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Salvatori bianchi e scuole liberiane

Categorie: Africa sub-sahariana, Nord America, Liberia, U.S.A., Citizen Media, Istruzione, Legge, Relazioni internazionali, Sviluppo, The Bridge

La fondatrice di More Than Me, Katie Meyler, in Liberia, il 19 settembre 2016, Wikimedia Commons, dalla pagina ufficiale di Flickr di More Than Me.

La scorsa settimana, il progetto di giornalismo investigativo statunitense ProPublica ha pubblicato un articolo intitolato Unprotected [1] [en, come i link seguenti] (cioè non protetti) riguardo un enorme scandalo di abusi sessuali all'interno di More Than Me (MTM), un'organizzazione non governativa che gestisce principalmente scuole per sostenere le ragazze più vulnerabili della Liberia in particolare a West Point, Monrovia. L'articolo ha lasciato molti dubbi sul modo in cui tale grave negligenza è stata possibile, ma le scuole private gestite da ONG come MTM stanno spuntando in tutta l'Africa [2], un insieme di idealismo e altruismo.

Fondata nel 2008 da Katie Meyler, una statunitense, e Macintosh Johnson, un liberiano, la fede in stile evangelico di Meyler nella missione di MTM l'ha portata a raccogliere 8 milioni di dollari da donatori internazionali, celebrità e filantropi. Dall'inizio delle sue attività, MTM è passata da una a 19 scuole diverse ospitando oltre 4.000 studenti.

Meyler e Johnson non possedevano l'esperienza nel campo dell'istruzione o dello sviluppo, ma in Liberia, dove il 60% dei bambini in età scolare non frequentano la scuola, Meyler si è autoproclamata come una sorta di salvatrice che poteva riprendere da dove il sistema pubblico di istruzione deficitario della Liberia era stato interrotto.

Nel 2013, la presidentessa liberiana Ellen Johnson Sirleaf ha ritenuto il sistema educativo del paese come “un disastro” [3] dopo che tutti i 25.000 studenti delle scuole superiori non hanno superato gli esami di stato. Ripresosi dalla guerra civile e da una crisi devastante di Ebola, il governo liberiano era alla disperata ricerca di soluzioni e si rivolse a donatori internazionali e benefattori.

Il giorno dell'apertura accademica di MTM, la presidentessa Sirleaf ha lodato pubblicamente Meyler, affermando che ciò che voleva più di ogni altra cosa per il suo paese era “espandere l'iniziativa di Katie Meyler al maggior numero possibile di comunità”.

Colpevolezza senza conseguenze

Entro la fine del 2012, tuttavia, le voci di abusi sessuali contro Johnson avevano già iniziato a circolare all'interno della comunità MTM. Ma a quel tempo, Meyler stava attraversando il mondo dei filantropi d'élite come una “star della beneficenza”, ricevendo un importante premio da 1 milione di dollari da JPMorgan Chase e riconoscimento come Person of the Year [4] (persona dell'anno) dal Time Magazine nel 2014, per il suo lavoro in risposta all'Ebola. Secondo ProPublica, Meyler aveva i sospetti sulla propensione di Johnson verso le ragazze fin dal 2011, ma i due avevano una relazione intima con fasi tira e molla, e lei non riuscì a prendere un'azione rapida e decisiva contro di lui. Altri sospettavano che Johnson avesse esitato a farsi avanti perché temevano che Meyler avrebbe scelto il suo fidanzato piuttosto che le ragazze, ha spiegato Iris Martor, infermiera della MTM.

L'inchiesta di ProPublica conferma che Johnson ha violentato e abusato quasi un terzo delle studentesse, alcune di appena 10 anni. Lo staff di MTM ha infine denunciato Johnson alla polizia nel 2014, ed è stato preso in custodia con una successiva indagine penale e diverse udienze giudiziarie [5]. Meyler ha continuato a comunicare con Johnson mentre era sotto custodia, ma non ha partecipato alle sue audizioni. Johnson finì per morire di AIDS prima che il suo processo si risolvesse. ProPublica conferma che molte delle ragazze violentate da Johnson hanno contratto l'HIV.

MTM ha negato qualsiasi errore, tranne l'assunzione di Johnson, in primo luogo. I membri del consiglio direttivo di MTM sostengono che la loro organizzazione ha creato un “ambiente sicuro”, con impegni assoluti in materia di diritti dei minori e protezione dell'infanzia. Meyler si lamenta di essere vittima [6] anche lei e di essere stata raggirata da Johnson, e ha elogiato le ragazze che si sono fatte avanti, promettendo di combattere ancora più duramente per la loro protezione. MTM ha offerto borse di studio e alloggi per alcune delle vittime di Johnson, ma altri si sono trasferiti e almeno una di loro è tornata a vivere una vita dura per le strade.

Salvatori bianchi e stati fragili

Oggi, l'organizzazione MTM continua a operare in diretta collaborazione con il governo liberiano. Nel 2016, il Ministero dell'Istruzione ha avviato scuole di partenariato per la Liberia nell'ambito del Liberia Education Advancement Program [7], (Programma di promozione dell'educazione della Liberia), esternalizzando quasi 100 scuole verso ONG con scopo di lucro e senza, tra cui MTM, Bridge International Academies (anche questa sotto inchiesta [8] per pratiche ingannevoli) e Rising Academies, tra le altri.

