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Netizen Report: le tasse su internet colpiscono l'Africa subsahariana e mettono a tacere i cittadini

Categorie: Africa sub-sahariana, Benin, Tanzania, Uganda, Zambia, Citizen Media, Advox

Giugno 2018, il WPG (Gruppo di protesta delle donne) marcia a Kampala, Uganda. Foto di Katumba Badru, usata con permesso.

Il Netizen Report di Advox mostra uno spaccato delle sfide, delle vittorie e delle nuove tendenze riguardanti il diritto di internet in tutto il mondo.

Sulla scia della “tassa sui blog” in Tanzania [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e quella sui social media introdotta di recente in Uganda [2], il governo dello Zambia [3] ha approvato, lo scorso agosto, una tassa analoga per gli utenti dei social e le piattaforme di comunicazione online quali WhatsApp, Facebook, Viber e simili.

Anche il governo del Benin [4] ha approvato una tassa simile sui messaggi inviati e le chiamate fatte tramite telefonia mobile e applica una tassa aggiuntiva sull'utilizzo delle app di comunicazione online.

L'attenzione verso queste app solleva un problema di vecchia data che diversi governi hanno avuto con le applicazioni di comunicazione basate su internet come WhatsApp, gratuite per chiunque abbia una connessione ad internet. I governi hanno a lungo espresso la propria preoccupazione [5] per le perdite di introiti degli operatori nazionali delle telecomunicazioni, un tempo fornitori principali, nonché beneficiari dei costi, di questi servizi.

Ma a questo punto dello sviluppo del settore delle telecomunicazioni in gran parte dell'Africa subsahariana, strumenti come WhatsApp e Facebook costituiscono delle piattaforme di riferimento per la circolazione di informazioni sulla comunità, notizie e avvisi pubblici in caso di emergenza. Rendere queste app più costose potrebbe ridurre drasticamente la possibilità che hanno i cittadini di comunicare tra di loro.

In Zambia, la nuova tassa è stata approvata nonostante l'opposizione di alcuni enti, come la Camera di Commercio e Industria dello stato secondo cui la tassa [6] avrà un forte impatto sulle imprese.

L'Istituto per i mezzi di comunicazione del Sudafrica (MISA) e il collettivo nazionale Blogger dello Zambia hanno rilasciato una dichiarazione [7] per esprimere la loro preoccupazione sulla questione. Nella dichiarazione si legge quanto segue:

This is a form of double and punitive taxation and taxing individual users in lieu of the social media companies that actually make money. We are concerned about this proposal because it falls within a pattern of government clampdown on online expression as we have noted of late.
[…]
Why should we make this expensive in the midst of already over-taxed residents, coupled with high poverty levels?

Si tratta di una forma punitiva di doppia tassazione e ad essere tassati sono i singoli utenti anziché i soggetti che realmente traggono dei profitti, cioè le società di social network. Siamo preoccupati per questa proposta perché rientra in uno schema del governo che, come abbiamo notato negli ultimi tempi, prevede una stretta nei confronti dell'espressione online.
[…]
Perché dovremmo rendere internet più costoso per i cittadini già sovratassati, considerando anche gli alti livelli di povertà esistenti?

Anche Quartz Africa [3] ha sottolineato che l'utilizzo di internet tramite cellulare in Zambia è calato da 6,1 a 5,2 milioni di utenti nel 2017, e ciò fa pensare che i costi di connessione siano diventati troppo alti. Con l'applicazione della nuova tassa, questi numeri potrebbero calare ulteriormente.

L'esercito di Myanmar apre un account sul social russo VKontakte

Dopo che, alla fine dello scorso agosto, Facebook ha chiuso [8] un totale di 18 account e 52 pagine collegate all'esercito del Myanmar, in concomitanza con la scoperta delle Nazioni Unite che i militari promuovevano la violenza contro le persone di etnia rohingya, l'ufficio del Capo delle forze armate del Myanmar ha prontamente creato un nuovo account [9] sulla rete sociale russa VKontakte (VK) e molti altri ufficiali militari ne hanno seguito l'esempio.

Il 14 settembre, l'account contava 37.000 follower. Il tempo ci dirà se questo passaggio permetterà all'esercito di ripristinare la propria presenza online su VK. Allo stesso modo di Facebook, la piattaforma russa vieta i contenuti [10] che “propagandano e/o contribuiscono all'odio e all'ostilità sulla base di una distinzione tra razze, religioni ed etnie, propagandano il fascismo o la superiorità razziale”.

