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La Francia ricerca tre alti funzionari siriani per la morte di due cittadini franco-siriani

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Francia, Siria, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Legge

Mazen Dabbagh (destra) e suo figlio (sinistra). Foto ampiamente diffusa sui social media. Usata con permesso.

In una nuova mossa vista come un tentativo di giustizia per le vittime dei crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Siria, nel novembre 2018 dei giudici francesi hanno emanato [1] [en, come i link a seguire, salvo diversa indicazione] un mandato di arresto per tre ufficiali dell’intelligence siriana accusati di “complicità nei crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.

I tre ufficiali sono ricercati in collegamento con la detenzione e la sparizione di due cittadini franco-siriani: Mazen Dabbagh e suo figlio Patrick [1]. I due sono stati arrestati dagli agenti dell’intelligence dell’aereonautica militare siriana nel novembre 2013, e fermati all’aeroporto militare di Mezzeh.

La famiglia Dabbagh venne poi informata che Mazen e Patrick erano morti in custodia, rispettivamente nel novembre 2017 e gennaio 2014.

La guerra in Siria ha lasciato un’oscura scia di morte e distruzione. Secondo le stime, da marzo 2011 sono scomparse oltre 95.000 [2] persone, e si crede che più di 80.000 persone siano sparite per mano del regime siriano. Molti sono morti sotto custodia, per le torture inflitte nelle prigioni e nei centri di detenzione.

I giudici francesi hanno emanato mandati di arresto per il Generale maggiore Ali Mamlouk, Abdul Salam Mahmpud e Jamil Hassan.

Il Generale Maggiore Ali Mamlouk è nato a Damasco nel 1946. Mamlouk è un nome molto noto nell’ambito dell’oppressione durante lo scoppio delle rivolte del 2011 in Siria.

Ha lavorato come direttore dell’Intelligence dell’aeronautica militare tra il 2003 e il 2005, ed è salito di livello durante il regno di Hafez Assad prima e del figlio Bashar dopo.

Nel 2005, Assad lo ha nominato capo del dipartimento di sicurezza generale in tempi politici pieni di tensione, dato che era il periodo dell’assassinio del Primo Ministro Libanese Rafik Hariri di cui si pensava fosse fautore il regime siriano.

Le organizzazioni per i diritti umani lo identificano come colui che controlla l’arsenale chimico siriano e che lo ha utilizzato contro i prigionieri politici di Palmyra tra il 1985 e il 1995.

Dopo l'attacco suicida [3] di Damasco nel luglio 2012, Mamlouk ha preso il posto di Hisham Bakhtiyar, morto in seguito alle ferite riportate, come Direttore della Sicurezza Nazionale.

Un ex ministro Libanese dell’informazione, Michel Samaha, ha confessato [4] di aver ricevuto dei fondi da Mamlouk per uccidere figure politiche libanesi. Il 4 febbraio 2013, gli ufficiali libanesi hanno emanato un mandato d'arresto [5] per Mamlouk.

Secondo voci [6]che circolavano nel 2015, era pronto a fuggire dal paese e per questo è stato messo agli arresti domiciliari. Ci sono state anche delle voci per quanto riguarda le sue condizioni di salute, che affermavano che stava morendo in un ospedale di Damasco. Per reprimere queste voci, si è recato a visitare Jeddah in Arabia Saudita e Muscat in Oman. Nel febbraio 2018 ha fatto visita a Roma, [7]fregandosene delle sanzioni dell’Unione Europea del maggio 2011 che gli imponevano il divieto di viaggio chiedendo il congelamento delle sue proprietà, visto che era considerato uno dei principali orchestratori di atti di violenza contro i manifestanti anti regime.

Abdul Salam Mahmoud era stato assunto come direttore dell’Intelligence dell’aeronautica nel 2010. È coinvolto nell’uccisione di civili siriani inclusi le vittime del massacro di Saida dell’aprile 2011, dove ha perso la vita Hamza al Khatib, un ragazzino di 13 anni il cui corpo è stato mutilato dopo il suo arresto e che è diventao poi simbolo [8] della rivoluzione siriana e della brutalità del regime contro i manifestanti. Mahmoud è sottoposto alle sanzioni dell’Unione Europea dal 2012.

