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Messico stretto tra gang e guerre commerciali: quali tipi di problemi dovrà affrontare il nuovo Presidente?

Categorie: America Latina, Messico, Citizen Media, Elezioni, Guerra & conflitti, Libertà d'espressione, Politica
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Dettagli del grafico realizzato da Pictoline. Le cifre si riferiscono al numero di politici assassinati dall'inizio della campagna elettorale. “Il Messico sta vivendo una delle campagne elettorali più violente degli ultimi anni e le statistiche sono allarmanti”. Immagine usata dietro autorizzazione.

Questo è il terzo articolo della nostra serie dedicata alle elezioni in Messico, che si terranno il 1° luglio 2018. Nel primo articolo abbiamo esaminato il background [2] [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] della democrazia messicana dopo 70 anni di egemonia da parte del partito al potere. Nel secondo articolo abbiamo concisamente descritto ciascuno dei quattro candidati che aspiravano alla carica di Presidente. [3] In questo ultimo articolo, ci concentreremo sui sondaggi d'opinione e sulle condizioni generali in cui riversa il paese.

Cosa dicono i sondaggi?

Dopo i tre dibattiti ufficiali organizzati dalle autorità elettorali, alla data in cui è stato scritto questo articolo mancavano circa due settimane alle elezioni. Le società esperte in sondaggi (Consulta Mitofsky [4]B&L [5]GCE [6] solo per citarne alcune) e le analisi delle medie dei sondaggi (Oraculus [7]) davano tutte per vincenti un determinato leader. Tutti indicavano Andrés M. López [8] in testa con il 50% delle preferenze seguito, anche se con un certo stacco, da Ricardo Anaya [9].

Come già abbiamo visto nell'ultimo articolo di questa serie, la candidatura di Andrés M. López era stata proposta dal partito politico che lui stesso aveva fondato (Movimiento di Regenerazione Nazionale [10] – MORENA) nonostante i suoi due precedenti fallimenti.

Come già avevamo fatto subito notare, il Messico sta pagando le conseguenze di un conflitto armato iniziato nel 2006, quando il Presidente Felipe Calderón dichiarò guerra al crimine organizzato. Da allora, la violenza si è intensificata ed era chiaro che non ci sarebbe stata alcuna tregua nemmeno durante la campagna elettorale.

Nel periodo che ha preceduto le elezioni sono stati assassinati 112 candidati politici, come mostra il grafico di Pictoline [1]:

Immagine del tweet: 112 politici sono stati assassinati in Messico durante il periodo della campagna elettorale. 42 era candidati o potenziali candidati all'elezione per un incarico popolare. La maggior parte degli omicidi si sono verificati a Guerrero, Oaxaca, Puebla, Veracruz e nello Stato del Messico.

Testo del tweet: Il Messico sta vivendo una delle campagne elettorali più violente degli ultimi anni e le cifre sono allarmanti.

“È certo che vinceranno i criminali”

Secondo l'attivista Orlando Camacho [13]:

La violencia es lamentable, es un reflejo de la debilidad institucional; estas elecciones están siendo la radiografía exacta de la realidad del país en materia de violencia.

La violenza è terribile e riflette la debolezza delle istituzioni. Queste elezioni sono un'istantanea accurata della reale violenza che pervade il paese.

Il Professor Jesús Silva-Herzog ha scritto [14]:

Hace unas semanas Eduardo Guerrero anunciaba en su artículo de El financiero al seguro ganador de las elecciones del 2018. No hacía proyecciones con los datos que arrojan las encuestas. No se refería a la elección presidencial. Hablaba de las organizaciones criminales que, sin aparecer formalmente en la boleta, están decidiendo la elección. Podemos estar seguros de que ganarán los criminales, adelantaba el experto en seguridad. Ganarán porque están eliminando a sus enemigos y porque han sometido a quienes ocuparán puestos en las alcaldías que son vitales para sus intereses.

Qualche settimana fa, Eduardo Guerrero nel suo articolo pubblicato su El Financiero ha reso noto il nome di chi avrebbe sicuramente vinto le elezioni del 2018. Non ha fatto proiezioni usando i dati dei sondaggi di opinione. Nel suo articolo non parlava delle elezioni presidenziali, ma delle organizzazioni criminali che, pur non figurando ufficialmente, stavano pilotando le elezioni. L'esperto in sicurezza ha dichiarato che una cosa era certa: avrebbero comunque vinto i criminali, non solo per aver eliminato i nemici ma anche perché controllano da tempo chi occupa posizioni di rilievo nei consigli cittadini che sono vitali per i loro interessi.

Ha poi concluso [14]:

Hoy en México no se accede al poder mediante las armas pero se define el acceso al poder mediante las armas.

Oggi in Messico non si arriva al potere con le armi, ma le armi consentono comunque di controllare l'accesso al potere.

Questo clima di violenza diffusa non è sfuggito all'attenzione di numerosi giornali internazionali, come El País che ha riferito [15] che due candidati a Oaxaca e Puebla (nel Messico meridionale) erano stati uccisi nell'arco di appena 24 ore.

Accordo o guerra commerciale?

Quanto descritto sta accadendo in un momento in cui il Messico è impegnato a negoziare i termini dell’Accordo nordamericano per il libero scambio [16] [it] (NAFTA) con i suoi principali partner commerciali e vicini, ossia gli Stati Uniti e il Canada.

Le negoziazioni sono il risultato delle promesse fatte da Donald Trump durante la campagna elettorale, in cui ha assicurato ai suoi sostenitori che avrebbe preso tutte le misure necessarie per favorire gli Stati Uniti.

Il Presidente Trump ha dichiarato che i benefici che il Messico ricava dal NAFTA sono eccessivi, oltre ad avere fatto una serie di commenti ingiuriosi sui migranti. Ad esempio, di recente ha definito alcune delle persone arrivate negli Stati Uniti dal Messico “animali”.

Dal punto di vista economico, la posizione commerciale del Messico è diventata difficile a causa dell'imposizione da parte degli Stati Uniti di tariffe sui prodotti importati, su ordine di Trump, cosa che a sua volta ha spinto il Messico a ricorrere a misure di ritorsione.

Alcuni organi di stampa [17] messicani, tra cui SinEmbargo, hanno parlato di una vera e propria ““guerra commerciale [18]”.

Non perdetevi il prossimo episodio della serie in cui analizzeremo le elezioni presidenziali messicane dal punto di vista della libertà di stampa, concentrandoci in particolare sugli accesi dibattiti che si sono scatenati sui social media.