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Austria: con l'attuale governo di estrema destra, i principi “etici” dei giornalisti remano contro la libertà di stampa

Categorie: Europa occidentale, Austria, Citizen Media, Governance, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Tecnologia, Advox
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Un giornalista dell'ORF intervista l'avvocato e politico Rudolf Vouk. Foto di Eino81 via Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0)

Scritto da Eliška Pírková.

Quando i conservatori del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) e gli esponenti della destra radicale del Partito della Libertà (FPÖ) sono arrivati al potere dopo le elezioni del 2017, la mobilitazione popolare è stata scarsa: non ci sono state quasi proteste, tranne alcune manifestazioni nella capitale austriaca, Vienna.

Il governo populista di destra, ora maggioritario, ha da allora reso più restrittive le leggi sull'asilo [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], ha sospeso gli accordi in materia di migrazione [3], e si è posto l'obiettivo di limitare la libertà di stampa [4].

A pochi mesi dall'insediamento del governo, Norbert Steger, membro del consiglio di amministrazione della ORF, la radiotelevisione nazionale austriaca, ha accusato l'azienda [5] [de] di scarsa imparzialità nella copertura data alle recenti elezioni parlamentari in Ungheria. Steger è un ex Presidente del FPÖ e mantiene stretti legami con la leadership del partito.

Steger ha esortato [6] [de] l'emittente pubblica ad adottare “misure volte a garantire un'informazione più obiettiva” e ha avvisato che, se ciò non dovesse avvenire, un terzo dei corrispondenti stranieri potrebbe perdere il proprio posto di lavoro. Steger non ha l'autorità necessaria per far sì che questo accada, ma dispone di un certa forza di persuasione a livello politico.

Poiché il Partito della Libertà (FPÖ) mantiene rapporti amichevoli [7] con il partito ungherese di destra Fidesz [8] [it], guidato da Viktor Orbán, si può ben capire perché i membri del FPÖ abbiano ritenuto troppo critica la copertura della ORF. Nel corso della stessa intervista, Steger ha anche affermato che i giornalisti che violano le nuove “Linee guida per il comportamento dei giornalisti sui social media” riceveranno un avvertimento, ma potrebbero anche rischiare di perdere il lavoro.

Eppure, al momento dell'intervista, nell'aprile 2018, né i dipendenti ORF né altri giornalisti erano stati informati [9] di tali direttive. Erano state scritte, ma non comunicate ai giornalisti o al pubblico.

Dopo mesi di tensioni [10] tra l'FPÖ e lo staff della ORF, e numerosi attacchi personali [11] contro i giornalisti, nel giugno 2018 è stata ufficialmente pubblicata la bozza delle linee guida sui social media.

Le preoccupazioni suscitate nel mondo dei media sono state immediate. Simili codici “di autoregolamentazione” possono essere strumentalizzati da coloro che desiderano esercitare un controllo più rigoroso sui media nel paese.

Le linee guida deontologiche sono prassi comune nei quadri normativi dei media in tutta Europa. Il loro scopo generale è indicato dal nome, ed è cioè quello di guidare. La stessa ORF ha introdotto linee guida in materia di social media dal 2012 [12], seguendo l'esempio della BBC Social Media Guidance for Staff [13] (Guida ai social media per il personale della BBC). La loro funzione generale è di articolare i principi deontologici del giornalismo e sono tradizionalmente intese come voce della ragione, sottolineando e proteggendo l'integrità professionale del giornalismo.

Ma le nuove linee guida per la ORF (ancora da approvare), mettono a repentaglio proprio ciò che i loro sostenitori sostengono di proteggere: l'indipendenza e l'obiettività.

La bozza delle linee guida [14] prevede che [de]:

…öffentliche Äußerungen und Kommentare in sozialen Medien, die als Zustimmung, Ablehnung oder Wertung von Äußerungen, Sympathie, Kritik und “Polemik” gegenüber politischen Institutionen, deren Vertreter/innen oder Mitgliedern zu interpretieren sind.

…[devono essere evitati] dichiarazioni e commenti pubblici sui social media che possono essere interpretati come approvazione, rifiuto o valorizzazione di affermazioni, simpatia, critica e ‘polemica’ nei confronti delle istituzioni politiche, dei loro rappresentanti o membri.

Ognuno dei termini usati nella frase appena citata, che si tratti di “antipatia” o “polemica”, è di per sé estremamente vago. Una tale vaghezza potrebbe consentire alle autorità di utilizzare le linee guida come arma contro qualsiasi critica rivolta all'attuale governo, a prescindere dal fatto che la stessa sia obiettiva, equilibrata o ben intenzionata.

In secondo luogo, le linee guida chiedono ai giornalisti di astenersi da quanto segue [de]:

…öffentliche Äußerungen und Kommentare in sozialen Medien, die eine voreingenommene, einseitige oder parteiische Haltung zum Ausdruck bringen, die Unterstützung derartiger Aussagen und Initiativen Dritter sowie die Teilnahme an derartigen Gruppen, sofern damit Objektivität, Unparteilichkeit und Unabhängigkeit des ORF konterkariert würde.
Die entsprechenden Meinungsbekundungen können dabei sowohl durch direkte Äußerungen erfolgen als auch indirekt durch Zeichen der Unterstützung/Ablehnung wie Likes, Dislikes, Recommends, Retweets oder Shares.

