però erano misure temporanee. Nonostante fossero misure arbitrarie, il governo vi ricorreva solo in alcune particolari circostanze.
[…]
Con il crollo dei prezzi del petrolio e una situazione economica che peggiora di giorno in giorno, era chiaro che il governo sarebbe stato sempre meno incline a tollerare ogni forma di dissenso, offline e online. I giorni di un internet ipoteticamente libero sono praticamente finiti.
[…]
Se sopprimere i diritti e le libertà di base era la regola per perseguire gli attivisti e i membri attivi della società civile azera, al governo è bastato “perfezionare” le leggi esistenti per rendere il tutto accettabile ai supervisori e alle istituzioni che proteggono i diritti internazionali. Ai leader al governo poco importa dell'opinione internazionale, ma ora possono rispondere alle eventuali critiche affermando semplicemente che si limitano a far rispettare le leggi del Paese.

Queste recenti disposizioni legali e le continue iniziative delle autorità azere, mirate a paralizzare la società civile, indicano che le affermazioni del Presidente Ilham Aliyev sulla libera espressione e su internet sono parole prive di fondamento. In Azerbaigian, internet è tutt'altro che libero e aperto.