Corea del Sud: il mondo della giustizia, dello spettacolo e della politica travolti dalla furia del movimento #MeToo

Screenshot della diretta della rete televisiva JTBC nella quale il Pubblico Ministero Seo Ji-Hyun (nella foto) ha denunciato la cattiva condotta sessuale nell’establishment giudiziario sudcoreano, accompagnata dall’hashtag #MeToo (testo su schermo RGB versione 25) di Wolfmann (CC BY-SA 4.0). (Immagine modificata da Georgia Popplewell)

Febbraio è stato un mese complicato per la Corea del Sud. In tre città nell’est del paese, compresa Pyeongchang, si stava svolgendo l’evento di sport invernali più grande del mondo [it], che riunisce gli atleti da tutti paesi per vederli ridere e piangere di gioia al termine delle loro sfide. Nel resto del paese, però, molti coreani erano alle prese con una sfida ben diversa — più lunga, più dura e solitaria.

Quando il movimento #MeToo [it] ha cominciato a diffondersi, i media coreani a mala pena lo nominavano tra le loro “notizie internazionali”. Alcuni lodavano il movimento dichiarandosi invidiosi di questi sviluppi “stranieri”, mentre altri si limitavano ad osservare la cosa a distanza. Il 29 gennaio, però, le cose sono cambiate.

Quel giorno, il Pubblico Ministero Seo Ji-hyun ha partecipato [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] al programma JTBC News Room della rete televisiva coreana JTBC, durante il quale ha dichiarato di aver subito molestie sessuali da parte di un Pubblico Ministero di grado maggiore ad un funerale avvenuto nel 2010. Il PM Seo ha rimarcato di aver portato alla luce l’incidente dopo aver capito che non cambierà mai nulla, se la vittima resta in silenzio. Seo ha anche rivelato un altro caso di stupro all’interno del mondo della giustizia, aggiungendo che non stava a lei entrare nel dettaglio. Questo resoconto calmo e risoluto del PM Seo, che in 15 anni di carriera ha ricevuto 2 riconoscimenti da parte del ministero, ha fatto infuriare l’intera nazione.

Mentre la nazione era ancora scioccata dalle informazioni rivelate dalla testimonianza di Seo, un poema pubblicato nel dicembre del 2017 avrebbe presto catturato l’attenzione dell’opinione pubblica.

La poesia “Goemul” (in coreano “mostro”), della poetessa Choi Young-mi, raffigura l'abuso sessuale verso giovani scrittrici da parte di uno scrittore chiamato “En”. Verso la fine del poema, il narratore descrive che “En” era un candidato al Premio Nobel per la Letteratura. L’opinione pubblica ha subito identificato nel personaggio il poeta Ko Un [it], che è stato candidato al Premio Nobel per la Letteratura per 15 anni consecutivi. La poetessa Choi ha sottolineato che “Goemul” è un opera letteraria, ma nel frattempo molte altre donne appartenenti alla comunità letteraria coreana si sono fatte avanti, accusando Ko Un di decenni di cattiva condotta sessuale.

Il movimento #MeToo divampa come un'incendio

Il movimento è ormai inarrestabile. La testimonianza successiva è quella di un’attrice, che ha accusato di stupro il famoso regista Kim Ki-duk, testimonianza seguita poi da quella di altre due donne.

Un’altra accusa di cattiva condotta sessuale è quella destinata a Lee Yoon-taek, il direttore artistico di Yeonheedan, uno dei più importanti gruppi teatrali della Corea del Sud. Di fronte all’emergere di nuove testimonianze, Lee si è scusato per il suo comportamento negando, però, l’accusa di stupro.

Accusato di molestie sessuali Oh Dal-su, famosissimo attore sudcoreano, ha dapprima negato le accuse per poi dichiararsi colpevole successivamente.

Venti sono invece le vittime che hanno testimoniato per le accuse di molestie sessuali contro l’attore Jo Min-ki, che è anche professore alla Cheongju University. Il 9 marzo Jo è stato trovato morto nel palazzo dove viveva a Seoul.

Anche l’attore Jo Jae-hyun è stato accusato pubblicamente dall’attrice Choi Yul, la quale si è rivolta a Jo sul suo account Instagram scrivendo: “Mi chiedevo quando ti avrebbero smascherato”. L’attore ha ammesso la sua colpevolezza e si è dimesso dalla cattedra alla Kyungsung University.

L’aumento esponenziale delle testimonianze del movimento #MeToo ha inoltre indotto il direttore della Korean Actors Association, Choi Il-hwa, a confessare i suoi errori (diventando il primo aggressore in Corea a confessare di sua spontanea volontà). Successivamente, varie reporter della rete televisiva nazionale KBS si sono fatte avanti, condividendo le loro storie. Testimonianze del movimento #MeToo sono emerse da ogni dove, svelando aggressori appartenenti a vari settori della società.

