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L'Iran sospende le esecuzioni per reati di droga dopo anni di lotte per i diritti umani

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Iran, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Legge, Politica, Relazioni internazionali

Una guardia iraniana in piedi davanti a un cappio durante un'impiccagione pubblica in Iran. Immagine fornita da Centre for Human Rights in Iran.

Quella che segue è una versione modificata di un articolo che è stato originariamente pubblicato sul sito web di Centre for Human Rights in Iran [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione].

L'esecuzione di 4.000 prigionieri, attualmente detenuti nel braccio della morte per reati di droga, potrebbe essere sospesa grazie a un provvedimento giudiziario basato sulle nuove modifiche apportate alla legge sul traffico di droga. [2]

L’ordine [3] [fa], che è stato emesso l'8 gennaio 2018 da Sadegh Larijani, il capo della magistratura, sospende le condanne a morte per i reati di droga in attesa della revisione delle sentenze ed impone ai giudici di abrogare le sentenze che non soddisfano le nuove condizioni approvate dal Parlamento per la pena di morte.

Il 14 ottobre 2017, il Consiglio dei Guardiani, che controlla la conformità delle leggi con i principi islamici, ha approvato [4] un emendamento alla Legge contro il traffico di droga [5] dopo la sua approvazione in Parlamento, nonostante i tentativi [6] delle agenzie di sicurezza di fermare il disegno di legge.

Questo sviluppo arriva dopo anni di campagne interne ed internazionali in difesa dei diritti umani. L'Iran vanta il più alto numero di esecuzioni capitali al mondo. Nel 2017, sono state giustiziate oltre 500 persone, la maggior parte delle quali condannate per il traffico e il possesso di piccoli quantitativi di droga.

Si stima che in Iran ci fossero 5.000 persone nel braccio della morte prima dell'approvazione dell'ordine giudiziario e che la maggior parte di loro avesse meno di 30 anni. Dai dati compilati dal Centre for Human Rights risulta che, nei 12 mesi precedenti all'approvazione della legge riformata nell'ottobre del 2017, siano stati giustiziati almeno 270 prigionieri che oggi non sarebbero più punibili con la morte.

Un ex membro del Parlamento di Tehran, Ali Akbar Mousavi Khoeini, ha riferito al Centre for Human Rights in Iran di aver aiutato a organizzare, due anni fa a Ginevra, incontri tra i funzionari delle Nazioni Unite e i funzionari antidroga iraniani:

I see this as a good omen. It has come a bit late but it will still save the lives of many human beings. I’m happy to see these efforts have led to constructive decisions by Parliament and the judiciary to reduce executions. I hope the amendment to the drug law will become a benchmark for future judicial reform to strengthen justice, freedom, peace and progress in Iran.

Lo vedo come un buon auspicio. [Questa riforma] arriva tardi, ma salverà comunque la vita di molti. Sono felice di vedere che questi sforzi hanno spinto il Parlamento a prendere decisioni costruttive e il sistema giudiziario a ridurre il numero di esecuzioni. Spero che la legge riformata diventi un punto di riferimento per introdurre riforme giudiziarie future che rafforzino la giustizia, la libertà, la pace e il progresso in Iran.

In base alla legge riformata, la condanna a morte può esserci solo per i seguenti reati:

Yahya Kamalipou, il vice-presidente del Comitato parlamentare iraniano per gli affari legali e giudiziari, ha così commentato [7] [fa] il 30 ottobre 2017:

By our estimation, 4,000 of the 5,000 prisoners convicted of drug charges will be saved from execution. I was a judge and prosecutor for 20 years so I’m well aware of the situation facing these prisoners and their families.

Ninety percent of the prisoners on death row for drug crimes were just unfortunate mules carrying drugs to pay for their daughter’s dowry or an operation for their mother.

Secondo le nostre stime, a 4.000-5.000 prigionieri condannati per reati di droga verrà risparmiata la vita. Sono stato un giudice e un magistrato per 20 anni e conosco bene la situazione di questi prigionieri e delle loro famiglie.

Il 90% dei prigionieri nel braccio della morte per reati di droga è costituito da corrieri sfortunati che trasportavano droga per pagare la dote di una figlia o l'operazione a una madre.