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Kirghizistan: il lago Son-Kul in foto e prosa

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Città del Vaticano, Kirghizistan, Citizen Media, Fotografia, Viaggi e turismo

La solitaria bellezza del Lago Son-Kul [1] [it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] ha catturato da tempo l'immaginazione dei visitatori stranieri del Kirghizistan, senza sbocchi sul mare, in Asia Centrale. Situato su un altopiano montagnoso elevato, privo di piante (3.016 metri sul livello del mare), le sue verdeggianti praterie sono utilizzate dai pastori delle regioni nazionali Kochkor [2]Naryn [3] e At Bashi [4] come terreni per il pascolo del bestiame nei mesi estivi.

Quando esercitano la loro professione presso l’ ‘Ultimo Lago’, questi allevatori vivono in campi di iurte [5], affittando una porzione delle loro dimore di feltro a turisti vaganti, e preparando decine di litri di Kumyz [6] (latto fermentato di giumenta) per trascorrere il tempo. Tuttavia all'inizio di ottobre, quando termina la stagione di pascolo, le iurte vengono smontate e i mandriani tornano nelle loro case permanenti, Son-Kul torna a svanire nella leggenda, la sua esistenza ricordata solo dalla surreale fotografia e prosa che ha ispirato nei viaggiatori che hanno visitato le sue sponde.

Father, daughter and son row in Lake Son-Kul. Image by Kirsten Styers, used with permission. [7]

Padre, madre e figlio in una barchetta a remi sul Lago Son-Kul. Immagine di Kirsten Styers, usata con autorizzazione.

In onore della tradizione della creatività ispirata da Son-Kul, Global Voices ha chiesto il permesso di utilizzare le foto di Kirsten Styers, expat residente a Bishkek e autrice del blog Ivory Pomegranate [8] [en] e gli scritti di Palmer Keen, uno scrittore e collaboratore della rivista turistica kirghisa, the Spektator [9] [en].

In base alle condizioni metereologiche, la superficie del lago cambia il suo colore dal blu al verde e persino una tonalità arancio. La popolazione della provincia di Naryn racconta che non è insolito vedere sul lago quattro stagioni in un giorno. E i turisti impreparati, che partecipano vestiti in modo estivo alle escursioni a cavallo organizzate dal gruppo del turismo communitari (CBT, Community Based Tourism) di Kochkor, rimangono frequentemente scioccati quando le loro cavalcate sulle sponde del lago vengono disturbate da tempeste di proporzioni bibliche.

Ciò nonostante, come Kirsten nota [7] [en] nel suo blog, Son-Kul è ancora una “meta obbligatoria” in Kirghizistan, anche se non è così confortevole come la più famosa Issyk-Kul [10], con il suo carattere turistico e accogliente:

I had never been to Son-Kul, which is one of those necessary Kyrgyzstan experiences. It’s the kind of thing where if you don’t go to Son-Kul after living in Kyrgyzstan for more than two years, people judge you. “Oh, so did you ever leave Bishkek in those two years? What were you doing the whole time?”

Non ero mai stata a Son-Kul, che è una di quelle esperienze imperdibili in Kirghizistan. È quel tipo di cosa dove se non vai a Son-Kul dopo aver vissuto in Kirghizistan per più di due anni, la gente ti giudica. “Oh, dunque non hai mai lasciato Bishkek in quei due anni? Che cosa hai fatto tutto il tempo?”

Sebbene il viaggio sia arduo, ne vale la pena. Come Palmer Keen ricorda [11] [en] nello Spektator:

As we all silently considered the logistics of milking a wild yak, Yusuf coerced our steed upwards, ascending through the thinning air to Son-Kul’s lofty heights over 3000 meters up. After passing stubborn shelves of ice and herds of sheep traipsing through wildfowers, we found ourselves in a new kind of paradise: beyond the expanses of alpine meadows, Son-Kul lay like some kind of mountain mirage, snow-capped peaks reflected in its calm waters. We made our way to the cluster of yurts by the shore, the only sign of life for miles around.

Mentre noi tutti, silenziosamente, consideravamo la logistica di mungere uno yak selvatico, Yusuf spingeva il nostro destriero verso l'alto, ascendendo attraverso l'aria rarefatta fino alle elevate alture di Son-Kul, a più di 3000 metri di quota. Dopo aver passato toste calotte di ghiaccio e greggi di pecore, camminando faticosamente attraverso la flora selvatica, ci siamo ritrovati in un nuovo tipo di paradiso: oltre le distese delle praterie alpine, Son-Kul appare come una specie di miraggio di montagna, le cime innevate riflesse nelle sue calme acque. E ci siamo diretti verso il grappolo di iurte sulla sponda, l'unico segno di vita nell'arco di chilometri.

[7]

Non esistono centri commerciali e discoteche vicino al Lago Son-Kul. Immagine di Kirsten Styers, usata con autorizzazione.

Una volta lassù, una serata sulle sponde di Son-Kul concretizza… il gelo. Keen scrive [11] [en]:

After a dinner of brined lamb, the sun sank below the mountains, leaving behind a pink sky and a chill that threatened to become chillier still. Coming to terms with the fact that isolated mountain beauty arrives at a frosty price, we bundled up with jackets and stood by the lake-side, all shivers and smiles, watching the light fade in the refection of Son-Kul.

