- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

La crescita economica dell'Africa sotto esame

Categorie: Africa sub-sahariana, Nord America, Canada, Nigeria, Ruanda, Citizen Media, Economia & Business, Sviluppo

Questo articolo fa parte della nostra copertura speciale Sviluppo Globale 2011 [1] [en, come i link seguenti].

Mentre la African Development Bank ha annunciato nel 2011 il declassamento della previsione di crescita in Africa, come un risultato dell'instabilità [2] in varie regioni del continente, il tasso di rendimento sull'investimento straniero è più elevato in Africa che nelle altre regioni in via di sviluppo [3].

Malgrado ciò, la percezione condivisa da molti investitori è che fare affari in Africa sia un gioco rischioso e che il continente debba ancora raggiungere lo status di terra delle opportunità.

Molte imprese hanno dimostrato che questa percezione è errata. In questo video dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici (OECD), Donald Kaberuka e altri discutono dell'Africa come una nuova frontiera dei mercati emergenti:

Eric Kacou in Kigali ritiene che quello che serve nel continente è un nuovo genere di imprenditori; quelli che definisce gli “Imprenditori Archimede [4]“. Kacou ne spiega il significato:

Telephone entrepreneur on the streets around Church Square, Pretoria, South Africa. Image by Flickr user The Wandering Angel (CC BY 2.0). [5]

Imprenditore telefonico in strada a Church Square, Pretoria, Sudafrica. Immagine dell'utente di Flickr The Wandering Angel (CC BY 2.0)

besides the unusual spark in [their] eyes, combine obsession to succeed and moral purpose so his heart will drive him to the right direction, wherever it is.

Oltre all'insolito entusiasmo nei [loro] occhi, combinano l'ossessione di riuscire e l'obiettivo morale, quindi il cuore li guiderà nella giusta direzione, ovunque essa sia.

Oltre al riconoscimento delle reali potenzialità, molti imprenditori africani stanno semplicemente lottando contro la generale percezione di squallore e desolazione per il continente. Ad esempio Donald Bobiash [6], Direttore Generale per l'Africa presso l'organo commerciale Foreign Affairs and International Trade Canada, ha scritto quanto segue  [7]sulla conferenza “Africa Rising”, tenutasi a Toronto il 14 e 15 marzo 2011:

while the media likes to talk about what is wrong with Africa, we are here to talk about what is right in Africa.

Mentre ai mezzi di informazione piace parlare di quello che è sbagliato in Africa, noi siamo qui per parlare di quello che è corretto in Africa.

Sicuramente, come un'analisi di The Economist ha sottolineato [8]:

over the ten years to 2010, six of the world’s ten fastest-growing economies were in sub-Saharan Africa

Nel decennio fino al 2010, sei delle economie che sono cresciute più rapidamente erano nell'Africa subshariana.

Le ragioni di questa rapida crescita nella regione non sono tuttavia intuitive. In un rapporto dell'Istituto Globale Mckinsey, Acha Leke e altri esaminano la varie ragioni alla base della crescita dell'Africa [3]:

…yet the commodity boom explains only part of Africa’s broader growth story. Natural resources, and the related government spending they financed, generated just 32 percent of Africa’s GDP growth from 2000 through 2008.The remaining two-thirds came from other sectors, including wholesale and retail, transportation, telecommunications, and manufacturing.

…eppure l'esplosione delle materie prime spiega solo una parte della storia di più ampia crescita in Africa. Le risorse naturali e la correlata spesa pubblica del governo che hanno finanziato, hanno generato soltanto il 32% della crescita del PIL in Africa, dal 2000 fino al 2008. I rimanenti due terzi provengono da altri settori, inclusi il commercio all'ingrosso e al dettaglio, il trasporto, le telecomunicazioni e l'industria manifatturiera.

Gli imprenditori impersonano la crescente tendenza di cogliere le opportunità che il continente presenta. Tal Dehtiar di Oliberté Shoes, una società di fabbricazione di calzature che opera in Etiopia e Liberia, è una di loro. Ha scritto in un blog intitolato Oliberté, This is Africa [9] la ragione per investire [10] nel continente:

we never have and still don't see an Africa that's categorised by negative generalizations. Oliberté believes that with the right partners, each country within Africa has the means to grow and support its people.

Non abbiamo mai visto e non vediamo ancora una Africa categorizzata da generalizzazioni negative. Oliberté crede che con i giusti partner, ogni nazione all'interno dell'Africa abbia i mezzi per crescere e sostenere la propria popolazione.

Molti imprenditori africani ritengono che malgrado le tre linee basilari – finanziaria, sociale, ambientale – siano il nuovo termine in voga per le società che investono nei paesi in via di sviluppo, un fatto che deve essere chiarito è che l'Africa non sarà in grado di sostenere la crescita se i finanziamenti sono soltanto sulla “microfinanza” e il finanziamento ad una donna con “50 dollari”.

[11]

Differenze nell'importo medio delle transazioni tra fondi di patrimonio privato e fondi di sviluppo internazionale. Crediti del diagramma all'autore dell'articolo.

Il sito African Entrepreneur spiega [12]:

Development, social and micro-finance are not evil. They have their role and do help keep millions out of poverty. But Africa cannot develop by simply trying to not be poor. We need real multi-million dollar financing for African innovation. Is there risk? Of course there is, but no more than funding an online pet shopping site in Silicon Valley.

Sviluppo, sociale e microfinanza non sono un male. Hanno il loro ruolo e aiutano a mantenere milioni di persone fuori dalla povertà. L'Africa non può però evolversi tentando semplicemente di non essere povera. Abbiamo bisogno di reali finanziamenti multimilionari per l'innovazione in Africa. Esiste un rischio? Naturalmente esiste, ma non è maggiore a quello del finanziamento di un sito di acquisti online per animali domestici nella Silicon Valley.

Si prosegue citando Mfonobong Nsehe in un articolo Forbes [13]:

Africa has its own Mark Zuckerbergs, Andrew Masons, Mark Pincuses, Larry Pages and Sergey Brins. But it lacks its own Yuri Milners,John Doerrs, Vinod Khoslas and Y Combinators. […] Africans can create hugely successful tech products that will sweep the world off its feet. There are several entrepreneurs out there waiting to break through, but their ideas might never see the light of day because of a lack of seed finance.

L'Africa ha i propri Mark Zuckerberg, Andrew Mason, Mark Pincuse, Larry Page e Sergey Brin. Ma le mancano i propri Yuri Milner, John Doerr, Vinod Khosla e Y Combinator. […] Gli africani possono creare prodotti tecnologici di enorme successo. che faranno perdere la testa al mondo. Ci sono numerosi imprenditori là fuori in attesa di sfondare le porte, ma le loro idee non vedranno forse mai la luce del giorno, per mancanza di finanziamenti di realizzazione.

La conferenza sulla crescita dell'Africa, Africa Rising Conference [14], si è conclusa con le seguenti osservazioni del Dott. John Preece [15]:

The overall feeling was one of great positivity and potential, with the general perceptions of Africa not matched by the reality of strong economic growth and exceptional creativity (I was often reminded of a Hans RoslingTEDtalk: Let my dataset change your mindset)”.

La sensazione generale è di grande positività e potenziale, con le percezioni generali dell'Africa che non corrispondono alla realtà di una forte crescita economica ed eccezionale creatività (mi è venuto spesso in mente un TEDtalk di Hans Rosling: “Lascia cambiare la tua mentalità a partire dal mio set di dati”).

Questo articolo fa parte della nostra copertura speciale Sviluppo Globale 2011 [1].