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La perdurante crisi idrica nella regione di Ahwaz in Iran è una catastrofe incombente

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Iran, Alimentazione, Ambiente, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Etnia, Governance, Indigeni, Interventi umanitari, Lavoro, Libertà d'espressione, Linguaggi, Media & Giornalismi, Migrazioni, Politica, Protesta, Salute

Questa immagine mostra tre bufali d'acqua, la cui pelle è arrostita per le alte temperature, l'elevata salinità dell'acqua e la penuria d'acqua nei terreni paludosi della regione Ahwaz. Una donna, agricoltore Ahwazi, solleva le mani per l'esasperazione in un'arida fattoria. Foto di Mehr News Agency [1], pubblicata per essere redistribuita.

Nonostante gli sforzi prolungati [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] della classe dirigente iraniana per bloccare l'informazione dei media, è in costante aumento la consapevolezza riguardo l'orrenda crisi idrica, in rapido peggioramento, nella tradizionale regione araba di Ahwaz [3] [it] nel sud e nel sud-ovest della nazione. Agli osservatori senza conoscenza della situazione potrebbe sembrare che questa catastrofe dilagante [4]sia un disastro naturale risultante dal cambiamento climatico.

Tuttavia, chiunque abbia familiarità con queste politiche, sa che i successivi governi hanno istituito un programma impontente di costruzione di dighe e deviazione dei fiumi [5] nella regione, per portare le acque dei fiumi un tempo abbondanti verso altre zone non arabe dell'Iran [6]. Queste politiche hanno avuto conseguenze inevitabili, come la desertificazione e la migrazione di massa [7] degli Ahwazi in altre regioni dell'Iran o in altre nazioni, semplicemente per sopravvivere.

Il popolo Ahwazi considera la diga e il programma fluviale non come il risultato di incompetenza, ma come parte di una politica intenzionale, a lungo termine, per fare pulizia etnica, [8] intesa a cambiare l'equilibrio demografico nella regione [9], dove si trovano oltre il 95% delle presunte risorse di gas e petrolio in Iran. L'intenzione, al riguardo, è di espellere la maggior parte degli arabi e di far terminare la loro rivendicazione di sovranità o proprietà delle risorse. Nel processo, gli habitat naturali, la fauna selvatica, i raccolti e gli animali da allevamento soffrono in modo orrendo [10], mentre gli ambientalisti preannunciano una catastrofe ecologica, qualora questi problemi non vengano affrontati.

La devastazione del fiume Karoon [11] è un esempio tipico dell'ingente danno causato da questo programma; un tempo il principale corso d'acqua che alimentava i rinomati terreni paludosi [12] e l'estuario sul Golfo, che era trafficato da vascelli oceanici e da barche da pesca, fornendo acqua per l'agricoltura e l'allevamento, è ormai ridotto in parte a un rivolo, con la vita marina un tempo rigogliosa quasi completamente estinta. La costruzione del regime della Diga Gotvand [13], il cui letto è costruito su un piano di sale, è considerata ampiamente il principale fattore di questa devastazione. La diga, ampiamente e variamente condannata come una “fabbrica di salinità”, una “esibizione di lezioni ambientali”, un “disastro ambientale” [14], e il “grave errore nazionale”, ha aumentato il livello di salinità del fiume del 25%, rendendo l'acqua tossica per la vita marina e non potabile per le altre specie, oltre che non adatta per irrigare i raccolti.

Hamza Kaabi, un agricoltore arabo della zona rurale di Howeyzeh, ha detto disperatamente a Global Voices durante una conversazione su WhatsApp:

We’ve been abandoned here. We had six million [15] palm trees [16] in this region – now five million have died due to the high salinity levels of the water. Our environment’s polluted, our animals such as water buffalos are dying [17]. Is this the justice that the Islamic Republic promised for us? So many locals here have been poisoned [18] by drinking the contaminated water, with many, including children and elderly people, having severe dysentery. We don’t even have an emergency health clinic to go to for treatment – we have to travel hundreds of kilometers to get to the hospitals in Ahwaz.

Siamo stati abbandonati qui. Avevamo 6 milioni di alberi da palma [15] in questa regione – adesso 5 milioni sono morti a causa degli elevati livelli di salinità dell'acqua. Il nostro ambiente è inquinato, i nostri animali come i bufali d'acqua stanno morendo [17][ar]. È questa la giustizia che la Repubblica Islamica ci ha promesso? Molti residenti locali qui sono stati avvelenati [18], bevendo l'acqua contaminata, e molti, incluso i bambini, soffrono di grave dissenteria. Non abbiamo un ospedale per le emergenze sanitarie, dove andare per un trattamento – dobbiamo viaggiare per centinaia di chilometri per raggiungere gli ospedali di Ahwaz.

Kaabi continua:

Our ‘unforgivable sin’ is that we were born Arab, which is why we’re subjected to all this misery and suffering. When we look around at our conditions, our burnt lands and our devastated environment we can imagine Hell. We see and breath only dust [19] here. The regime massacred and buried all of us, human and animals alike. Where are those humanitarians and environmental activists who fight for the environment to help stop our slow death?