Il movimento continua la sua corsa: è la volta del mondo politico

Come era prevedibile, il movimento #MeToo ha coinvolto anche il mondo politico, a cominciare dalla testimonianza contro l’ex governatore della provincia di Chungcheongnam, Ahi Hee-jung, avanzata nientemeno che dalla sua stessa segretaria. Ahn, considerato il candidato del Partito Democratico alle prossime presidenziali, si è rapidamente dimesso. Anche l’ex legislatore Jeong Bong-ju ha rimandato la sua candidatura a sindaco di Seul a causa delle accuse ricevute.

La rapidità e la portata di queste rivelazioni hanno anche messo in luce la scarsa preparazione della Corea di fronte a questo genere di situazione.

Come sottolineato dal PM Seo, le vittime non sono libere da vincoli legali. L’articolo 307 del Decreto Penale della Corea del Sud (Diffamazione) stabilisce che: “una persona che porga accuse infamanti verso un’altra dichiarando pubblicamente i fatti” — non necessariamente false — “deve essere punita con la carcerazione… per non più di due anni o con una multa non superiore a 5 milioni di won (3790 euro ca.).” Il supporto da parte della società non ha mai costituito una solida protezione per le vittime.

Dei 556 casi di abusi sessuali sul posto di lavoro riportati nel 2016, solo uno è stato seguito dai Pubblici Ministeri, e 7 vittime su 10 hanno dovuto abbandonare il posto di lavoro dopo aver testimoniato. Tra il 2012 e i 2016, solo 9 casi di abusi sessuali su 2109 [ko] hanno portato ad un procedimento penale, dato evidenziato anche dal Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Contro le Donne (CEDAW) durante la sessione per l’ottavo report periodico riguardante la Corea.

Il movimento #MeToo come promotore di cambiamento

Seppur lentamente, il movimento #MeToo ha senza dubbio innescato un cambiamento in Corea del Sud.

Il proliferare delle rivelazioni ha messo in luce la gravità di un problema che era rimasto inascoltato per decenni. Le rivelazioni hanno delineato la portata di questo problema all’interno della società sudcoreana, che in passato è sempre rimasta sorda di fronte alle testimonianze delle vittime. Le loro parole hanno anche evidenziato il ruolo fondamentale che il potere ricopre nell’ambito della cattiva condotta sessuale, condannando una situazione generale che non può certo essere giustificata dalla mentalità fondata sulla gerarchia e sui rapporti di anzianità che contraddistingue la società coreana.

Supporto sociale e istruzione

All’urlo #MeToo delle vittime si è affiancato l’hashtag #WithYou (Con te), espressione del supporto da parte di altre persone sia online che nelle strade. Vari attori hanno espresso il loro supporto e anche i leader politici hanno dato seguito alla causa.

Quando il 26 febbraio la polizia ha arrestato il primo aggressore smascherato dal movimento, il Presidente Moon Jae-in ha fatto appello alle forze dell’ordine di “indagare attivamente” sulle accuse di molestie sessuali.

Una settimana dopo, il 7 marzo, il giorno precedente alla 110esima Giornata Internazionale della Donna [it], il Presidente della Commissione Nazionale per i Diritti Umani in Corea del Sud, Lee Sung-ho, ha lanciato una dichiarazione con l’hashtag #WithYou [ko], dichiarando che la commissione si sarebbe impegnata ad approfondire le indagini ufficiali archiviate riguardanti abusi sessuali in presenza di disparità di potere.

Nel frattempo, il movimento #MeToo sta anche istruendo l’opinione pubblica. Le discussioni pubbliche hanno evidenziato che le vittime la cui identità è stata rivelata non devono subire ulteriori abusi, derivanti dall’uso improprio delle suddette dichiarazioni da parte dei media e dalle possibili contro-testimonianze pubbliche di altri cittadini. Sono state quindi proposte le linee guida per la copertura mediatica di tali problemi. Dopotutto, queste testimonianze non sono solo storie da raccontare: sono esperienze reali, subite da persone reali.

Dalla testimonianza del PM Seo che ha scatenato il movimento è passato più di un mese. Un mese durante il quale la quantità di testimonianze scioccanti ha posto le basi per un cambiamento. Certo, il futuro del movimento è ancora incerto, ma ci sono buone speranze. I coreani hanno avuto prova del potere del popolo. Il ricordo della veglia al lume di candela portata avanti per molti sabati in piazza Gwanghwamun a Seul e la successiva rimozione della Presidente Park Geun-hye nel marzo del 2017, è ancora vivido nella mente dei cittadini.

Il messaggio, ieri come oggi, è un appello per una Corea migliore. Appello che stavolta ha preso la forma degli hashtag #MeToo e #WithYou.

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