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Tutti i film sovietici premiati agli Oscar sono legalmente disponibili in rete gratis

Categorie: Asia orientale, Europa centrale & orientale, Bielorussia, Giappone, Russia, Ucraina, Arte & Cultura, Citizen Media, Film, Relazioni internazionali, Storia

La versione più celebre del logo della Mosfil'm, lo studio cinematografico più influente dell'Unione Sovietica (URSS), produttore di tre film premiati con un Academy Award.

Nonostante l'ideologia ufficiale dell'Unione Sovietica (1922-1992) deridesse l'industria cinematografica capitalista degli Stati Uniti, tra il 1963 e il 1991 l'URSS candidò diversi dei suoi film agli Academy Awards (anche conosciuti come “gli Oscar”) nella categoria di Miglior film in lingua straniera. Tre di questi film vinsero il premio.

Nel 2011, la Mosfil'm [1][it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], lo studio cinematografico più antico e produttivo dell’ex-URSS [2] e dell'attuale Russia, ha reso pubblico un ‘tesoro nascosto di film sovietici’ [3] [en] diffondendo su Youtube una collezione di dozzine di classici liberamente accessibili. (Nota dell'editor: alcuni dei contenuti pubblicati su Youtube potrebbero non essere disponibili in tutti i paesi a causa delle politiche interne del sito).

Sebbene l'interfaccia dell’archivio Mosfil'm [4] [ru] sia in lingua russa, la maggior parte di queste pellicole è stata sottotitolata in inglese, e nel corso degli anni sono stati aggiunti sottotitoli in altre lingue come lo spagnolo, il turco o il serbo.

Tra questi classici si trovano molti dei 24 film sovietici proposti per l'Oscar al Miglior film straniero [5], inclusi alcuni dei candidati. Global Voices presenta i tre lungometraggi che sono stati premiati con un Academy Award (particolarmente consigliati se state cercando qualcosa da guardare nel fine settimana).

1968: Guerra e Pace di Sergej Bondarčuk

[6]

Una delle numerose locandine promozionali per Guerra e Pace in occasione del rilascio negli USA, disponibile su IMDB [7]. Immagine liberamente ridistribuita.

Il dramma epico Guerra e Pace [8] (in russo: Война и мир) scritto e diretto da Sergej Bondarčuk [9], narra le storie di cinque famiglie durante la Campagna di Russia [10] e l'impatto di quest'ultima sull'aristocrazia. Il film, prodotto in quattro episodi tra il 1966 e il 1967, vanta all'interno del proprio cast i più famosi attori drammatici dell'Unione Sovietica, compreso Bondarčuk nel ruolo di protagonista.

Tutti e quattro gli episodi di Guerra e Pace pubblicati su Youtube possono essere guardati in modalità schermo intero:

Attenzione: guardare il film non può sostituire la lettura del classico di Tolstoj del 1869 Guerra e Pace [14], che è stato inserito nei programmi scolastici [15] [en] di molti paesi. Assieme alla trama a sfondo storico, questo tassello imprescindibile della letteratura mondiale presenta un'approfondita riflessione filosofica e psicologica sui dilemmi della vita attraverso le esperienze di personaggi memorabili.

1976: Dersu Uzala di Akira Kurosawa

Dersu Uzala [16] (in russo: Дерсу Узала, in giapponese: デルス·ウザーラ) è una co-produzione russo-nipponica del 1975 diretta dal leggendario regista Akira Kurosawa [17]. Insieme all'Oscar è stato premiato con numerosi riconoscimenti internazionali.

Il film si basa sul libro [18] [en] del 1923 scritto dall'esploratore russo Vladimir Arsen'ev [19] in memoria di Dersu Uzala [20][en] (1849–1908), suo amico e guida. Mentre racconta la vita del cacciatore Hezhen [21], Arsenyev annota l'esplorazione delle montagne del Sichotė-Alin’ [22], nell’Estremo Oriente Russo [23] del XX secolo, e la trasformazione della Siberia per mezzo della colonizzazione e dello sfruttamento economico.

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Locandine per Dersu Uzala in russo e giapponese, via Mosfil'm [25] e Wikipedia [26]. Immagini liberamente ridistribuite.

Il film è disponibile su Youtube in due parti con sottototili in inglese, bulgaro, spagnolo e turco:

 1980: Mosca non crede alle lacrime di Vladimir Men'šov

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Una locandina statunitense per Mosca non crede alle lacrime. Fonte: Wikipedia [29] (immagine liberamente ridistribuita).

