Osaka mette fine al gemellaggio con San Francisco a causa della statua in ricordo delle “donne del conforto”

san francisco comfort statua

Inaugurazione del San Francisco Comfort Women Memorial (monumento alle donne del conforto) il 22 settembre 2017. Schermata dal canale YouTube ufficiale di KPIX.

La città di Osaka ha ufficialmente interrotto [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] il legame di gemellaggio con la città di San Francisco, negli Stati Uniti, dopo che la città americana ha permesso che un monumento che commemora le “donne del conforto” rimanesse in una proprietà comunale.

Il monumento è stato commissionato dalla Coalizione per la Giustizia delle “Comfort Women”, un gruppo della società civile impegnato in una campagna di sensibilizzazione sulle donne che le forze militari giapponesi avevano arruolato e schiavizzato in tutta l'Asia durante la Seconda Guerra Mondiale. L'opera è composta da quattro statue che raffigurano tre donne (una coreana, una cinese e una filippina), nonché una donna deceduta che porta testimonianza dall'aldilà.

Al momento della sua inaugurazione, nel settembre 2017, il monumento aveva suscitato forti reazioni in Giappone, tanto che un mese dopo i governi comunale, della prefettura e centrale avevano sollevato proteste ufficiali contro San Francisco che, nel corso di una operazione non collegata, aveva comprato la proprietà. Il sindaco di Osaka, Yoshimura Hirofumi, aveva quindi minacciato di interrompere il rapporto di gemellaggio qualora il monumento non fosse stato rimosso e le didascalie modificate.

Una minaccia che ha infine messo in atto il 2 ottobre 2018, facendo circolare una lettera in inglese di 10 pagine e 3.800 parole indirizzata al sindaco di San Francisco London Breed, in cui elenca una serie di ragioni alla base della rottura, sottolineando ed evidenziando spesso il testo in grassetto.

Si lamenta, ad esempio, del fatto che le iscrizioni sul monumento presentano come fatti storici “affermazioni incerte e unilaterali”, e afferma che gli storici non concordano sul numero totale di “donne del conforto” arruolate e sul grado di coinvolgimento dell'ex esercito giapponese.

Pur riconoscendo il deplorevole trattamento riservato alle donne in guerra, Yoshimura sostiene che il Giappone è stato ingiustamente “preso di mira”:

[…] This issue should not be treated as an issue specific solely to the Japanese military. As long as widespread sexual problems on the battlefields by countries other than Japan are not openly recognized, past offenses, which the whole world must face, will go uncorrected, and those violations in other parts of the world will not be resolved.

[…] La questione non dovrebbe essere trattata come una questione specifica dei soli militari giapponesi. Finché non verranno apertamente riconosciuti i diffusi problemi sessuali sui campi di battaglia da parte di paesi diversi dal Giappone, i reati del passato, che il mondo intero deve affrontare, non troveranno giustizia e quelle violazioni in altre parti del mondo non saranno risolte.

Pur non rispondendo direttamente alla lettera, la sindaca di San Francisco, London Breed, ha rilasciato una dichiarazione in merito alla decisione di Osaka di troncare il legame dicendo:

One Mayor cannot unilaterally end a relationship that exists between the people of our two cities, especially one that has existed for over sixty years.
In our eyes, the Sister City relationship between San Francisco and Osaka continues today through the connection of our people, and San Francisco looks forward to strengthening the bonds that tie our two great cities together.

Un sindaco non può porre unilateralmente fine a un rapporto che esiste tra gli abitanti delle nostre due città da oltre sessant'anni. Dal nostro punto di vista, il rapporto tra San Francisco e Osaka continua oggi attraverso la connessione fra la nostra gente e San Francisco si augura di rafforzare i legami che uniscono le nostre due grandi città.

“Il Giappone deve chiedere sinceramente scusa”

San Francisco Comfort Women Memorial, da febbraio 2018

San Francisco Comfort Women Memorial, febbraio 2018. Da: Ka-cw2018/Wikimedia, licenza CC BY-SA 4.0

Le donne arruolate e schiavizzate dai militari giapponesi sono state eufemisticamente chiamate ianfu (donne del conforto) in giapponese, e sono state a lungo fonte di controversie politiche.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, almeno 200.000 donne provenienti da più di dieci paesi asiatici sono state costrette alla schiavitù sessuale dall'esercito imperiale giapponese (gli Stati Uniti, durante l'occupazione del Giappone dal 1944 al 1952, hanno gestito una rete simile di bordelli).

La stessa Osaka ospita un gran numero di residenti di etnia coreana e Yoshimura, il predecessore del populista nazionalista Hashimoto Toru, è noto per aver scatenato una varietà di controversie, compresa l'affermazione fatta nel 2013 che le donne del conforto erano una “necessità militare” durante la Seconda Guerra Mondiale. Yoshimura, un ex avvocato di 41 anni, è stato a sua volta impegnato nel movimento politico populista a livello locale e nazionale dal 2011.

Un accordo tra i governi del Giappone e della Corea del Sud, alla fine del 2015, era destinato a risolvere “finalmente e irreversibilmente” il problema delle “donne del conforto”, ma ha finito per provocare proteste diffuse in Corea del Sud.

Poi, Park Geun-hye, il presidente sudcoreano che ha firmato l'accordo, è stato incriminato, costretto a dimettersi e infine imprigionato con accuse di corruzione non correlate. Il successore di Park, il presidente Moon Jae-in, ha dichiarato che il Giappone deve ancora scusarsi sinceramente e riconoscere che le “donne del conforto” venivano sistematicamente schiavizzate e sfruttate durante la guerra.

Il monumento di San Francisco non è l'unico a provocare controversie. Gli attivisti hanno combattuto senza successo una battaglia triennale per rimuovere un memoriale simile eretto a Glendale, California, e una statua a Manila che è stata rimossa presumibilmente per far posto a miglioramenti infrastrutturali, anche se la rimozione è avvenuta dopo le proteste ufficiali del governo giapponese. Il governo giapponese ha anche protestato contro una “statua di pace” eretta di fronte all'ambasciata giapponese a Seoul, Corea del Sud.

Questo articolo contiene alcune ricerche di Eric Johnston.

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