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Il Giappone ipoteca il suo futuro, scegliendo la crescita economica invece che l'ambiente

Categorie: Asia orientale, Giappone, Ambiente, Citizen Media, Economia & Business, Politica, Sviluppo, The Bridge
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Allagamento in una stazione della metropolitana a Nara, in Giappone, provocato da un tifone nel 2014. Quest'anno il Giappone ha vissuto una stagione senza precedenti di tifoni con inondazioni e nubifragi distruttivi che hanno sconvolto gran parte del Giappone occidentale nel corso di tre mesi. FOTO: James Gochenouer (CC BY 2.0)

La scorsa estate, nel mezzo dei timori che le temperature estive attraverso la nazione giapponese potessero aumentare a 45 gradi, senza precedenti, la corsa del primo ministro è proseguita con il suo approccio conservativo.

Per Abe Shinzo [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], in carica, il processo era necessario per affermare la lealtà del Partito Democratico Liberale. Aveva bisogno di assicurarsi che le alleanze delle fazioni non si erano spostate come un risultato dei numerosi scandali [3] associati con il circolo interno durante il suo secondo mandato. Tuttavia, apparentemente, lo scandalo Moritomo Gakuin [4], in cui il primo ministro era accusato di aver segretamente supportato la costruzione di una scuola di estrema destra a Osaka, creata per far rivivere il culto fanatico dell'imperatore e l'istruzione militaristica, aveva perso il suo pungiglione. E malgrado i sondaggi e le inchieste mostrassero che il pubblico sospettava che il primo ministro avesse compromesso i suoi principi in Moritomo e in altri scandali [5][jp], Abe ha vinto un significativo margine.

Alcuni giorni dopo essersi assicurato la sua vittoria, Abe ha pubblicato un articolo sul britannico Financial Times [6]. Intitolato “Unitevi al Giappone e agite adesso per salvare il nostro pianeta (Join Japan and act now to save our planet) [7]”. L'articolo di Abe invitava i leader a iniziare ad affrontare il cambiamento climatico, anche se la sua amministrazione paradossalmente [8] si accingeva a promuovere pericolose centrali elettriche alimentate a carbone.

Sia a livello nazionale che all'estero, l'amministrazione Abe è stata criticata per la sua mancanza di consapevolezza ambientale e per il suo sfruttamento spietato [10] di risorse scarse. Durante l'estate, mentre i colleghi di Abe comunicavano reciprocamente con un cortese linguaggio codificato, il resto della nazione iniziava a domandare una risposta più effettiva alle catastrofi naturali che ormai sembrano banale quotidianità in Giappone. Un terremoto in giugno [11] [it] a Osaka con 7 morti è stato il preambolo di uno scenario per una stagione senza precedenti di tifoni e inondazioni estreme [12] e nubifragi distruttivi che hanno sconvolto gran parte del Giappone occidentale nel corso di tre mesi. L’Aeroporto Internazionale di Kansai [13] [it], il secondo maggior aeroporto giapponese, è stato messo fuori servizio per giorni a causa dell'esteso allagamento della pista e del collasso di un ponte.

Dare priorità al cambiamento climatico

Anche di fronte all’innegabile cambiamento climatico in Giappone [14], l'agenda dell'amministrazione di Abe è risolutamente fissata sulle Olimpiadi del 2020 a Tokyo [15], la riforma costituzionale [16] e, naturalmente, la crescita economica [17]. Malgrado le gravi critiche contro lo svolgimento delle Olimpiadi ad agosto, a causa delle elevate temperature e dell'umidità, il Partito Democratico Liberale (LDP) di Abe si è ripromesso di mantenere lo status quo, perché cambiare la data dei giochi estivi avrebbe effetti economici negativi sul Giappone [18]. Questa è una posizione ironica, considerando che le Olimpiadi del 1964 a Tokyo si sono svolte in ottobre [19] [it], quando si tengono tradizionalmente [20] i festival sportivi giapponesi (undokai).

Il cambiamento climatico (kiko hendo) e il riscaldamento globale (ondanka) sono parole familiari in giapponese, naturalmente, tuttavia le cause dell'aumento delle temperature non sono state sufficientemente collegate alla sfrenata crescita economica e all'avidità imprenditoriale [21]. Due decenni fa, il Giappone si presentava come una nazione eco-consapevole [22] proponendo il Trattato di Kyoto, ma da quando Abe e la sua cricca neo-conservativa [23] hanno assunto il governo le priorità del partito si sono di nuovo spostate verso il libero commercio una crescita economica con minori restrizioni. Nonostante la visione del LDP sia “riportare il Giappone” (Nihon wo torimodosu) [24] al suo livello dell'epoca pre-spumeggiante dell'ascesa economica [25], il divario fra ricchi e poveri [26] sta diventando più arduo da ignorare.

Scegliere la crescita economica rispetto all'ambiente

Dal pronostico che malaria e febbre dengue [27] si diffonderanno rapidamente qualora le temperatura aumentino di un paio di gradi, al pensiero ancor più devastante che l'isola maggiore di Honshu diventerà inabitabile, [28] a meno che la popolazione sia segregata perennemente in edifici con l'aria condizionata, forse la risposta più comune in Giappone è mantenere una ostinata reticenza o scrollare le proprie spalle e pronunciare l'inflazionata frase shikataganai (non c'è più nulla da fare).

Come in altre nazioni in Europa e in Nord America, molti cittadini in Giappone sembrano pensare che la generazione in pensione, maniaca del lavoro, nota come dankai sedai [29], abbia conseguito uno straordinario miracolo economico, ricostruendo una nazione completamente devastata dalla guerra. Rimane non esaminata la realtà in cui è risultato questo “miracolo”, promuovendo uno stile di vita eccessivo di sovra-consumo [30] che è chiaramente insostenibile, mentre la popolazione globale aumenta ancora di più e le risorse naturali vengono esaurite, corrotte o distrutte. Si potrebbe speculare sul fatto che il militarismo giapponese dell'inizio dell’era Showa [31] [it] sia stato semplicemente convogliato nella devozione fanatica, verso il principio della crescita economica.

Che cosa penseranno le future generazioni?

Come giudicheranno alla fine le future generazioni gli “Abenomics [32]”, che hanno privilegiato la crescita economica rispetto all'espansione dell'ambiente naturale? Gli affari giapponesi pagheranno il prezzo per aver creato una maggior diseguaglianza economica, richiedendo contemporaneamente ore di lavoro prolungate a tutti, di entrambi i generi, single o sposati e a prescindere dai loro impegni familiari, in cambio di salari minimi? La distruzione finale di numerose specie animali e vegetali in appena alcuni decenni sarà un prezzo accettabile per la crescita economica?

Anche in una nazione ancorata allo status quo, ci sono occasionalmente proteste. Durante la Restaurazione Meiji [33] iniziata alla fine degli anni 1860 e prima [34] e dopo la Seconda Guerra Mondiale [35], ci sono stati momenti spartiacque in cui il pubblico ha incolpato i leader giapponesi e i magnati dell'economia per aver quasi distrutto il tessuto sociale.

Arriverà forse un momento in cui la giovane generazione scenderà rabbiosa in strada per inveire contro i pericoli del sovraconsumo?