Il nostro ‘peccato imperdonabile’ è che siamo nati arabi, perciò siamo soggetti a tutta questa miseria e sofferenza. Quando osserviamo le nostre condizioni, le nostre terre bruciate e il nostro ambiente devastato possiamo immaginare l'Inferno. Vediamo e respiriamo solo polvere [19] qui. Il regime ci ha massacrato e seppellito tutti, esseri umani e animali. Dove sono gli attivisti umanitari e ambientali, che lottano per l'ambiente e ci aiuterebbero a terminare la nostra morte lenta?

Secondo le agenzie di informazione iraniane, il deterioramento della qualità del salmastro, l'acqua potabile puzzolenta fornita agli Ahwazi [10] è risultata nell'avvelenamento di decine di residenti arabi nelle città di Rofaye e Howeyzeh [20]Ramez [21]. Nel frattempo, la penuria d'acqua per uso agricolo ha spinto gli agricoltori alle soglie dell'indigenza, con i raccolti inariditi per la salinità e la tossicità della fornitura di acqua residua, che è notevolmente inquinata non soltanto dallo scarico di acque reflue non trattate [22] [ar] direttamente nelle vie d'acqua, ma [anche] dalle raffinerie di gas e petrolio che vi rilasciano sostanze chimiche tossiche. Questa situazione è ulteriormente aggravata dal governo che sta trasformando la maggior parte della regione in un programma di coltura di canna da zucchero, con costi rovinosi [23] [ar], con spesa di più denaro di quanto non renda, con raffinerie costruite sugli argini dei fiumi, utilizzando le acque residue dei fiumi per il processo di raffinazione con forte consumo idrico, prima di rilasciare nell'acqua [dei fiumi] il residuo inquinato con sostanze chimiche usate nel processo di raffinazione. La vita marina della regione, un tempo rinomata, è stata in gran parte spazzata via [24] [ar], i pesci e gli uccelli che affollavano i fiumi e i terreni paludosi nell'estuario del Golfo sono ormai completamente scomparsi o stanno svanendo rapidamente.

Gli agricoltori nell’ Ahwaz temono che le piantagioni di palme da dattero, il cui dolce prodotto era famoso nella regione, si stiano estinguendo [25] [ar] dopo che il governo ha costruito la diga e deviato i fiumi un tempo abbondanti, che venivano usati per generazioni nell'irrigazione dei loro terreni, con le acque che sostenevano gli alberi adesso deviate ad altri, nelle zone etnicamente persiane dell'Iran gli alberi da palma avvizziscono e muoiono.

Le suppliche degli agricoltori di fornire fonti d'acqua alternative [26] sono rimaste inascoltate, mentre la desertificazione accelera e i fiumi sono ridotti a un rivolo salato, lasciando gli agricoltori senza acqua per i loro terreni coltivati o persino per la loro sopravvivenza e quella del loro bestiame.

Sebbene gli alberi da palma siano capaci di sopravvivere nell'ostile calore del deserto, hanno bisogno di acqua. E la mancanza di qualsiasi acqua fresca e la salinità della fornitura idrica residua significa che le piante in Ahwaz si stanno estinguendo. In un documento sull'attuale crisi, l’Organizzazione della Cooperativa Rurale Delegata di Ahwaz [27] [ar] ha spiegato che ‘il volume del flusso dell'acqua del Fiume Karoon è stato notevolmente ridotto. In seguito al basso livello delle acque nel fiume, abbiamo osservato un innalzamento dell'acqua salata dal Golfo nel Fiume Karoon, che ha aumentato il livello di salinità in questo fiume’.

L'agricoltore Khalaf Ghezi, delle zone rurali degli Ahwazi, tra disperazione e rabbia per la desolata situazione e il rifiuto del regime di intervenire ad aiutare la gente, ha affermato:

Why don’t the authorities listen to our voices? Our Buffaloes are dying because of the river drying up [28]. We don’t have jobs. Our only source of income is our livestock. If these animals are starved, we will starve too. While the massive profits from the oil and gas resources from the Ahwaz region goes straight to the Iranian regime’s coffers, with the Ahwazi people attaining no benefit from their natural resources; it’s common to hear Ahwazis lament the discovery of oil and gas since both are widely seen as having brought nothing but oppression, poverty and suffering, along with the pollution from their extraction.

Perché le autorità non ascoltano le nostre voci? I nostri bufali stanno morendo, poiché il fiume si sta prosciugando [28] [ar]. Non abbiamo lavoro. La nostra unica fonte di reddito è il bestiame. Se questi animali soccombono per la denutrizione, moriremo di fame anche noi. Mentre gli ingenti profitti delle risorse di gas e petrolio della regione Ahwaz vanno direttamente nelle tasche del regime iraniano, il popolo Ahwazi non ottiene alcun beneficio dalle sue risorse naturali. È comune sentire gli Ahwazi lamentarsi per la scoperta di gas e petrolio, poiché entrambi sono considerati ampiamente la fonte di nient'altro che oppressione, povertà e sofferenza, oltre all'inquinamento derivato dalla loro estrazione.