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Dopo 50 anni dal Movimento messicano del '68, gli studenti continuano a marciare contro violenza e impunità

Categorie: America Latina, Messico, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Giovani, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, Storia
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A sinistra, la replica della “Marcia del silenzio” organizzata nella città del Messico dagli studenti nel 2018. A destra, la marcia a Zócalo, sempre a Città del Messico, ma durante i movimenti del 1968. Fotografie di “Cel·lí” (dominio pubblico) e “ProtoplasmaKid” (pubblicata sotto la licenza Creative Commons: Attribution-Share Alike 4.0 International) rispettivamente.

Nel bel mezzo delle grandi manifestazioni studentesche [2] [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] che si sono svolte per tutto il mese di settembre, la comunità studentesca messicana ha invitato la riflessione collettiva sugli eventi storici del Movimento del 1968 [3] [it] nel Messico. Anche a quel tempo, il movimento aveva concentrato molte manifestazioni studentesche, ma l'esito era stato tragico, con una violenta dissoluzione della manifestazione pacifica conosciuta oggi come “Il massacro di Tlatelolco [3]“. [it]

Durante le marce di questo mese hanno partecipato gli studenti di scuole pubbliche e private nel Messico supportati dai famigliari, insegnanti e personale amministrativo. Lo slogan originale era quello di porre fine alla violenza all'interno dell’ Università Nazionale Autonoma del Messico [4], l'università pubblica più grande del paese.  [5][it]

La prima manifestazione è avvenuta il 6 settembre, ed ha riunito più di 30.000 studenti:

Evento storico!

Migliaia e migliaia di studenti provenienti da UNAM, IPN, UAM, UACM, ENAH, UPN, e normali (tra molti altri) sono arrivati a CU con uno slogan:

Fuori dalla UNAM!
Fuori dalle Università!
Viva gli studenti!

Questa manifestazione è nata principalmente in risposta all‘attacco [11] che tre giorni prima hanno subito le alunne e gli alunni del “Collegio di scienze umanistiche” [12] da parte dei “gruppi di attivisti” – o gruppi di scontro – durante le manifestazioni pacifiche organizzate per chiedere un maggior numero di docenti, così come la giustizia per l'omicidio dello studente del CCH Oriente, Miranda Mendoza [13] che era successa una settimana prima.

Le proteste sono state riprodotte e aumentate dopo questi eventi. La rivendicazione generale si concentrava sulla richiesta di sicurezza all'interno di dozzine [14] di facoltà, scuole, centri e istituti di ricerca che costituiscono l'UNAM. Nello specifico, si chiede l'espulsione dei gruppi di scontro (noti come “porros” [15] ) che, secondo i rapporti [16], ricevono benefici politici e economici in cambio di destabilizzazione alla vita universitaria e di opposizione violenta a varie manifestazioni studentesche.

“Siamo i nipoti del '68”

Le manifestazioni hanno assunto un grande simbolismo quando hanno incrociato il 50° anniversario del Movimento del '68 [17], che ha riunito col tempo numerose cause sociali e politiche rilevanti. Tra le richieste del Movimento vi erano la liberazione dei prigionieri politici, le dimissioni del partito di governo [18] [it] e anche l'espansione delle libertà politiche e dei cambiamenti democratici che avrebbero sradicato l'autoritarismo.

Il governo ha visto durante le proteste un tentativo di colpo di stato provocato da gruppi comunisti e una minaccia alla sicurezza nazionale. La risposta fu aggressiva e forte.

Le numerose marce del '68 includevano la cosiddetta “Marcia del silenzio”, in cui i manifestanti si coprivano la bocca con fazzoletti bianchi e gli studenti di oggi hanno replicato l'azione il 13 settembre, giorno del 50° anniversario delle manifestazioni del '68.

La violenta repressione delle manifestazioni nel 1968 ha raggiunto il suo apice con lo scioglimento della manifestazione di Tlatelolco [19], quando le forze del governo hanno attaccato i manifestanti [19]. Il numero di vittime è ancora incerto, ma secondo diverse testimonianze e rapporti oscilla tra 200 e 1500 [20].

La marcia del 2018 e le sue riflessioni, così come le fotografie che contrastano le mobilitazioni di un momento e l'altro, sono state condivise in reti attraverso hashtag come #MarchaDelSilencio [21] (marcia del silenzio) e #A50del68 [22](anniversario 50 anni dal 68:

Foto storica
Assemblee generali nella città universitaria.
In alto a sinistra nel 1968, a destra nel 2014, e sotto il comizio di oggi nel 2018.
Avanti “agli studenti”!

Allo stesso tempo, i media come l’animal politico [27] hanno concentrato parte dei loro contenuti sulla pubblicazione di cronache e notizie degli eventi del 1968, [28] in tempo reale. Altri hanno dato un'occhiata più vicina alle cause studentesche di ieri e oggi, come il presentatore e l'analista politico Leopoldo Gomez [29]:

La protesta ya no es por la represión, sino por la incompetencia del gobierno. En el 68 se luchó contra los excesos del gobierno; ahora se exige más, un buen gobierno. A 50 años subsiste un reclamo común: el fin de la impunidad. En 1968, la del propio gobierno, y en 2018, la de los criminales a los que el gobierno no les hace frente.

La protesta non è più per la repressione, ma per l'incompetenza del governo. Nel '68 si combatteva contro gli eccessi del governo; ora si chiede di più, un buon governo. A distanza di 50 anni, c'è una lamentela comune: la fine dell'impunità. Nel 1968, quella del governo stesso e nel 2018, quella dei criminali che il governo non affronta.

Secondo gli scambi su Twitter e gli slogan delle marce, la violenza che viene imposta come sfondo in Messico e lascia una media di oltre 70 persone uccise al giorno [30] fa parte delle cause delle proteste. Durante la replica della Marcia del silenzio è stata fatta menzione, per esempio, alla scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa [31] [it], il cui quarto anniversario si svolge a settembre di quest'anno.

Di fronte all’ Anti monumento di Ayotzinapa, i manifestanti ricordano i 43 studenti scomparsi a Iguala #MarciaDelSilenzio

Infine, lo storico Octavio Solís [35] contrappone i due momenti e sottolinea la forza simbolica delle proteste del 1968, così come i modi in cui “l'immaginazione ha sconfitto il potere”:

“El movimiento estudiantil de 1968 condensó el reclamo de muchos sectores que no habían podido encontrar un cauce. […] A cada acto represivo o intento de control surgía una respuesta imaginativa y contundente […] Sólo dos meses duró el movimiento, pero como bien se dice, hay días, semanas, meses que condensan años […] como la apuesta de aquellos jóvenes por el silencio [durante la marcha de ese mismo nombre], que logró poblar el olvido de dignidad; imagen viva que perdura hasta hoy, después de medio siglo.”

“Il movimento studentesco del 1968 riassume l'affermazione di molti settori che non erano riusciti a trovare un canale. […] Ad ogni atto repressivo o tentativo di controllo sorse una risposta fantasiosa e forte […] Il movimento durò solo due mesi, ma come si dice, ci sono giorni, settimane, mesi che riassumono anni […] come la scommessa di quei giovani per il silenzio [durante la marcia dello stesso nome], che è riuscito a popolare l'oblio della dignità; immagine vivente che dura ad oggi, dopo mezzo secolo.”