Sérgio Moro, il giudice federale responsabile dell'operazione anticorruzione “Lava-Jato” [pt, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] (cioè Operazione Autolavaggio) è stato scelto come Ministro della Giustizia dal governo del nuovo presidente brasiliano eletto Jair Bolsonaro.
Moro è una figura controversa, considerato da molti brasiliani come il simbolo della lotta contro la corruzione, ma da altri come una persona colpevole di iniziative faziose, mirate a perseguire alcune figure politiche anziché altre.
Un discepolo dell'operazione “Mani Pulite”
L’ Operazione Autolavaggio [it] è il nome dato ad una serie di indagini sulla corruzione iniziate nel 2014, che deve il suo nome al fatto che le indagini si erano inizialmente concentrate sui distributori di benzina di Curitiba, la capitale dello stato meridionale del Paraná, usate per riciclare denaro, ma che ha finito per portare alla luce un vasta rete di tangenti che gli appaltatori brasiliani pagavano ai politici di vari partiti.
Essendo il giudice in carica del 13° Tribunale Federale di Curitiba, Sérgio Moro è stato una figura di primo piano in molti dei processi mediatici connessi all'operazione. In virtù della sua grande ammirazione per l'operazione italiana Mani pulite [it] durante la quale si era indagato sulla corruzione dell'élite politica italiana negli anni '90, Moro ha applicato strategie che si ispiravano a quelle usate dal Pubblico Ministero Antonio Di Pietro [it] a capo dell'operazione italiana.
Allo scopo di mobilitare l'opinione pubblica e ottenere il suo sostegno nei confronti dell'operazione, il team investigativo ha lavorato a stretto contatto con gli organi di stampa, organizzando incessanti conferenze stampa, rendendo disponibili le registrazioni delle indagini pubbliche e diffondendo strategicamente informazioni segrete ai giornalisti.
Gli elementi controversi dell'operazione “Autolavaggio”
La decisione di rendere mediatici i processi dell’ Operazione Autolavaggio ha indubbiamente fatto sì che il team investigativo potesse contare sul supporto mediatico di una parte significativa della popolazione brasiliana. Tuttavia, alcune iniziative hanno lasciato molti sconcertati, portandoli ad accusare gli investigatori di avere in realtà motivazioni politiche, ossia di aver voluto intenzionalmente attaccare il governo e i politici del Partito dei Lavoratori (PT), che ha governato il Brasile dal 2002 al 2016.
Uno dei principali eventi controversi relativi a Sérgio Moro è quello di aver divulgato le registrazioni audio di un'intercettazione di una telefonata tra l'allora presidente Dilma Rousseff e l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Ciò era tecnicamente illegale perché in primo luogo la telefonata coinvolgeva un presidente in carica, ed avrebbe quindi dovuto essere stata la Corte Suprema a decidere quali parti della conversazione dovevano restare secretate. In secondo luogo, solo la Corte Suprema ha di fatto il potere giurisdizionale sulle intercettazioni telefoniche, anche se molti esperti legali brasiliani hanno opinioni diverse in materia.
L'altro evento controverso riguarda il magistrato Rogério Favreto, della Corte d'Appello dove si stava celebrando il processo contro Lula, che nel luglio del 2018 ha deciso di scarcerare l'ex presidente. In quell'occasione, Moro, che a quel tempo non era più il giudice responsabile del caso Lula e si trovava in ferie, ha inviato un messaggio invitando la polizia federale a ignorare la decisione del giudice.
Più di recente, ossia una meno di una settimana prima della prima tornata delle elezioni presidenziali, Moro ha reso pubblici i termini del patteggiamento concordati con Antônio Palocci, il Ministro dell'Economia del governo Lula negli anni 2003-2006, che hanno finito per coinvolgere Lula nello scandalo sulla corruzione Petrobras.
Le informazioni rilasciate dall'ex ministro di Lula non hanno fornito nuovi elementi di indagine e non erano supportate da prove. Per questo motivo, il primo tentativo di patteggiamento di Palocci non era stato accettato dalla task force dell’ Operazione Autolavaggio nello stato del Paraná.
Dopo la sua nomina, il Generale Hamilton Mourão, vicepresidente eletto, ha fatto sapere alla stampa che già durante la campagna elettorale Moro era stato invitato a far parte del gabinetto di governo. Ciò sembra suggerire che sapesse già che sarebbe stato invitato a far parte del governo di Bolsonaro nel momento in cui ha reso note le informazioni che avrebbero danneggiato il candidato del Partito dei Lavoratori.
Moro come “superministro”
Bolsonaro ha annunciato di voler unire il Ministero della Giustizia e il Ministero della Sicurezza Pubblica, creato dall'attuale presidente Michel Temer, nonché di affidare a tale ministero responsabilità che sono attualmente di competenza di altri organi del governo.
Si è insinuato che i poteri del Ministero della Trasparenza, della Supervisione e del Controllo verrebbero trasferiti al nuovo ministero, facendolo diventare di fatto una sorta di “superministero”.
Sérgio Moro dovrà lasciare la magistratura e ritirarsi dall’ Operazione Autolavaggio per poter entrare a parte del gabinetto di Bolsonaro nel gennaio 2019.
Polemiche sulla sua nomina
Al pari di molte delle azioni intraprese dal giudice federale durante l'Operazione Autolavaggio, la nomina di Moro ha suscitato opinioni contrastanti. I sostenitori del candidato eletto dal presidente vedono la nomina come un segno dell'intenzione del governo di rafforzare la lotta contro la corruzione, mentre le voci critiche affermano che la sua nomina non farebbe altro che confermare la parzialità politica delle azioni di Moro, dimostrata durante l'Operazione Autolavaggio.
Il giudice è stato colui che ha incarcerato e condannato Lula, che avrebbe dovuto partecipare alla corsa elettorale nel 2018 (ed era in testa alle preferenze fino al momento in cui ha ritirato la sua candidatura), a seguito di un processo molto controverso. Inoltre, la diffusione di informazioni segrete in momenti critici ha causato danni irreparabili al Partito dei Lavoratori, favorendo di fatto i sostenitori di Bolsonaro.
Nel commentare la nomina, Ciro Gomes, ex governatore dello Stato del Ceará e terzo candidato per numero di voti nella prima tornata delle elezioni presidenziali di ottobre, ha criticato il giudice, riferendosi in particolare alla possibilità che Bolsonaro lo nomini giudice della Corte Suprema (visto che si renderebbero vacanti due posti durante la sua amministrazione):
Acho Moro um juiz político, politiqueiro. Então, é muito melhor que ele fique no Ministério do que no Supremo. Ele deveria assumir logo a política. A aptidão dele para a política é completa. Só que com a toga vira uma aberração.
Ritengo Moro un politico, o meglio un giudice che fa una politica meschina. Quindi, penso che sia meglio che rimanga al Ministero anziché passare alla Corte Suprema. È ormai chiaro che il suo principale interesse è la politica. Il suo talento per la politica è assoluto. E vederlo indossare una toga sarebbe aberrante.