Adoro la tecnologia. Suppongo che in Giappone mi chiamerebbero ‘gijutsu otaku,’ (技術オタク), il termine usato per definire una persona che ha una passione smodata per la tecnologia. Forse è perché sono cresciuta in un'epoca in cui i sistemi centrali (mainframe) e i personal computer (PC) potevano essere usati solo per elaborare testi o giocare, e offrivano una grafica veramente scadente. Sono disabile, quindi per me la tecnologia è anche una necessità. Il PC e lo smartphone sono ormai diventati elementi indispensabili della mia vita quotidiana, ma anche dei dispositivi che mi assistono e che sono al tempo stesso funzionali e fantastici. La robotica è un campo che seguo con grande interesse. Per quel che mi riguarda, le automobili che si guidano da sé dovrebbero essere già in commercio.
Ciò nonostante, talvolta ho qualche dubbio sugli sviluppi tecnologici perché le ambizioni della tecnologia a volte ignorano la funzionalità. Un esempio è la recente invenzione di Tmsuk Co. Ltd [en, come i link seguenti] una società con sede a Munakata nella Prefettura di Fukuoka, che verso la metà di dicembre 2017 ha prodotto una nuova sedia a rotelle robotica chiamata ‘Rodem’. Il robot Rodem è apparentemente progettato per consentire all'utilizzatore di spostarsi più facilmente dalla sedia a rotelle al letto rispetto a quella “tradizionale”.
‘Nikkei Technology’ afferma che:
“Il robot, “Rodem”, è stato sviluppato per consentire all'utilizzatore di spostarsi facilmente dal letto, dalla poltrona, ecc. alla sedia a rotelle. Al momento in cui si sale/si scende sul/dal robot, la sua seduta si sposta indietro e si abbassa in diagonale in modo che l'utilizzatore possa “montare a cavallo” sulla seduta da dietro. Non c'è uno schienale, ma l'utilizzatore può facilmente sporgersi in avanti in modo da spostare il proprio peso sul lato anteriore della seduta. Il robot può essere caricato utilizzando la normale alimentazione domestica a 100 watt. Dopo una carica di 8 ore, è in grado di viaggiare per almeno 15 km a una velocità massima di 6 km orari.”
Poiché il robot può essere comandato mediante uno smartphone, l'utilizzatore può azionarlo da remoto, ad esempio avvicinandolo o allontanandolo al/dal letto.
Ciò che rende così invitante ‘Rodem’ sono evidentemente l'apparente convenienza e il comfort. Riuscire a scendere dal letto/mettersi a letto senza l'aiuto di un'altra persona e con l'aiuto di una sedia a rotelle così straordinaria, sembrerebbe il massimo. O no? “Le tradizionali sedie a rotelle vi accolgono con un abbraccio, mentre Rodem ti porta in spalla”, ha affermato Yoichi Takamoto, il Presidente di Tmsuk, ad indicare che la pensa veramente così.
Un portavoce di Tmsuk Company ha perfino dichiarato in un articolo pubblicato sul Daily Mail che Rodem era stato progettato “…per abbattere le barriere che devono affrontare gli anziani e i disabili”, consentendo loro di allargare lo spazio vivibile e migliorare la qualità della loro vita.
Il desiderio di abbattere le barriere e migliorare la qualità di vita delle persone disabili è naturalmente lodevole, ma molti nella comunità disabile hanno qualche dubbio su Rodem.
In un tweet, Mik Scarlet, un esperto su accesso e inclusione del Regno Unito, nonché utilizzatore lui stesso di una sedia a rotelle, ha così commentato “….progettisti di prodotti motivati dal proprio ego che ci dicono ciò di cui abbiamo bisogno e che mirano a risolvere problemi che le persone disabili non hanno. Questo prodotto non renderà la tecnologia più accessibile, ma fa il suo bel effetto sui media”.
Scarlet è stato altrettanto esplicito in un messaggio privato che mi ha inviato via Twitter. “Il robot Rodem di Tmsuk dimostra che i progettisti non hanno alcuna idea di cosa siano le sedie a rotelle e delle necessità dei loro utilizzatori,” ha commentato. “…la bizzarra idea di passare da un posto all'altro indica chiaramente che pochi utilizzatori di sedie a rotelle hanno partecipato alla progettazione. Spostarsi sul Rodem di Tmsuk è molto più difficile che spostarsi lateralmente. Inoltre, c'è molto meno sostegno perché non è previsto uno schienale, che è essenziale per la maggior parte degli utilizzatori di sedie a rotelle”.
Secondo Mik Scarlet, lo scopo della sedia a rotelle Rodem di Tmusk dovrebbe essere quello di aiutare le persone disabili, ma non è semplicemente all'altezza. L'idea sembra però geniale al pubblico e ai media. In un articolo pubblicato su un sito di tecnologia, Engadget, a dicembre 2017, si elogiava così il prodotto: “La sedia a rotelle robotica permette di andare a giro a cavalcioni. Non solo è più facile salirvi, ma consente all'utilizzatore di mantenere una posizione rialzata e leggermente spostata in avanti, che permette di lavarsi più facilmente i denti, fare colazione e conversare faccia a faccia con le persone”.
Vorrei anche fare qualche speculazione sui motivi del grande interesse che dimostra il Giappone per la robotica, che potrebbe includere anche la scarsità di personale disponibile a svolgere determinati lavori. In Giappone, l'assistenza ospedaliera e domiciliare sono settori dove fondi e personale scarseggiano ed è in queste aree che la robotica al servizio del cliente sta prendendo il campo. Ovunque si parla di ausili per la mobilità. Tutto sembra molto conveniente, ma in questo caso la convenienza non sembra tener conto del fatto che ci sono degli esseri umani coinvolti. Può sembrare accattivante per chi vuole acquistare un oggetto da un negozio, ma non altrettanto, mi immagino, per il commesso che ha perso il lavoro perché sostituito da un robot.
Salire e scendere dal letto è uno dei compiti più difficili e al tempo stesso indispensabili che una persona disabile deve affrontare. Sono sicura che un giorno verrà sviluppato un dispositivo robotico in grado di soddisfare le esigenze di Mik Scarlet, sia in termini di fisica che eliminando la necessità di dipendere da assistenti. Nella sua personificazione attuale, Rodem di Tmsuk non lo è.
Ho anche l'impressione che Rodem sia più pensato per gli anziani che potrebbero non avere accesso ad assistenti domiciliari, soprattutto se vivono nelle aree rurali del Giappone dove c'è una grande richiesta di questo tipo di figure. A questo punto la mia domanda è: perché non addestrare un maggior numero di assistenti domiciliari professionisti anziché sviluppare nuove tecnologie che rischiano di risultare inadeguate?