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Il Messico approva un nuovo strumento legislativo per censurare i contenuti di internet

Categorie: Messico, Censorship, Citizen Media, Libertà d'espressione, Tecnologia, Ultim'ora, Advox

Il problema con la censura è XXXXXXXXX. Immagine presa da Flickr, utente Cory Doctorow, sotto licenza CC BY-SA 2.0.

La censura online utilizzando strumenti legali ora è più facile in Messico, con la recente riforma della legge sul copyright.

Il 26 aprile, il Senato messicano ha approvato una posizione problematica [1] [es, come i link seguenti] che riforma la legge federale sul copyright [2], consentendo ai giudici di ordinare il download di contenuti internet che presumibilmente violano il copyright, senza la necessità di dimostrarlo tramite processo o sentenza.

Tra le misure contemplate [3] vi sono la sospensione e la rimozione dei contenuti pubblici, e persino “la garanzia precauzionale” dell'attrezzatura che consente la diffusione degli stessi.

Inoltre, l'approvazione della riforma è stata effettuata frettolosamente, senza esse stata effettuata in accordo col processo legislativo.

La notizia ha circolato ampiamente in rete sotto l'hashtag #MadrugueteAInternet:

Con 63 voti a favore, il senato messicano ha fatto un #MadrugueteAInternet e ha approvato una riforma alla LFDA che consente la censura online per copyright.

Questa riforma della legge è stata criticata da organizzazioni, gruppi e associazioni che lavorano su questioni relative ai diritti digitali, internet e tecnologie dell'informazione e della comunicazione, considerando che ciò apre la strada alla censura preventiva su internet e mina la libertà di espressione in ambito digitale.

⚠⚠ Comunicato ⚠⚠ senato messicano

Da parte sua, il capitolo messicano della Wikimedia Foundation ha segnalato [10] che le modifiche approvate per “criminalizzare l'atto di copiare” e “legalizzare atti di violazione dei diritti fondamentali e costituzionali nel diffondere idee, libertà di espressione, stampa, comunicazione personale, diffusione e informazione. “

Va notato che qualsiasi iniziativa o opinione che viene sottoposta al dibattito del Senato della Repubblica deve passare attraverso un processo legislativo [11] specifico, che, in questo caso, non è stato rispettato.

Questo processo prevede che ogni iniziativa debba essere sottoposta a discussione da parte di quelle Commissioni [12] correlate all'argomento del progetto, che analizzano e discutono le questioni che sono state prese in considerazione, e successivamente preparare e votare una bozza. Una volta approvato questo progetto preliminare dalle rispettive Commissioni, il Presidente del Consiglio di Amministrazione del Senato deve essere informato affinché il parere possa essere presentato e votato in sessione plenaria.

Gli utenti che hanno seguito il problema hanno segnalato sui social network le irregolarità subite dai senatori che hanno fatto pressione per la presentazione della riforma prima della sessione plenaria:

Sono solo io, o anche qualcun altro è preoccupato del fatto che senza passare attraverso le commissioni @JLozanoA ha fatto pressione al Senato per una riforma della legge federale sul copyright che censura internet? Cosa sta succedendo in Messico, visto i legislatori fanno ciò che vogliono senza consultare i cittadini?

@JLozanoA ha presentato al senato messicano degli atti non firmati per approvare la riforma di modifica della legge sulla proprietà intellettuale. È un totale affronto alla democrazia e una presa in giro del potere legislativo.

Pertanto, sembra che i senatori abbiano fatto pressioni per modificare l'ordine del giorno, che avrebbe potuto essere raggiunto solo con il consenso del Presidente del Consiglio di Amministrazione attualmente occupato da Ernesto Cordero, che ha votato a favore della riforma in questione.

La sentenza è stata già inviata all'esecutivo, quindi rimane solo l'approvazione del Presidente per l'entrata in vigore delle modifiche.

In questo contesto, organizzazioni come la Rete in difesa dei diritti digitali (R3D) [17] hanno espresso il loro interesse a contenstare la riforma attraverso un'ingiunzione per ottenere non solo di dichiarare la sua incostituzionalità, ma per chiedere che la riforma non abbia effetto finché la Corte non ne stabilisca la validità.

In caso contrario, la sfida potrebbe richiedere un processo di anni, periodo in cui il diritto alla libertà di espressione degli utenti di internet e sarebbe violato.