María Roa Borja: una voce che lotta per i diritti di lavoro, etnia e genere delle collaboratrici domestiche in Colombia

María Roa Borja ha iniziato a lottare per i diritti delle collaboratrici domestiche di origine africana e continua a battersi per fare conoscere l'Unione delle lavoratrici afrocolombiane, che include lavoratrici di etnie e background sociali diversi. Screenshot del video di María Roa Borja, che è stato condiviso sul canale YouTube del giornale El Espectador.

Antes, el tema de las empleadas domésticas se hablaba entre empleadores en reuniones sociales, ahora se habla en el ministerio de trabajo, en la corte constitucional, en el Congreso de la República y en los medios de comunicación […] Los temas relacionados con las empleadas domésticas eran de nuestro carácter, la raza, lo ágiles que éramos para cocinar […] Hoy el tema principal son nuestros derechos laborales.

In passato, le collaboratrici domestiche erano un argomento di cui parlavano i datori di lavoro durante gli incontri conviviali. Oggi, ne parlano il Ministero del Lavoro, la Corte Costituzionale, il Congresso della Repubblica e i media. […] In passato, queste persone erano valutate in base al loro carattere, alla loro etnia, alla loro capacità di cucinare […] Oggi, sono i loro diritti di lavoratrici ad essere al centro del dibattito.

E con queste parole che María Roa Borja riassume [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] alcune delle conquiste ottenute dall’Unione delle collaboratrici domestiche afrocolombiane (UTRASD), fondata nel 2013, che conta tra i suoi membri attivi poco più di 150 donne. L'obiettivo generale di UTRASD è quello difendere i diritti di quasi un milione di donne che lavorano come collaboratrici domestiche e che sono fondamentalmente diventate la fascia sociale più vulnerabile della società colombiana.  

Roa Borja, fondatrice e attuale presidentessa di UTRASD, fa presente che la lotta delle collaboratrici domestiche colombiane non è solo una questione che interessa i diritti lavorativi, ma si estende anche al problema di genere e alle difficoltà che devono affrontare i colombiani di origine africana.

L'organizzazione ha iniziato la sua attività a Medellín con 28 donne, concentrando inizialmente la sua attenzione sui diritti delle collaboratrici domestiche di origine africana. L'obiettivo era quello di cercare di combattere le condizioni sociali e storiche che le donne di questo gruppo devono affrontare, in quanto generalmente discriminate a causa del loro sesso e della loro etnia.

Anche il fatto che UTRASD abbia sede nella città di Medellín è importante, a causa della sua vicinanza a El Chocó [it], che è una delle regioni colombiane con la più alta densità di persone di origine africana. Medellín è stata la destinazione di un grande flusso migratorio di persone sfollate dal conflitto armato in Colombia [en] che ha coinvolto quasi 7 milioni di persone per 50 anni.

Tuttavia, l'appartenenza a UTRASD e le cause che l'unione porta avanti hanno attirato l'attenzione di donne di diversi gruppi etnici senza alcuna esclusione.

In un articolo pubblicato sul sito colombiano El Malpensante, María Roa racconta delle condizioni forzate a cui devono sottostare le collaboratrici domestiche in Colombia e contro cui si batte la sua unione:

De los casi 53 millones de trabajadores domésticos que hay en el mundo, cerca de un millón se encuentran en Colombia. Vivimos en los cordones de pobreza, la gran parte hemos sido víctimas del conflicto armado, la mayoría desconocen nuestros derechos, y el ámbito privado en el que esta labor se desarrolla suele obstaculizar el acceso a la justicia. Muchos empleadores dicen desconocer la ley o camuflan su incumplimiento con el pretexto de compensar a las trabajadoras con intangibles como el cariño o el buen trato

Circa 1 milione dei 53 milioni dei collaboratori domestici del mondo sono in Colombia. Viviamo in condizioni di povertà, molte di noi sono state vittime del conflitto armato e non conoscono i loro diritti, perché la sfera privata in cui viene svolto il lavoro spesso impedisce l'accesso alla giustizia. Molti datori di lavoro affermano di non conoscere le leggi o mascherano la violazione delle stesse ricompensando i lavoratori con beni immateriali, come segni di affetto o trattandoli bene.

Una voce che si batte per le donne di origine africana

La missione di Roa Borja si è diffusa e il suo messaggio è stato recepito sia in Colombia che in altri paesi grazie alle interviste che ha concesso, alle conferenze e ai premi che ha ricevuto. Nel 2015 è stata invitata a fare parte del panel della conferenza “Women and Work for Peace Building” [en] (Donne e lavoro a favore della pace) organizzata dall'Università di Harvard. Alla fine dello stesso anno è stata nominata una delle 20 migliori leader della Colombia e Personalità dell'anno dal giornale El Espectador.

