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Di fronte ad attacchi mirati, la minoranza cristiana dello Yemen lotta per la sopravvivenza

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Libano, Yemen, Censorship, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Libertà d'espressione, Religione

Galileo a Sana'a, Yemen. Foto utilizzata con permesso.

Lontano dai riflettori dei media, in Yemen la minoranza cristiana del paese sta lottando per sopravvivere nonostante l'aumento di attacchi mirati e la completa distruzione di edifici adibiti a funzioni religiose.

Human Rights Watch ha riportato [1] [en, come tutti i link successivi] che nel 2015 erano stati portati a termine tre attacchi contro enti cristiani nella città portuale di Aden, nel sud del paese. Sempre ad Aden, nel 2016, un sacerdote indiano era stato rapito e torturato [2] durante un attacco a una delle case delle Missionarie della Carità, nel quale rimasero uccise quattro suore. Gli uomini armati, presumibilmente membri dello Stato islamico (ISIS), lasciarono scritte sulle pareti [1] dell'edificio: “Non c'è Dio, ma Allah. Maometto è il suo messaggero. Lo stato islamico. Che Dio maledica cristiani ed ebrei”. A causa di queste difficili condizioni, molti cristiani in Yemen sono stati costretti a praticare la propria religione di nascosto.

‘Galileo’ (uno pseudonimo) ha circa trent'anni. È diventato ateo per alcuni mesi prima di convertirsi al cristianesimo tre anni fa e spiega che questa scelta ha, da allora, messo la sua vita a repentaglio quotidianamente. Galileo è uno dei circa 41.000 cristiani yemeniti nel paese [1], anche se ritiene che il numero sia assai superiore e si avvicini piuttosto ai 70.000.

Galileo descrive i rischi che si trova ad affrontare, in mezzo al conflitto in corso nel paese, per via della sua affiliazione religiosa così:

It would cost them less than a dollar to kill me.  It may happen at any time. They killed my friends; can you imagine what it’s like getting killed for praying? For being peaceful? You think it is scary? My friends were not afraid. I may die at any time but I am not afraid. The Lord is my rock, my fortress and my deliverer.

Non gli costerebbe nulla uccidermi. Può succedere in qualsiasi momento. Hanno ucciso i miei amici. Venir uccisi per aver pregato? Pacificamente? Pensate sia spaventoso? I miei amici non avevano paura e io stesso potrei morire in qualsiasi momento, ma non ho paura. Il Signore è la mia roccia, la mia salvezza, il mio liberatore.

In Yemen, i cristiani vengono perseguitati per la loro fede. Molti in Yemen percepiscono lasciare l'Islam come un tradimento punibile con la morte, spingendo molti a nascondere la propria fede, perfino ai propri genitori:

Many [Yemeni] had to flee but many are converting and getting baptized. Christianity in Yemen is growing despite the risks we have to face. They are seeing the truth in the bible, there’s some sort of spiritual catharsis they feel. And the violence they’re facing is making them seek peace. They found peace in the bible.

Molti [yemeniti] sono dovuti fuggire, ma molti altri si convertono e si fanno battezzare. Il cristianesimo nello Yemen sta crescendo nonostante i rischi che dobbiamo affrontare. Si raggiunge una sorta di catarsi spirituale attraverso le verità della Bibbia. La violenza che si trovano ad affrontare, li porta a cercare la pace e la trovano nella Bibbia.

Chi fa parte di una delle comunità cristiane nel paese spesso prega in appartamenti vuoti e cancella le chat online:

We keep on changing our location. We don’t want them to notice our regular meetings underground. Christians in Yemen dream of praying in a church. Christian women dream of wearing a necklace with a cross. I want to get the cross tattooed on my chest. It is an act of revolt that my soul needs. But I am aware it is a suicidal act. I can’t even like posts about Christianity on social media.