I sindacati degli insegnanti in Liberia e all'estero, così come i professionisti dello sviluppo che si oppongono alla privatizzazione delle scuole in Africa, hanno condannato verbalmente questa iniziativa. Eppure, nonostante i risultati contrastanti nel suo primo anno [9], il governo prevede di raddoppiare il numero delle scuole in appalto entro il 2019, seguendo una tendenza crescente osservata in tutto il continente africano. Uno studio stima [10] che un bambino su quattro in Africa – su 66 milioni di bambini – seguirà scuole privatizzate entro il 2021.

Dei sette partenariati iniziali della Liberia, oltre la metà sono stati fondati da bianchi non africani, guidati da missioni ispirate da altruismo filantropico piuttosto che dalla competenza contestualizzata. Razza, genere e privilegi hanno svolto un ruolo importante nella formazione di MTM e di organizzazioni come questa. È cosi che una donna bianca americana, Meyler ha ricevuto un sacco di lasciapassare che un liberiano nero probabilmente non avrebbe avuto, ha detto a ProPublica Chidegar “Chid” Liberty, ex membro del consiglio di amministrazione di MTM.

“C'era un'ignoranza su quanto le cose potessero andare male se non fossero state predisposte le giuste strutture di governance”, dice Liberty, un liberiano-americano con base part-time a Monrovia.

L'ostinata ignoranza di Meyler va di pari passo con il “complesso del salvatore bianco”, un termine che si riferisce ai bianchi spinti ad aiutare i non bianchi e radicato in una storia di colonialismo e razzismo che perpetua stereotipi degradanti di un'Africa nera “incivile”. Lo scrittore Teju Cole lo chiama il Complesso industriale della sapienza del Salvatore Bianco [11] – perché c'è chiaramente denaro da guadagnare interferendo nella vita degli altri.

Liberty, che ha lasciato il consiglio di amministrazione nel 2015, ha parlato ufficialmente con ProPublica per affermare che crede che l'organizzazione “abbia effettivamente svolto un ruolo significativo in un grande crimine istituzionale contro queste ragazze”.

“Ovunque altro nel mondo, chiunque sia coinvolto sarebbe in qualche modo tenuto a rendere conto”, ha detto Liberty, suggerendo che Meyler e il privilegio bianco dell'organizzazione hanno caratterizzato ogni aspetto dell'etica e delle azioni di MTM.

Aumentare o ridimensionare

La portata dei piani della Liberia di ampliare i partenariati scolastici pubblici e privati ​​non ha precedenti [12] nel continente. Da Bill Gates a Mark Zuckerberg, i filantropi appartenenti a ciò che ProPublica definisce un “mondo esclusivo di risolutori dei problemi del globo”, circondano governi impotenti con un interesse predatorio. Questo gruppo riconosce la convenienza di investire nell'educazione africana e con quanta facilità può essere mascherato come altruismo.

I fautori della privatizzazione scolastica insistono sul fatto che le scuole private semplicemente offrano migliori risultati delle scuole statali in difficoltà. Ma come dimostra la debacle della MTM, la loro febbrile insistenza su una rapido aumento del settore, che offre un veloce ritorno sui loro investimenti emotivi e finanziari, può portare a violazioni dei diritti umani di proporzioni epiche.

Se nazioni come la Liberia non riescono a vedere l'educazione come un diritto umano universale [13] concesso dallo stato, la loro lotta per rinnovare il loro sistema di istruzione continuerà a dipendere da organizzazioni come MTM per riempire il vuoto.

In una lettera [14] del 14 ottobre pubblicata sul sito web di MTM, Meyler ha annunciato che si auto-sospenderà temporaneamente dal suo ruolo di amministratore delegato, mentre l'organizzazione conduce le indagini sulle accuse presentate nella pubblicazione di ProPublica.

Indiscutibilmente, reati orribili sono stati commessi nelle scuole di MTM con zero responsabilità. La Meyer ha sottoposto le ragazze più vulnerabili di Monrovia ad una fantasia evangelica di “salvezza” che ha perso il controllo in modo terrificante e le ha messe in pericolo, usando tutti i trofei dello sviluppo del “buonismo”.

Ma chiunque passi qualche tempo in Africa conosce qualcuno come Meyler, e forse addirittura riconosce il suo idealismo nei propri progetti. Nonostante le critiche avanzate, l'industria del voluntourismo (turismo dei volontari) da 173 miliardi di dollari [15]è in aumento nel continente, offrendo a giovani idealisti [16]la libertà di vivere le loro fantasie salvifiche a spese di comunità vulnerabili. Da Instagram [17] a TED talk, c'è un coro globale pronto per il prossimo sermone.

Un potente mix di privilegi e incompetenze porta spesso ad errori importanti. Ne ho fatte alcuni e conosco amici, colleghi ed ex studenti che hanno sperimentato la complessità dei progetti di sviluppo per i quali mancavano di esperienza o conoscenza. Lo sviluppo reale richiede tempo: non ci sono soluzioni rapide.

Non tutti i progetti deragliano così male come MTM, e non tutti i bianchi che lavorano in Africa sono sconsiderati. La competenza, ovviamente, è trasversale a razza, classe e genere. Ma la storia di Meyler fa squillare un urgente campanello d'allarme per la struttura, la solidarietà, la responsabilità e l'integrità quando si tratta di sviluppo, se vogliamo continuare a lavorare in questo modo.