- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

L'Azerbaigian piomba nel buio e le autorità incolpano l'aria condizionata

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Azerbaigian, Kirghizistan, Citizen Media, Economia & Business, Governance, Politica

Versione oscurata di un ‘viale di Baku di sera’. Foto originale [1] di vita86. Creative Commons.

Ogni anno – quest'anno il 24 marzo – il Fondo Nazionale per la Natura (WWN) chiede ai singoli, alle comunità e alle imprese di spegnere le luci per un'ora come gesto simbolico del loro impegno verso il pianeta. L'Azerbaigian ha celebrato l'Ora della Terra in ritardo, ma ha recuperato il tempo perso piombando nel buio per l'intera notte del 3 luglio.

Questa è stata una [2] delle molte battute che sono circolate sui social media dopo il più lungo blackout dell'Azerbaigian degli ultimi 15 anni.

La verità è che, in quanto stato produttore di petrolio dell'ex Unione Sovietica con la peggiore qualità dell'aria [3] [az, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] nel mondo, l'Azerbaigian non ha mai accolto con molto entusiasmo l'Ora della Terra. In realtà, il blackout che ha colpito l'intero paese è stato causato da una forte esplosione in una delle principali centrali idroelettriche del paese.

Man mano che le proteste sui social media diventavano sempre più pressanti, l'ufficio del Presidente ha rilasciato una dichiarazione [4] attribuendo il problema al caldo. Secondo quanto si legge nella dichiarazione, l'uso eccessivo di condizionatori d'aria e la peggiore ondata di calore che ha colpito il paese negli ultimi 12 anni, con temperature fino a 43°C, sarebbero state la causa del problema. In un'altra dichiarazione [5][en], [5] il Ministero della Protezione Civile ha invitato la popolazione alla calma. Benché il servizio fosse stato ripristinato nel pomeriggio, un secondo blackout durante la sera ha completamente bloccato la metropolitana di Baku.

L'ultimo blackout che aveva colpito tutto il paese si era verificato nel 2002, in seguito ad un incidente in una centrale elettrica. Lo scorso 3 luglio, l'esperto di energia Ilham Saban ha commentato [6] che il paese non ha imparato niente dall'ultima interruzione dell'alimentazione. Turgut Gambar, fondatore del movimento civico NIDA, si è lamentato [7] su Facebook, affermando che “i paesi normali” non dipendono così esclusivamente da una sola centrale elettrica. Lo studioso azero Altay Goyushov ha scritto [8] sulla stessa piattaforma:

Have you heard of a country where lights are out, everywhere at the same time? Hear it now. There is no other comparison.

Avete mai sentito parlare di un paese in cui le luci si spengono contemporaneamente ovunque? Questo paese è l'Azerbaigian e non ce ne sono altri simili al mondo.

Alcune della battute scritte in risposta all'hashtag #Azerbaijanblackout avevano un tono decisamente politico. Facendo ironia sulla tradizione di “spegnere le luci prima di andarsene”, Hebib Muntenzir della TV indipendente ha così commentato [9]:

I think President Ilham Aliyev left the country, and just before he left, he ordered to switch off the circuit breaker.

Credo che il Presidente Ilham Aliyev abbia lasciato il paese e che, prima di farlo, abbia ordinato di spegnere l'interruttore.

I sistemi di produzione di energia dei paesi dell'ex Unione Sovietica non superano il test del cambiamento climatico

Oltre ad avere causato l'oscuramento [10] di numerosi siti del governo, il blackout ha opportunamente ricordato le difficili condizioni in cui sono costretti a vivere i prigionieri nel paese. Shura Ibrahim, la madre di Giyas Ibrahim, un uomo condannato per aver mosso critiche al governo, ha parlato di una vera e propria crisi umanitaria [11] nel carcere dove è imprigionato Ibrahim, nel corso di un'intervista con RFE/RL che trasmette in lingua azera:

As soon as he got on the phone, all he could talk about was the heat inside the jail. He told me that nothing was working, the ventilation system was down, fridges were out of order, there was no water.

Appena abbiamo avuto modo di parlare per telefono, non ha fatto altro che raccontarmi della temperatura che c'era all'interno del carcere. Mi ha detto che non funzionava niente, che il sistema di ventilazione era rotto così come i frigoriferi, e che mancava l'acqua.

I costi di questi estesi blackout sono stati ancora stati calcolati. Tuttavia, la causa di base, ossia la dipendenza cronica da un'unica e sovraccarica rete elettrica, rimane invariata, lasciando poco spazio alla speranza che tali crisi possano essere evitate in futuro se la temperatura dovesse nuovamente subire un'impennata.

In altri paesi dell'ex Unione Sovietica è stato invece il freddo intenso e non il caldo estremo a gettare nella disperazione i milioni di cittadini di Bishkek, la capitale del Kirghizistan.

Il collasso di un impianto di riscaldamento in un momento in cui la temperatura esterna era di -27°C è stato fonte di malcontento, soprattutto perché era gennaio e molti cittadini si sono trovati a dover dormire con cappotti Montgomery all'interno dei loro appartamenti umidi e freddi.

L'interruzione della corrente è stata inevitabilmente seguita da accuse di corruzione o da una serie di cause penali fortemente politicizzate, a seguito delle qualI l'ex premier e l'ex sindaco della città potrebbero [12] [en] dover affrontare pene detentive piuttosto lunghe.