Due donne cinesi arrestate per aver avvertito gli amici dei rischi per la salute dovuti all'inondazione

Due utenti cinesi di WeChat, della provincia dello Shandong, sono state arrestate il 25 agosto 2018 per aver diffuso “delle voci” sulla trasmissione di una malattia negli allevamenti di bestiame, provocata da un'inondazione senza precedenti nella provincia cinese. Entrambe le utenti avevano postato dei messaggi per avvisare amici e parenti di fare attenzione alla malattia, provocata dagli allagamenti dovuti al Tifone Rumbia [11]. In Cina, infatti, qualsiasi informazione [12] che non proviene dai canali ufficiali del governo può essere considerata un pettegolezzo.

Il fotoreporter egiziano Mahmoud Shawkan sarà presto libero

Il giornalista fotografico egiziano Mahmoud Shawkan [13] [it], condannato a cinque anni di reclusione per aver documentato gli abusi da parte della polizia contro i manifestanti [14] [it] nel 2013, sarà presto libero. Il verdetto di Shawkan fa parte di un processo di massa che ha coinvolto 739 persone, accusate in seguito alla violenta dispersione di una protesta a sostegno dell'ex Presidente egiziano Mohamed Morsi, nel 2013. Nel corso dello stesso processo, 75 membri importanti e affiliati dei Fratelli Musulmani hanno ricevuto la sentenza di morte [15].

Google, costretta dalle richieste del governo russo, censura gli attivisti

Alla vigilia della manifestazione contro un’impopolare riforma delle pensioni [16] in Russia, Google aveva informato gli organizzatori [17] [it], la Fondazione Anticorruzione, che avrebbe rimosso da YouTube i video che promuovevano la protesta perché violavano la legge elettorale russa. Esperti legali dicono che si tratta di un'interpretazione della legge discutibile. Leonid Volkov, ex attivista dell'opposizione ed ex direttore della campagna elettorale di Alexey Navalny come candidato sindaco di Mosca nel 2013, ha lanciato un monito contro [18] l'incondizionata compiacenza della società alle richieste di censura di un governo repressivo.

E se la nuova direttiva dell'Unione Europea sul copyright desse ancora più potere alle società di tecnologia?

Il Parlamento europeo ha approvato [19] una direttiva sul diritto d'autore [20] [it] che potrebbe avere un forte impatto sulla libertà di parola online. La direttiva introdurrà la cosiddetta “tassa sui link” che consentirà agli editori di esigere il pagamento di una tassa da parte delle principali piattaforme, come Google, per l'inserimento di collegamenti ipertestuali nelle loro pubblicazioni. Secondo questa direttiva, sarà richiesto inoltre alle piattaforme basate sui contenuti creati dagli utenti, come YouTube, di valutare la proprietà dei contenuti (siano essi video, audio, testo o immagine) prima che l'utente carichi un file. In una critica di James Ball su The Guardian [21] si legge che al posto di diminuire il potere delle principali piattaforme internet, si sta facendo il contrario:

“…costruire questi filtri preventivi sarà costoso e richiederà molto tempo, e ciò significa che la posizione di potere dei social network già esistenti verrà consolidata e sarà difficile che nuovi competitor, magari con modelli di business migliori e non basati sulla raccolta di dati, compaiano sul mercato”.

L'India legalizza le relazioni omosessuali e ciò potrebbe rivelarsi d'aiuto per i diritti sulla privacy

La Corte Suprema dell'India, con una decisione presa all'unanimità [22], ha annullato una legge vecchia di 157 anni che criminalizzava i rapporti omosessuali perché ritenuta anticostituzionale. La decisione della Corte potrebbe costituire un importante precedente nella difesa di una serie di diritti sulla privacy, soprattutto online. In un commento sulla sentenza, il direttore del Programma per le donne di APC, Jac sm Kee, ha dichiarato [23]: “La concretizzazione del diritto alla privacy, e del suo legame critico con il diritto all'autonomia, alla vita e alla dignità, rappresenta un importante riconoscimento di questo diritto fondamentale in un'epoca in cui la sorveglianza digitale e l'intrusione dello Stato, delle corporazioni e di altre parti nelle vite pubbliche e private degli individui è in continua crescita”.

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Afef Abrougui [25], Ellery Roberts Biddle [26], Mohamed ElGohary [27], Amanda Lichtenstein [28], Leila Nachawati [29] e Sarah Myers West [30] hanno contribuito a questo articolo.