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Conversazione con Gyani Maiya Sen, una delle ultimi parlanti del kusunda, una lingua nepalese in estinzione

Categorie: Asia meridionale, Nepal, Citizen Media, Donne & Genere, Linguaggi

Gyani Maiya Sen del popolo Kusunda. Immagine dell'autore.

Per anni si sapeva molto poco sulla lingua kusunda [1] [it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] del Nepal occidentale e centrale. Il Censimento del 2011, effettuato dall'Ufficio Centrale di Statistica del Nepal, stima che la popolazione dei kusunda [2] [en], una tribù della foresta del Nepal occidentale, sia di circa 273 persone. Per approfondire la conoscenza della lingua e cultura del popolo kusunda, Global Voices ha parlato con Gyani Maiya Sen [3] [en], una donna kusunda e una degli ultimi due parlanti fluenti di questa lingua che oggi sta morendo.

‘I re della foresta’

C'è un caldo afoso e umido, le strade sono deserte, e nemmeno gli autisti dei Tuk-Tuk [4], piccoli veicoli alimentati a batteria, vogliono darci un passaggio. Armati di pesanti treppiedi, fotocamere e altre attrezzature cinematografiche ci siamo recati alla casa di Gyani Maiya Sen nel villaggio di Kulmor, nel distretto di Dang in Nepal. Gyani Maiya Sen [3] [en], kusunda che ha ormai più di 80 anni, è una delle due sole parlanti fluenti della morente lingua kusunda [1]. Si stima che la popolazione dei kusunda sia costituita da 273 persone; gli studi sul campo dei ricercatori hanno tuttavia dimostrato soltanto 150 di loro, dispersi nei distretti di Dang, Rolpa, Pyuthan, Arghakhanchi e Surkhet in Nepal.

I kusunda si sono stabiliti nei villaggi, dopo che i loro antenati hanno trascorso la loro vita nella giungla e nelle caverne come membri di tribù nomadi. Visitavano i villaggi soltanto per chiedere l'elemosina. E molti kusunda si sentono ancora a disagio nel rivelare il loro cognome, poiché vengono ancora trattati come il ‘popolo della giungla’. Oggi tuttavia, hanno preso cognomi thakuri [5] [en] come Shahi, Sen e Khan, correlati con il clan al potere in Nepal. I kusunda dichiarano di essere ban rajas, i re della foresta.

Leggi di più: Lingua indigena nepalese con solo due parlanti rivede la speranza grazie ad un nuovo dizionario [6].

La lingua Kusunda è una lingua isolata, questo significa che non è imparentata con nessuna altra lingua nel mondo. Purtroppo è anche definita da una giovane generazione che ha smesso di parlarla, abbandonando la lingua a una lenta decadenza man mano che le vecchie generazioni si estinguono. Oltre a Gyani Maiya, sua sorella Kamala, cinquantenne, è un'altra parlante fluente della lingua della sua comunità.

Uday Raj Aaley, un ricercatore devoto a far rivivere la lingua kusunda, parla anche questa lingua. Gyani Maiya si chiede tuttavia preoccupata se sua nipote Rakshya parlerà mai la sua madrelingua e manterrà viva la tradizione. Quando abbiamo incontrato Gyani Maiya, era impegnata a pelare mango verdi insieme a sua nipote. Stava insegnando a sua nipote a pelare, affettare ed essiccare i mango per utilizzarli in futuro, ma parlavano purtroppo in nepalese.

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Gyani Maiya Sen con sua nipote. Immagine dell'autore.

Niente zoccoli, solo artigli

Quando abbiamo cominciato a parlare con Gyani Maiya, e lei ha iniziato a raccontarci la loro cultura e tradizione, una vacca randagia è entrata nella cascina. E lei si è alzata improvvisamente dalla sua sedia, è scesa dal ‘lisno’ (un tronco di legno con la forma di una scala), e ha mandato via il bovino. Quando è ritornata, ci ha raccontato le tradizioni alimentari dei kusunda. Ha detto: “I kusunda evitano gli animali con gli zoccoli, ma amano mangiare quelli con gli artigli.” Non toccherebbero nemmeno il bestiame, compresi capre e maiali. Non ucciderebbero neanche un cervo, né mangerebbero carne di cervo, dimostrando così come coesistono con la natura.

Amano tuttavia mangiare i volatili, il fagiano è il loro prediletto. E il rettile varano è la loro cacciagione preferita. È così speciale che è diventato parte della cerimonia matrimoniale, dove devono presentano il suo uovo, la sua carne, gli abiti e naturalmente del denaro alla futura famiglia della sposa. Finché non riescono a trovare un uovo del varano, non può svolgersi la conversazione iniziale tra le parti interessate. E la mancanza di carne del rettile significa ‘nessun matrimonio’.

The bag and the snare Image by author. [8]

Il sacchetto e la trappola. Immagine dell'autore.

A più di 80 anni, ancora a caccia e nell'orto

Ha poi preso un'intricata massa di corde. La rete di corde è una trappola per prendere i giovani fagiani e un sacchetto è destinato a trasportare i volatili intrappolati. Fabbricata con corde estratte da piante rampicanti selvatiche, la trappola è chiamata ‘aant‘ e il sacchetto è denominato ‘aamji‘ nella lingua kusunda. I kusunda legano la trappola tra due alberi, si nascondono nelle vicinanze ed emettono suoni come quelli dei fagiani, mettendo foglie di cyca tra le loro labbra. Quando i volatili passano attraverso gli alberi, rimangono intrappolati e vengono poi catturati e trasportati in un sacchetto di rete forato.

Mentre eravamo impegnati a documentare le speciali parole della lingua kusunda, ho visto uno sciame di minuscoli insetti diretto verso una piccola cavità in un ceppo di legno. Non sono né api mellifere né mosche, vengono chiamati ‘putka’, come spiega Gyani Maiya e producono una sostanza dolce, simile al miele.

Gyani Maiya ci ha infine mostrato la sua cascina. Ha piantato patate dolci in ogni nicchia e fessura. Con l'aiuto di una piccola vanga ne ha dissotterrate alcune, mettendole in un aamji. Per una donna che ha più di 80 anni, ha ancora una corporatura robusta. E soprattutto il suo tono autoritario è l'evidenza dell'aura che probabilmente la circondava quando era giovane: potente come una ‘regina della giungla’.

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Putka. Immagine dell'autore.