Dopo una cena [a base] di agnello in salamoia, il sole è tramontato fra le montagne, lasciandosi dietro un cielo rosato e un freddo gelido, che minacciava di diventare ancora più gelido. Riuscendo ad accettare il fatto che la bellezza isolata della montagna ha un prezzo gelido, ci siamo avvolti nelle giacche e siamo rimasti sulla sponda del lago, pieni di brividi e sorrisi, guardando la luce affievolirsi nel riflesso di Son-Kul.

Quando arriva il vero gelo, è il momento di andare nella iurta. Durante la stagione, i proprietari della iurta preparano velocemente una buona colazione. Non aspettatevi comunque dei vegetali. Keen ricorda [11] [en]:

When I awoke next, it was to the sound of a woman gathering silverware from a cupboard in our yurt, a healthy reminder that I was sleeping in someone’s home, not some private suite. Noting the rooster’s sonic absence, I  realized that the locals had long since been up. Outside, the sun’s rays had already warmed the pastures, and our host family was busy preparing breakfast for the sleepy folk. Joining Yusuf and our host babushka in the yurt beside our own, we hungrily devoured our oily eggs and the fresh bread and jam that had been spread about the table.

Mi sono risvegliata con i rumori in sottofondo di una donna che prendeva l'argenteria da una credenza nella nostra iurta, un salutare promemoria che stavo dormendo in casa di qualcuno, e non in una suite privata. Notando l'assenza del canto del gallo, mi sono resa conto che i locali si erano già alzati da tempo. Fuori, i raggi del sole avevano già riscaldato i pascoli, e la nostra famiglia ospitante era impegnata nella preparazione della colazione per i dormiglioni. Insieme a Yusuf e al nostro ospite babushka nella iurta accanto alla nostra, abbiamo divorato affamati le nostre uova fritte nell'olio e il fresco pane e la marmellate, che erano disposti sul tavolo.

[7]

La marmellata di albicocca e lampone risplende nella luce della iurta. Immagine di Kirsten Styers, usata con autorizzazione.

Sebbene Son-Kul sia priva di alberi, la sua elevata altitudine e il clima variabile permettono la crescita di varie specie di rara flora e fauna. E, oltre ad imbattersi nei germogli di stella alpina nelle valli alpine, i visitatori potrebbero anche avvistare [12] [en] numerose diverse specie di anatre, gru, cicogne, smerghi, folaghe, pivieri, falconi, aquile reali e persino marangoni, ma anche i cervi, le volpi e le marmotte sono frequenti sull'altopiano. Durante la stagione, comunque, sono i bovini, le pecore e i cavalli dei mandriani a dominare l'altopiano.

[7]

Una processione di bovini sulle sponde del Lago Son-Kul. Immagine di Kirsten Styers, usata con autorizzazione.

L'elevato lago, infine, rivela anche un autentico scrigno di tesori per l'astrologo amatoriale di notte. Palmer Keen conclude [11] [en]:

That night, our stomachs full of lagman [Central Asian noodle dish] and our souls full of the romantic optimism of travel, we stood by the shore, yurts in the distance, and looked up at the milky way, all cloudy and brilliant. As satellites circled across the sky, they seemed somehow lost. Surely they must have taken a wrong turn to end up here, in a place that felt like some hidden frontier, like the last place on earth. Arcing off into the distance, they left us alone by the lapping shore, thinking that oddly selfish thought; together, with the people who sometimes call the place home, we had Lake Son-Kul all to ourselves.

Quella notte, lo stomaco pieno di lagman [un piatto di pasta dell'Asia Centrale] e i nostri animi colmi del romantico ottimismo del viaggio, siamo rimasti sulla sponda, le iurte in lontananza, e abbiamo ammirato la via lattea, brillante fra le nuvole. I satelliti che circolavano attraverso il cielo sembravano in qualche modo sperduti. Sicuramente avranno preso un percorso sbagliato per finire quassù, in un luogo che sembra una qualche frontiera nascosta, come l'ultimo luogo sulla Terra. Inarcandosi in lontananza, ci hanno lasciato soli sulla sponda, pensando quell'antico pensiero egoista; insieme alle persone che a volte chiama il luogo casa, avevamo il Lago Son-Kul tutto per noi stessi.

[13]

Cielo notturno sopra il Lago Son-Kul. Immagine di Kirsten Styers, usata con autorizzazione.

N.B Altre foto di Kirsten Styers su Son-Kul si trovano qui [7] [en]. Oltre agli scatti e ai blog su vari soggetti correlati al Kirghizistan, Styers scrive una rubrica settimanale molto interessante intitolata Kyrgyz Music Friday [14] [en], [ovvero venerdì di musica kirghisa], che illustra la musica popolare nazionale mediante video su YouTube.

Questo post è parte del progetto GV Central Asia Interns Project presso l'Università Americana dell'Asia Centrale a Bishkek, in Kirghizistan.