…dichiarazioni e commenti pubblici sui social media che esprimano un atteggiamento prevenuto, unilaterale o di parte, il sostegno a tali dichiarazioni e iniziative promosse da terzi, e la partecipazione a tali gruppi, nella misura in cui l'obiettività, l'imparzialità e l'indipendenza dell'ORF possano essere compromesse.
Le relative dichiarazioni di opinione possono essere fatte sia con dichiarazioni dirette che indirettamente, con indicazioni di appoggio/rifiuto come ‘mi piace’, ‘non mi piace’,  raccomandazioni, retweet o condivisioni.

Anche in questo caso, termini come opinioni “di parte” sono molto problematici. Criticare le violazioni dei diritti umani o dare una copertura basata sui fatti alla lotta degli attivisti contro il cambiamento climatico, può essere considerato di parte? È una formulazione che ha inevitabilmente un effetto agghiacciante sul diritto alla libertà di espressione e può indurre i giornalisti a censurare se stessi, al fine di evitare difficoltà e ulteriori insicurezze sul posto di lavoro.

Allo stesso tempo, per raggiungere una relativa neutralità – nel tentativo di servire al meglio l'interesse pubblico – la principale emittente pubblica del paese deve mostrare una gamma diversificata di opinioni. L'impegno all'imparzialità e alla neutralità mira a prevenire l'uso improprio dei media a fini di propaganda e altre forme di manipolazione.

Infine, il linguaggio usato nel redigere le nuove linee guida suggerisce che esse siano pensate più come un mandato che delle semplici raccomandazioni, come quelle formulate nel testo originale delle Linee guida del 2012. [12] La bozza del giugno 2018 ha un tono molto diverso. Il documento crea una sorta di ombra gerarchica costringendo ogni giornalista ORF a pensarci due volte prima di condividere qualsiasi cosa sui social media.

Il compito primario della stampa austriaca è quello di vigilare e informare sull'integrità e il pieno rispetto dello Stato di diritto da parte del governo eletto. Data la sua enorme importanza per la salvaguardia della democrazia, la protezione della libera stampa è sancita dalla Costituzione nazionale e applicata dalle leggi nazionali sui media. La libertà di espressione non solo garantisce il diritto dei cittadini di scrivere o di dire quello che vogliono, ma protegge e promuove [15] di conseguenza anche il loro diritto ad accedere a importanti informazioni.

Pur non essendo un documento giuridicamente vincolante, le linee guida costituiscono tuttavia una vera e propria minaccia per la democrazia. La natura non vincolante delle linee guida funge da pretesto per i politici che ne difendono le direttive, considerandole principi deontologici per la condotta dei giornalisti e non obblighi legali veri e propri, imposti da un organo istituzionale. In pratica, tuttavia, il lavoro indipendente e imparziale dei giornalisti può essere compromesso in misura crescente, nel momento in cui ogni dichiarazione, a titolo personale o professionale, viene sottoposta a un'autocensura molto più rigorosa, al fine di evitare ulteriori ostacoli al proprio lavoro o addirittura l'imposizione di una responsabilità “etica” per la propria condotta.

Se il testo verrà adottato nella sua forma attuale, comporterà un livello di controllo più rigoroso che mira a mettere a tacere la critica e il dissenso.

Quando, nel 2000, FPÖ e ÖVP formarono il loro primo governo di coalizione [16], l'Austria venne messa ai margini dai paesi europei e minacciata di sanzioni comunitarie. Ma oggi l'atmosfera in Europa è molto diversa. Regimi autoritari e populisti che minano apertamente la governance democratica sono una nuova normalità. In simili circostanze, i diritti umani di tutti sono in pericolo a causa della generale regressione democratica che si registra sia nei paesi occidentali che nell'angolo orientale dell'Unione europea.

Senza dubbio, giornalisti e testate giornalistiche hanno l'enorme responsabilità di informare in modo imparziale i cittadini su queste e altre questioni di pubblico interesse. I codici deontologici possono svolgere un ruolo cruciale nel lavoro giornalistico, in quanto ribadiscono la grande responsabilità di informare con precisione evitando al contempo pregiudizi o potenziali danni ad altre persone.

Tuttavia, quando la libertà di espressione dei giornalisti viene violata, il diritto di ricevere e comunicare informazioni è in pericolo per tutti noi, così come lo è la democrazia. I diritti umani e l'etica sono due cose diverse. Non si può abusare di una per limitare ingiustificatamente l'altra.


Eliška Pírková è una ricercatrice al Privacy and Sustainable Computing Lab di Vienna, specializzata in libertà di espressione e protezione dei diritti digitali. È originaria della Slovacchia.