Roa Borja è stata una delle persone costrette ad abbandonare la propria casa a causa del conflitto armato. È arrivata a Medellín a 18 anni da Apartadó, nel dipartimento di Antioquia [it], una regione che è stata duramente colpita dai decenni di guerre che hanno dominato la recente storia della Colombia.

Ha scelto di rifugiarsi a Medellín dopo che sua sorella era stata uccisa e uno dei suoi fratelli era stato vittima di un attacco. Non avendo molta istruzione ed avendo urgente bisogno di guadagnare, non ha avuto altra scelta che fare la collaboratrice domestica per sopravvivere a Medellín.

In quegli anni ha vissuto in prima persona ed ha assistito agli abusi, ai maltrattamenti e alle difficili condizioni di lavoro delle sue colleghe. La maggior parte di loro erano colombiane di origine africana sfollate dalla guerra, costrette a lavorare fino a 16 ore al giorno in piedi e senza che venisse riconosciuto loro uno stipendio di base.

“Sei nera, non ti farà male”

Nell'ambito dei lavori domestici, gli abusi da parte dei datori di lavoro sono all'ordine del giorno e chi ne fa maggiormente le spese sono le donne di origine africana. I loro diritti sono spesso ignorati e vengono discriminate non solo perché svolgono una mansione storicamente stigmatizzata, ma anche a causa del loro sesso e della loro origine sociale ed etnica.

Alcuni studi condotti da Carabantú Corporation e da ENS (Scuola Nazionale per i sindacalisti) hanno rivelato che le 182 collaboratrici domestiche di colore che lavorano a Medellin ricevono meno dello stipendio mensile di base (all'epoca del sondaggio, 737,717 pesos, che equivalgono a circa 260 dollari). L'85,7% dei contratti non sono scritti e le dipendenti non conoscono i loro diritti, mentre molti datori di lavoro sfruttano la situazione limitando ancora di più i loro diritti.

In un'intervista con il sito Afrofeminas, Roa Borja ha illustrato un aspetto di questo problema:

Los empleadores dicen “Tú eres negra, no te duele. Tú eres negra, no te cansas”. Claro, nosotras demostrábamos que sabíamos hacer el trabajo, pese a tener que estar muchas horas [trabajando]. Lo normal era levantarse a las [cuatro] de la mañana y acostarse a las diez, las once o [a] medianoche para volver a comenzar temprano. Esto significaba que podíamos llegar a dormir tres o cuatro horas, cuando había eventos como fiestas, matrimonios o cumpleaños. Veíamos a nuestros hijos sólo el fin de semana, y ni siquiera completo. El sábado salíamos en la tarde, llegábamos a nuestras casas en la noche y el domingo a mediodía teníamos que regresar al trabajo.

I datori di lavoro arrivano a dirti: “Sei nera, non ti farà male. Sei nera e non ti stanchi”. Naturalmente, noi dobbiamo dimostrare di saper fare il nostro lavoro, anche se si tratta di lavorare per moltissime ore. Era normale svegliarsi alle quattro del mattino e andare a dormire alle dieci, alle undici o perfino a mezzanotte, e risvegliarsi presto la mattina dopo. In molti casi, soprattutto quando si celebravano feste, matrimoni o compleanni, riuscivamo a dormire solo tre o quattro ore. Vedevamo i nostri figli solo durante i weekend, ma non per tutto il weekend. Il sabato potevano lasciare la casa in cui lavoravamo nel pomeriggio, ma dovevano rientrare la sera e la domenica a mezzogiorno dovevamo nuovamente rimetterci al lavoro.

Le prime vittorie

Dall'anno della sua fondazione nel 2013 e grazie alla leadership di Roa Borja, UTRASD ha lottato duramente perché il lavoro domestico venisse disciplinato in Colombia. Queste lotte hanno portato all'approvazione della Legge 1788 (o “Legge sul bonus”) nel 2016.

Questa legge stabilisce che il datore di lavoro debba pagare direttamente al lavoratore una prestazione sociale, che corrisponde al pagamento di 30 giorni di servizio all'anno o a una somma equivalente al periodo di tempo lavorato. La legge prevede anche altri benefici, tra cui il pagamento di contributi per i trasporti, liquidazione, ferie, un fondo di indennizzo, oltre ai contributi sanitari, pensionistici e infortunistici.

L'unione continua a crescere e sta cercando di espandersi, perché il suo intento è informare un maggior numero di donne dei loro diritti. Con questa unione, María Roa Borja e le sue colleghe si sono assunte la responsabilità di favorire la condivisione di informazioni e di mettere un maggior numero di collaboratrici domestiche in condizioni di chiedere un trattamento più umano e dignitoso.

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