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Netizen Report: Russia e Sudan si uniscono alle fila dei paesi che vorrebbero bandire le ‘notizie false’

Categorie: Africa sub-sahariana, Europa centrale & orientale, Nord Sudan, Russia, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Legge, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Tecnologia
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Edicola delle fake news. Immagine di freie-presse.net via Flickr (CC BY 2.0)

Il Netizen Report di Advox offre uno spaccato internazionale sulle sfide, vittorie e tendenze emergenti nei diritti di internet a livello mondiale.

Mentre i media e gli esperti di tecnologia in Occidente si sono gettati nel compito insidioso e potenzialmente impossibile di capire come identificare e ridurre l'impatto delle cosidette “fake news” (notizie false), anche i governi di tutto il mondo stanno prendendo le misure contro questa piaga.

Ma cosa è considerato “falso”? Dipende da a chi lo chiedi.

Sulla scia della recente legislazione in Malaysia [2], Filippine [3], Brasile e Francia, [4] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] gli ultimi progetti di legge sulle “notizie false” vengono dalla Russia e dal Sudan.

I nostri partner di SMEX hanno riferito [5] sulla legge recentemente pubblicata dal Sudan riguardante la lotta contro i crimini informatici [6] [su], che imporrebbe multe salate e/o fino a un anno di carcere per “chiunque utilizzi internet o qualsiasi mezzo di comunicazione, informazione, applicazioni per diffondere notizie, voci e inchieste, sapendo che sono false, per diffondere paura e panico nel pubblico, minacciare la sicurezza pubblica e offendere la reputazione dello Stato.”

Il governo dice che vorrebbe anche regolare la pubblicazione online. [7] Il dott.Sami Abdelhalim Saeed, specialista di riforme legali nel Sudan, che ha parlato con SMEX, ha enfatizzato il fatto che nonostante ci sia un livello di accesso af internet [8] relativamente molto basso nel Sudan, “i social media giocano un ruolo importante nel criticare le politiche del governo e le piattaforme online permettono ai giornalisti di pubblicare articoli censurati dai servizi di sicurezza nei giornali.”

Nel frattempo, la Duma di Stato in Russia – un paese che si è distinto in molte regioni come un creatore di notizie false su scala industriale sta considerando [9] una proposta di legge che bandisce i post inappropriati sulle piattaforme digitali e qualsiasi sito con più di 100.000 visitatori al giorno.

La legge richiederebbe ai siti web di eliminare i messaggi di fatto non veritieri entro 24 ore dalla notifica della loro esistenza, oppure dovrebbe pagare multe fino a 50 milioni di rubli, cio è circa 800.000 dollari.

Ciò rimetterebbe sui siti web e le società di social media l'onere di determinare cosa è scorretto. Visto l'interesse, è molto probabile che le società e i siti web sbaglino sul lato dell'attenzione e censurino tutto il materiale che entri conflitto con la legge, per evitare sanzioni.

La legge proposta è al momento solo nella camera bassa del parlamento. Ma se dovesse passare, darebbe al governo russo una mano ancora più forte nel decidere ciò che conta come “notizia falsa”.

Israele si tira indietro sulla legge per i reati informatici – ma non cambierà molto per i palestinesi

La scorsa settimana, il netizen report si è concentrato su una proposta di legge prima che sui legislatori, che avrebbe richiesto alle piattaforme di social media di rimuovere il contenuto di “incitamento al terrore” da internet. Il disegno di legge è stato inaspettatamente bloccato [10] dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che ha dichiarato ai media che la legge potrebbe “danneggiare la libertà di parola”, e ha bloccato il suo passaggio “al fine di garantire il diritto dei cittadini di Israele di esprimere liberamente le critiche su internet.”

I palestinesi devono già affrontare una quantità sproporzionata di censura [11] e minacce legali in risposta alle critiche online d'Israele e alla difesa online della protezione dei principali diritti umani. I sostenitori della libertà di parola e dei diritti umani palestinesi si aspettavano che questa legge rendesse le cose ancora peggiori per le loro comunità, ma non si aspettano che il suo fallimento generi un cambiamento positivo.

A causa della protesta degli studenti, lo stato ordina il blocco di internet per cinque giorni a Manipur, in India

Il governo nello stato di Manipur, l'India ha sospeso i servizi di internet [12] dal 20 al 25 luglio, in quello che descritto come uno sforzo per frenare la diffusione dei messaggi “provocatori” sui social media. Gli esperti locali dicono che la sospensione è stata provocata dall'aumento delle tensioni tra la polizia e studenti che stavano manifestando guidati dall'unione studentesca dell'università di Manipur. Il tracciatore di blocco di internet [13] presente nel Software Freedom Law Centre di Nuova Delhi ha confermato 92 blocchi di internet regionali finora nel 2018.

