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L'America Latina è la regione più letale al mondo e questa serie YouTube vuole scoprire perché

Categorie: America Latina, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Media & Giornalismi, Politica
[1]

Screenshot del primo episodio della serie, disponibile su YouTube.

Nonostante la popolazione dell'America Latina rappresenti solo l'8% di quella mondiale, gli omicidi nella regione ammontano al 33% rispetto al resto del mondo, e la rendono di fatto il continente più letale [2] [en] del pianeta. Dall'inizio del secolo ad oggi, nella regione sono state assassinate circa 2,5 milioni di persone, una cifra che supera il numero di morti di tutte le guerre mondiali [3] [en] avvenute nello stesso periodo.

Benché negli ultimi decenni siano state effettuate numerose ricerche sul fenomeno, sono state prese relativamente poche iniziative per divulgare i risultati al pubblico generale. Il canale colombiano su Youtube La Pulla [4] [es, come i link seguenti, salva diversa indicazione] (cioè la “provocazione”) sta provando a ribaltare la situazione con una serie in sette episodi intitolata “Omicidi: la tragedia dell'America Latina” [5] (il titolo in spagnolo è “Matar, la desgracia de América Latina”).

Diretto dai giovani reporter del giornale colombiano El Espectator, fondato 130 anni fa, La Pulla affronta una serie di problemi complessi combinando analisi concrete con un senso dell'umorismo piuttosto crudo. Benché sia stato creato principalmente per i giovani colombiani, il canale ha attirato follower [6] di tutte le età, sia all'interno della Colombia che in altri paesi.

La serie “Matar”, presentata nel giugno del 2017, ha finito per diventare una delle serie più popolari del canale, tanto che alcuni episodi sono stati sottotitolati in inglese.

Nel primo episodio, alcuni ospiti speciali affrontano il problema del Messico. Il commentatore politico Jorge Roberto Avilés Vázquez, conosciuto online con il nome di Callodehacha [7], spiega che il problema non è limitato solo ai cartelli della droga:

Un dato para el presidente Trump: casi la mitad de los vendedores de armas [estadounidenses] dependen de nosotros como clientes. En México, hay armas suficientes para repartir a uno de cada tres hombres […]. Y en la frontera, cada kilómetro hay dos tiendas de armas […] Si tú mezclas una cultura violenta, desigualdad económica y el narcotráfico, esto es lo que nos queda: una montaña de muertos.

Un dato importante per il Presidente Trump: quasi la metà dei commercianti di armi fa affari grazie a noi. In Messico, ci sono così tante armi che se ne potrebbe distribuire una ad una persona su tre. Lungo il confine, ci sono due negozi di armi ogni chilometro. La combinazione di una cultura violenta, della disuguaglianza economica e del traffico della droga non possono che portare ad un unico risultato: una montagna di morti.

Alcuni episodi affrontano aspetti specifici del fenomeno, come l'alto numero di omicidi nella comunità transessuale, [8] la cui aspettativa di vita [9] nella regione è inferiore ai 40 anni [10] [en], o la dannosa rappresentazione del traffico e consumo di droga [11] da parte dei media e dell'industria dell'intrattenimento.

In un altro episodio, la serie esamina più da vicino il caso Medellín, la città colombiana nota per l'omonimo cartello della droga, ma anche per la sua successiva rinascita, confermata dal drastico calo [12] della percentuale di omicidi dagli inizi degli anni 2000 a oggi.

Le cause sono complesse e non sono tutte riconducibili ad iniziative del governo o della popolazione. Come mostra il video, una moltitudine di fattori [12] ha contribuito a trasformare la città, tra cui investimenti pubblici, coinvolgimento della comunità e gli accordi stipulati dai cartelli della droga [13].

In questo episodio, artisti e leader delle comunità descrivono le loro esperienze dirette e gli effetti a lungo termine delle iniziative nei campi dell'arte e dell'educazione intraprese nei singoli quartieri.

Daniela Arbeláez, del centro comunitario Casa de las estrategias (cioè la Casa delle strategie) la pensa così:

… Nos hemos hecho muy muy duros frente a el tema de la violencia. [Llegamos a hacernos sentir] que no está pasando nada […Nos decimos] “eso es de esta cuadra para allá, no preguntemos, yo a esa cuadra no voy”. “No, se están matando entre ellos, pero yo no soy ellos”. Y los toques de queda, que es encerrar a la gente. Eso lo hacen las bandas ilegales, pero también en muchos momentos los ha hecho el Estado. Eso a mi me parece falta de creatividad, porque el Estado se está equiparando con [los métodos del crimen] y no con los procesos de base comunitaria […], que responden a otras cosas, a pasiones de las personas […a la necesidad de tener] lugares para enamorarse, maneras fáciles de salir del barrio, entrar… y recorrer toda la ciudad…

La violenza ci ha veramente induriti. [Ci siamo convinti a credere] che non stesse accadendo niente. [Ci diciamo] “è un problema che interessa quel quartiere, non questo. Non facciamo domande. Non andiamo in quel quartiere”. “Si ammazzano a vicenda e io non sono uno di loro”. E poi ci sono i coprifuoco, che sono un modo per intrappolare le persone nelle loro case. Sono le gang a imporre i coprifuochi, ma spesso è lo Stato stesso a farlo. Penso che nel farlo mostri davvero poca creatività. Dimostra che lo Stato si sta abbassando ai livelli delle organizzazioni criminali, adottando i loro metodi e non attuando processi basati sulle comunità che tengano conto delle passioni delle persone, del loro bisogno di aver luoghi in cui innamorarsi, muoversi liberamente e del loro desiderio di spostarsi in tutti i quartieri della città…

Altri video esplorano il caso del Venezuela, che è attualmente attanagliato da una crisi politica ed economica [14] [it], i complessi problemi delle gang [15] nell’ America centrale o l'impatto del sistema carcerario sulla violenza urbana e il crimine.