Jamil Hassan è nato a Qarnia, nella Homs rurale, nel 1952. Era diventato direttore dell’intelligence aereonautica nel 2009. Prima dirigeva il ramo dell’intelligence nella parte est del Paese, ed era anche il capo dell’aeroporto militare di Mezzeh.

Il nome di Hassan è strettamente collegato alle violente repressioni delle proteste del 2011. Era stata riportata una sua frase in cui affermava che Bashar avrebbe dovuto copiare le tattiche brutali usate dal padre nel massacro di Hama negli anni ‘80.

A giugno, la Germania [9] ha emanato un mandato di arresto nei suoi confronti. Il giornale tedesco Der Spiegel ha riportato che il pubblico ministero lo accusa di aver coperto i crimini commessi dalle forze di sicurezza siriane, tra cui tortura, stupro e uccisione di centinaia di persone tra il 2011 e il 2013.

Questi mandati di arresto sono simbolici?

Mohammad Al-Abdullah, attivista di diritti umani e direttore esecutivo del Syria Justice & Accountability Centre, dice a Global Voices che questi mandati servono come strumento per mettere sotto pressione gli ufficiali del regime:

These warrants are symbolic up to a point. They serve more as a tool of pressure than a means of criminal prosecution, as the possibility of the three officials visiting Europe is very unlikely. Some opine that the warrants would diminish their role in Syria’s future and spell an end for their political life, and that negotiations shall exclude them from security posts during the interim phase. There are no guarantees that this would be the case, though. Until now, these opinions are mere wishful thinking.

Questi mandati sono simbolici fino a un certo punto. Servono più come strumento di pressione che come procedimento criminale, dato che è molto improbabile che i tre ufficiali arrivino in Europa. Alcuni pensano che questi mandati possano far diminuire il ruolo dei tre nel futuro della Siria sancendo la fine delle loro attività politiche, e che le negoziazioni debbano farli escludere dalle loro posizioni durante la fase provvisoria. Non ci sono garanzie che sarà così. Fino ad adesso, queste opinioni sono semplici pensieri.

La Siria non è un firmatario dello Statuto di Roma [10] [it], e quindi i tentativi di portare la situazione di fronte alla corte criminale internazionale sono sempre stati fermati [11] dal veto di Russia e Cina, i due paesi che hanno il diritto di fare ciò e che sono stretti alleati del regime di Assad, bloccando qualsiasi possibilità di un’indagine per crimini di guerra in Siria e di portare gli accusati alla giustizia.

Le famiglie delle vittime sono lasciate con pochi opzioni a parte la giurisdizione extraterritoriale, definita come abilità legale del governo nell’esercitare autorità legale oltre i confini nazionali. Gli attivisti siriani e le famiglie delle vittime stanno presentando i casi al di fuori dalla Siria, nei loro paesi di residenza inclusi Germania, Svezia e Francia.

Nell’agosto 2010, il parlamento francese ha adottato una legge che dà ai tribunali francesi la giurisdizione su crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in un altro paese. Sotto la legge francese, qualsiasi sospettato che si trovi su sul territorio francese può essere indagato e messo sotto processo per accuse di tortura. Quindi, le vittime di tortura e di sparizione forzate possono presentare una denuncia al pubblico ministero francese a prescindere dal loro luogo di residenza.

Tuttavia, la speranza nell’ottenere giustizia è scemata. Nel luglio del 2018 il governo siriano ha rilasciato i certificati di morte [12] dei prigionieri politici con un ritmo senza precedenti, attribuendo il decesso ad “attacchi di cuore”.

I mandati di arresto possono scuotere il senso di apatia sul destino di decine di migliaia di siriani vittime della guerra. La responsabilità è cruciale per ricucire insieme un paese devastato dalla guerra, e molti sperano che i mandati di arresto siano un coraggioso passo verso questa direzione.