Ci spostiamo in continuazione. Non vogliamo che si accorgano che teniamo incontri regolari clandestinamente. I cristiani in Yemen sognano di poter pregare in una chiesa un giorno. Le donne cristiane sognano di poter indossare collane con la croce. Voglio tatuarmi una croce sul petto. È un atto di rivolta di cui la mia anima ha bisogno. Ma sono consapevole che sarebbe un atto suicida. Non posso nemmeno mettere mi piace a post sul cristianesimo sui social media.

Ripete che non ha paura della morte, ma piuttosto di dover lasciare la sua comunità:

Death doesn’t scare me, but leaving Christians who need me does. They need my support, I have a mission here.

La morte non mi fa paura, ma lasciare i cristiani che hanno bisogno di me, quello sì. Hanno bisogno del mio supporto, ho una missione qui.

Galileo crede che le azioni parlino più delle parole, e proprio per le sue azioni è stato arrestato a Sana'a, dove vive. Nel Natale del 2017, gli Houthi lo hanno arrestato e torturato per giorni, per essersi vestito da Babbo Natale e aver dato ai bambini giocattoli e cibo.

They humiliated me. They beat me nonstop for 4 days. When I convinced them that I am not Christian, that I was just helping kids; they let me go.

Mi hanno umiliato. Mi hanno picchiato per quattro giorni senza tregua. Solo quando sono riuscito a convincerli che non ero cristiano ma stavo solo aiutando i bambini, allora mi hanno lasciato andare.

Le forze filogovernative hanno sede nella città portuale meridionale di Aden, mentre gli Houthi controllano le principali province del nord, compresa la capitale dello Yemen, Sana'a. Al-Qaeda e ISIS si sono diffusi anche a causa delle molteplici lotte di potere regionali, locali e internazionali. Nonostante le torture, Galileo non ha rimpianti. Crede che i cristiani siano diventati doppiamente vulnerabili durante il conflitto tra ribelli Houthi e forze governative yemenite, sostenute dalla coalizione guidata dai sauditi.

We need help, I don’t know how or who should help us. We’re dealing with militias, not a government, which makes it harder for us to find a solution. I am glad you’re helping me get my voice heard; I’m tired of living in the shadows. The media shows Yemenis starving but what we crave the most is freedom of speech, freedom of religion. Food is for the body but freedom is for the soul.

Abbiamo bisogno di aiuto, ma non so come e da parte di chi. Abbiamo a che fare con delle milizie, non con un governo, il che rende ancora più difficile trovare una soluzione. Sono felice che tu mi stia aiutando a far sentire la mia voce, sono stanco di vivere nell'ombra. La stampa mostra yemeniti che muoiono di fame, ma ciò che desideriamo di più è la libertà di parola, la libertà di religione. Il cibo è per il corpo ma la libertà è per l'anima.

Dopo numerosi ostacoli, Galileo è riuscito ad arrivare in Libano a novembre 2018, dove è finalmente riuscito a realizzare il suo sogno di pregare in una chiesa senza alcun timore. Nonostante questo, si è rifiutato di rimanere in Libano a lungo, perché ritiene che la sua comunità in Yemen abbia ancora bisogno di lui.

Al suo ritorno a Sana'a, è stato contattato dagli Houthi che controllano la regione. Ha provato a fuggire e rifugiarsi a Al Hudaydah, dove vive la madre. Ma quando le ha detto di essersi convertito al cristianesimo, lei non lo ha accettato ed è dovuto tornare a Sana'a, dove è stato arrestato.

Durante la stesura di questo articolo, a un certo punto Galileo è stato irraggiungibile per alcuni giorni. In seguito abbiamo appreso da lui che ha trascorso circa 20 giorni in carcere, prima di essere rilasciato il 9 gennaio 2019. Ha detto di essere stato sottoposto a torture fisiche e psicologiche.

Galileo vive ora in clandestinità perché crede che lo abbiano rilasciato per poterlo seguire e per rintracciare la sua comunità. Gli Houthi hanno i suoi dati, quindi non può uscire dal territorio sotto il loro controllo. Dice che ha bisogno di sostegno pubblico e diplomatico per uscire dallo Yemen il prima possibile, perché potrebbe venir ucciso in qualsiasi momento.