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Il progetto di bilancio che ha infiammato le proteste in Iran

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Iran, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Libertà d'espressione, Protesta, Religione

Dimostranti che protestano a Teheran il 1° gennaio per le pessime condizioni in cui versa l'economia. Immagine fornita da IRNA news, [1] ripubblicata dietro sua autorizzazione.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato l'8 gennaio 2018 sul sito web di Arseh Sevom [2] [en, come i link seguenti salvo diversa indicazione], un'organizzazione non governativa che promuove la pace, la democrazia e i diritti umani per le comunità di lingua farsi.

Al centro delle proteste della Repubblica Islamica dell'Iran c'è una proposta di bilancio che molti lavoratori e famiglie in difficoltà ritengono non tenga conto delle loro necessità.

Le proteste contro la proposta di bilancio hanno iniziato a diffondersi subito dopo la sua presentazione il 10 dicembre. Insegnanti, conducenti di autobus, sindacati e pensionati sono stati tra i primi a riversarsi sulle strade davanti al Parlamento.

È la prima volta che la proposta di bilancio viene pubblicata per intero. Mostafa Khosravi ritiene che la pubblicazione dell'intera proposta di bilancio abbia reso più evidente la corruzione alla base del sistema.

Molti dubbi sono stati espressi sui finanziamenti destinati ad organizzazioni religiose e culturali che mancano di trasparenza e attendibilità. Tra l'altro, molti Iraniani ignorano l'esistenza di queste organizzazioni.

È opinione diffusa che le proteste nazionali abbiano avuto origine nella città nord-occidentale di Mashad. Tuttavia, 10 giorni prima che avesse inizio il  movimento di protesta nazionale, i cittadini stavano già esprimendo pubblicamente la loro rabbia nei confronti della proposta di bilancio per le strade. Sull'app di condivisione di messaggi Telegram, il parlamentare Mohammad Taghi Akbarnejad [3] [fa] ha raccolto varie testimonianze, passeggiando in modo anonimo tra le persone che dimostravano davanti all'edificio del Parlamento:

در این حین بود که خانم ۵۵-۶۰ ساله ای که از سر و وضعش پیدا بود که هنوز از خودش نا امید نیست، با تندی جلو آمد و پرسید: شما نماینده مجلسید؟ گفتم: نخیر. بنده هم مثل شما مراجعه کننده هستم! گفت: آقا شما را به خدا اگر دستتان می رسد به اینها بگویید: من غلط کردم رفتم آموزش و پرورش. من گداخانه رفتم! به آقای خامنه ای بگویید به رئیس جمهور بگویید به هر کسی که دستتان می رسد بگویید ما واقعا بریده ایم. ما این انقلاب را نمی خواهیم. ما از شما آخوندها متنفریم!… زن ۶۰ ساله ای در دو قدمی من با یک آرامش آکنده به غروری گفت: حاج آقا عبا قبایتان را بذارید توی صندوقچه، مردم به خونتان تشنه اند!!! من به روی خودم نیاوردم. با آرامش به حرف ها گوش می دادم و ابراز همدردی می کردم.

Ero in mezzo ai dimostranti e una donna sulla sessantina mi si è avvicinata e mi ha chiesto: “Lei è un membro del Parlamento?”. Le risposto: “Sono qui per le sue stesse ragioni”. Mi ha detto: “Se lei è in grado di entrare nel Parlamento, dica che loro che ho fatto un errore decidendo di diventare un insegnante. Ci avete trasformato tutti in dei morti di fame. Dica al Sig. Khamenei, dica al Presidente, dica a tutti quanti che siamo disperati. Non abbiamo bisogno di questa rivoluzione. Odiamo i religiosi”.

In seguito, mi si è avvicinata una donna intorno ai 60 anni e con molta calma mi ha suggerito di nascondere la mia veste ecclesiastica. “La gente è assetata del vostro sangue”.

Non me la sono presa personalmente, ma ho cercato di dimostrarmi solidale.

Molti ritengono che la proposta di bilancio rischi di esacerbare una situazione economica già disperata.

La politica estera dell'Iran è uno degli obiettivi su cui si è concentrata la rabbia dei dimostranti, che sono irritati dal fatto che fondi vengano destinati per sostenere le guerre in Siria e Yemen, nonché ad altri paesi delegati come il Libano. Uno degli slogan che è stato spesso ripetuto durante le proteste passate e anche in queste è: “Né per Gaza né per il Libano. Io sacrifico la mia vita per il mio paese, l'Iran”.

Se il Parlamento approvasse un aumento del prezzo del petrolio,  i Guardiani della Rivoluzione vedrebbe un significativo aumento, pari al 120%, dei loro finanziamenti. Il budget della milizia iraniana, i Basij, equivale approssimativamente a quello della milizia regolare. Inoltre, il budget della  Forza Quds [4] (un'ala segreta delle Guardie Rivoluzionarie dell'Iran, attiva anche in Siria) è completamente inaccessibile al pubblico. Benché le lamentele contro lo sbilanciamento della spesa pubblica non sia una cosa nuova, sembra che ora abbiano raggiunto il culmine dopo che le grandi aspettative che l'economia prosperasse dopo la sospensione delle sanzioni nel gennaio 2016 [5] sono andate deluse.

“La gente sta manifestando soprattutto contro la corruzione”, ha affermato l'analista e giornalista Pezhman Tavahori in un'intervista. “La gente pensa che mettere fine alla corruzione servirà ad alleviare la povertà”.

Uno degli obiettivi del governo iraniano è quello di diffondere l'Islam sciita nella regione: una missione costosa in termini finanziari e di vite umane. Su Buzzfeed [6], il giornalista Borzou Daraghi ha scritto:

Ever since the US invasion of Iraq in 2003, Iran — a Shiite state — has had its eyes on its Shiite-majority neighbor, intent on taking over the levers of power, commerce, and the military. But this is just one part of Iran’s wider goal: to establish territorial dominance from the Gulf of Aden to the shores of the Mediterranean.

Fin dal giorno dell'invasione dell'Iraq nel 2013, l'Iran — uno stato sciita — ha puntato la sua attenzione sul suo vicino a maggioranza sciita, con l'intento di assumere il controllo sul potere politico, l'economia e le forze militari. Questi sono solo alcuni dell'obiettivi di un programma più ampio, ossia quello di estendere il suo controllo su tutto il territorio che va dal Golfo di Aden alle coste del Mediterraneo.

Il Leader Supremo dell'Iran può veramente permettersi di compromettere i suoi obiettivi nel campo della politica estera per fare fronte ai problemi di disparità di reddito e le difficoltà finanziarie? Tavahori ritiene di no:

The current demonstrations may be suppressed, but the anger won’t end. I don’t think the Supreme Leader will give up this policy. Poverty and corruption will continue and before long people will be back on the streets

Le attuali dimostrazioni possono essere soppresse, ma non la rabbia. Non credo che il Leader Supremo rinuncerà alla sua politica. La povertà e la corruzione continueranno e tra non molto la gente si riverserà nuovamente sulle strade.