Uno studente indiano è stato imprigionato per un messaggio WhatsApp mandato da un altro utente

Uno studente universitario in Madhya Pradesh, in India, è stato messo in detenzione preventiva per cinque mesi [14] per essere stato l'amministratore di un gruppo WhatsApp, in cui un messaggio “discutibile”, inviato da un altro utente, è stato segnalato alla polizia. Lo studente, Junaid Khan, è stato accusato di sedizione e violazione dell’ IT Act (Legge sui reati informatici) dell'India. La sua famiglia sostiene che lui non era l'amministratore del gruppo quando il messaggio è stato inviato, e gli è stato dato questo stato per default e non per sua scelta.

Spaccio di notizie false fra “adolescenti macedoni” che erano in realtà adulti collegati ai politici statunitensi

Un'inchiesta congiunta dalla rete globale di giornalisti “Progetto di Copertura della Criminalità Organizzata e Corruzione [15]” e BuzzFeed News [16] hanno rivelato che la prima tra le infami reti di siti di disinformazione dalla città macedone di Veles [17] [it] non è stata avviata da “adolescenti macedoni”, come era stato ampiamente riferito intorno alle elezioni degli Stati Uniti nel 2016, ma era opera di diversi adulti legati ai politici di destra negli Stati Uniti. Hanno anche ispirato alcune copiature di adolescenti, che in seguito non hanno rivendicato affiliazioni politiche [18].

Senza stabilire un legame diretto con il fenomeno di Veles, i giornalisti investigativi hanno anche scoperto che un agente russo specializzato nella gestione di “fabbriche di troll” avesse una visita di lavoro in Macedonia nel 2015 [19], nel pieno della sua crisi politica, durante il quale il governo populista della destra della Macedonia, supportato dalla Russia, era alle prese con un profondo malcontento popolare sulla corruzione.

L'Indonesia blocca Tik Tok per il porno e altri “contenuti inappropriati”

Il 3 luglio, il ministero delle comunicazioni in Indonesia ha bloccato [20] l'app cinese per creazione e condivisione di video Tik Tok – l'app più scaricata nel mondo nel primo trimestre dell'anno – promettendo di sbloccarla una volta rimosso tutta la pornografia, la blasfemia e altri contenuti inappropriati. Una settimana dopo, è stata sbloccata [21] dopo aver detto che l'app accettava di censurare il contenuto. In vista della Giornata Internazionale dei Bambini in Indonesia, l'app ha incoraggiato [22] [in] gli utenti a creare dei video educativi per bambini.

La Turchia blocca Blogspot per un breve periodo

Il gruppo di analisti sulla censura di internet Turkey Blocks [23] ha confermato numerose segnalazioni degli utenti secondo cui Blogspot, la piattaforma di blogging di proprietà di Google e una delle piattaforme leader in Turchia, è stata bloccata dai principali fornitori in Turchia il 24 luglio scorso, lasciando milioni di blog inaccessibili agli iscritti. L'accesso alla piattaforma è stata ripristinata il 25 luglio. L'autorità ICT della Turchia, che supervisiona gli ordini di blocco di internet, non ha fornito informazioni pubbliche in merito.

Sito di informazione censura gli articoli che vedono il Presidente del Senato filippino coinvolto nell'insabbiamento di uno stupro

Il sito di informazione delle Filippine Inquirer.net [24] ha rimosso diversi articoli [25] dal suo portale che riportavano il presunto tentativo da parte del Presidente filippino Vicente Sotto di coprire le accuse di stupro mosse da un'attrice locale negli anni '80. In risposta, l'Unione Nazionale dei Giornalisti delle Filippine ha rilasciato una dichiarazione, [26] dicendo: “… questa autocensura umiliante tradisce non solo lo spirito con cui è stato fondato l'Inquirer, ma tradisce una professione i cui praticanti hanno combattuto e continuano a combattere ogni tentativo di imbavagliarla.”

Continuano le minacce contro la libertà di espressione con il nuovo governo della Malaysia

Questa dichiarazione [27] di CIJ evidenzia le continue minacce contro la libertà d'espressione anche dopo la vittoria dell'opposizione lo scorso maggio. La dichiarazione cita il caso di sedizione presentato [28] contro un avvocato e attivista che ha condivoso un articolo sul suo blog riguardo la relazione tra la monarchia e l'élite politica in Malaysia.

Nuove ricerche sui temi trattati (in inglese)

 

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Afef Abrougui [35], Ellery Roberts Biddle [36], Nwachukwu Egbunike [37], Mohamed ElGohary [38], Rezwan Islam [39], Rohith Jyothish [40], Abed Ketaya [41], Leila Nachawati [42], Karolle Rabarison [43], Talal Raza [44], SMEX [45], e Sarah Myers West [46] hanno contribuito a questo articolo.