Il dramma a sfondo urbano Mosca non crede alle lacrime [30] (in russo: Москва слезам не верит) trascina i suoi spettatori in tempi più moderni e rappresenta le vite di tre donne e delle loro famiglie tra il 1958 e il 1979. Scritto da Valentin Černych [31] [en] e diretto da Vladimir Men'šov [32], ha reso la protagonista Vera Alentova [33] una stella nel panorama cinematografico, guadagnandole il titolo di migliore attrice sovietica in un sondaggio della rivista Soviet Screen [34] [en] nel 1980.

Secondo la versione russa di Maxim magazine [35] [ru], il film ha preso parte a un ‘momento di distensione’ della storia mondiale durante la Guerra Fredda [36]:

В 1985 году, перед посещением СССР, американский президент Рональд Рейган посмотрел «Москва слезам не верит» восемь раз, чтобы проникнуться русским духом. Говорят, что впечатление от фильма подвигло Рейгана удалить фразу «Россия — империя зла» из своего лексикона.

Nel 1985, prima della sua visita in URSS, il Presidente americano Ronald Reagan [37] guardò “Mosca non crede alle lacrime” ben otto volte per tentare di comprendere lo spirito russo [38] [en]. Si dice che quell'esperienza abbia influenzato Reagan al punto da spingerlo a rimuovere il termine “impero del male” [39] dal suo vocabolario.

La colonna sonora del film contiene diverse canzoni popolari, dal successo messicano “Bésame mucho” [40] alla hit sovietica della seconda guerra mondiale “Davaj zakurim” [41] (in russo: Давай закурим [42]).

Bonus: il primo lungometraggio sovietico candidato per un Academy Award non fu nominato tra i finalisti, ma raccolse successo e consensi in tutto il mondo

L'Academy of Motion Picture Arts and Sciences tenne i primi Academy Awards nel 1956, ma l'Unione Sovietica aspettò sette anni prima di presentare un candidato per la categoria di Miglior film in lingua straniera. Anche se l'Academy non accettò la candidatura, il film del 1962 L'infanzia di Ivan [43] diventò una leggenda, meritandosi il plauso della critica e portando alla gloria il suo regista, l'allora debuttante Andrej Tarkovskij [44].

Questo film drammatico sul tema della guerra racconta la storia di Ivan Bondarev, un orfano di dodici anni, e delle sue terribili esperienze sul fronte orientale [45] nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Attraverso le paludi e le foreste della Bielorussia, Ivan si unisce all'esercito sovietico e ai partigiani in lotta contro i nazisti, intenzionato a vendicare la morte della sua famiglia e dei detenuti del campo di sterminio di Maly Trostenets [46]. Si basa sul racconto breve “Ivan” [47] [ru] di Vladimir Bogomilov.

Negli Stati Uniti il film è stato commercializzato sia con il titolo Ivan's Childhood che My Name Is Ivan. È stato insignito del Leone d'Oro [49] al Festival di Venezia [50] nel 1962 e negli anni '60 fu acclamato da numerosi intellettuali, tra cui il regista svedese Ingmar Bergman [51] che descrisse la scoperta del primo lungometraggio di Tarkovskij come un miracolo, e il filosofo francese Jean-Paul Sartre [52] [en] che gli dedicò un saggio e una lettera indirizzata al direttore de L'Unità.

[48]

Locandine per L'infanzia di Ivan in russo e in inglese, via Wikipedia [53] e Rotten Tomatoes [54]. Immagini liberamente ridistribuite.

Fortemente critica del carattere innaturale della guerra, la pellicola guadagnò popolarità anche in Europa centrale e orientale, regioni che soffrirono in grande misura le atrocità della Seconda Guerra Mondiale. Ebbe un notevole successo al botteghino dopo la sua commercializzazione negli anni '60, e nei decenni successivi godè di una seconda vita grazie a numerose repliche in televisione.

Nonostante i temi e gli approcci dei quattro film siano diversi per toni e contenuti, continuano ad attrarre allo stesso modo sia la critica che il pubblico. Sul sito di recensioni cinematografiche Rotten Tomatoes Guerra e Pace [55] [en] e L'infanzia di Ivan [54] [en] hanno ottenuto il 100% di valutazioni positive, e tutti i quattro film hanno tra l'87% e il 94% di approvazione nei giudizi popolari.

Nel caso vi fosse venuta voglia di fare una maratona, preparatevi a dedicare circa sette ore al primo film, e più di sei agli altri tre.