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Rafforzare il ruolo delle donne è la chiave per sradicare la fame nel mondo?

Categorie: Africa sub-sahariana, Asia meridionale, Filippine, Ghana, India, Nepal, Uganda, Alimentazione, Ambiente, Citizen Media, Donne & Genere, Sviluppo

Questo articolo fa parte del nostro dossier Obiettivi del Millennio e Sviluppo Globale 2011 [1] [it].

Questo articolo è stato commissionato come parte di una serie sull'Insicurezza Alimentare [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di Pulitzer Center/Global Voices Online. Questi rapporti illustrano la documentazione multimediale pubblicata sul portale di Pulitzer sull'Insicurezza Alimentare (Pulitzer Gateway to Food Insecurity [3]) e dei blogger che discutono tali questioni in tutto il mondo. Condividi la tua storia sull'insicurezza alimentare qui [4].

Mentre i prezzi globali degli alimenti continuano a rimanere elevati [5], con un potenziale aumento all'orizzonte a causa dell’impennata dei prezzi del petrolio e le preoccupazioni per l'approvvigionamento [6], gli esperti dicono che c'è una soluzione spesso ignorata per combattere la fame: le donne.

Divario di genere

Woman farmer harvesting high yielding maize variety. Image by Flickr user IITA Image Library (CC BY-NC 2.0). [7]

Un agricoltrice raccoglie una varietà di mais ad alto rendimento. Immagine da Flickr dell'utente IITA Image Library (CC BY-NC 2.0).

Le donne sono vitali per la produzione di cibo in molti Paesi in via di sviluppo, costituendo in media il 43% della forza lavoro nell'agricoltura. Alcuni stimano che un 80% [8]delle persone coinvolte nelle coltivazioni in Africa e il 60% in Asia siano donne.

Presso il forum Envision del 2011, tenuto nella città di New York, durante un pannello focalizzato sul ruolo delle donne nell'alleviare la fame e la povertà, il sottosegretario generale e amministratore associato del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, Rebeca Grynspan, ha detto:

Even talking only about the rural areas, women produce 50 percent of the food of the world. They receive only 1 percent of the credit but they produce 50 percent of the food.

Anche parlando soltanto delle aree rurali, le donne producono il 50% del cibo nel mondo. Ricevono soltanto l’ 1% del credito, ma producono il 50% dell'alimentazione.

Oltre ad una mancanza di riconoscimento, un rapporto pubblicato nel 2011 [9] dall'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (ONU) dichiara che i ruoli delle donne nell'agricoltura variano all'interno delle regioni. Inoltre le donne hanno sistematicamente minore accesso alle risorse e opportunità rispetto alle loro controparti maschili. Chiudere questo divario di genere potrebbe sollevare ben 150 milioni di persone dalla fame.

Ma. Estrella A. Penunia, in un articolo sul sito web dell'Associazione degli Agricoltori Asiatici per lo Sviluppo Rurale Sostenibile, elenca sei ragioni chiave [10] sul perché dobbiamo sostenere le agricoltrici, comprese le questioni della sicurezza alimentare. Contemporaneamente, Emily Oakley, un agricoltorice degli Stati Unitiche ha studiato l'agricoltura su piccola scala in decine di nazioni, riflette in un articolo pubblicato da In Her Field riguardo alle donne nell'agricoltura [11]:

In most places I have visited, women are more than just supporters of agriculture; they partner with their husbands in day-to-day tasks, decision-making, and planning.  In Kenya, it is far more typical to see a woman by herself with a child strapped on her back turning up a field with a hoe in hand than it is to see her joined by her husband.  In a remote village of Western Nepal (the kind of remote that means half a day’s walk to the nearest road), the farmer everyone in town agreed was most innovative was a woman.  Her farm stood out on the hillside as an oasis of growth and diversity where other farms were experiencing soil erosion and poor yields.  I recently participated in a farmer-to-farmer project in the Dominican Republic focusing on women farmers in commercial hoop house production of bell peppers.  This is just the tiniest taste of women’s work in agriculture.

In molti luoghi che ho visitato, le donne sono ben più che semplici sostenitori dell'agricoltura; fanno coppia con i loro mariti nelle attività quotidiane, decisioni e pianificazioni. In Kenya, è molto più tipico vedere una donna da sola, con un bambino avvolto sulla sua schiena, mentre smuove la terra con una zappa in mano, che vederla accompagnata da suo marito. In un remoto villaggio del Nepal occidentale (il tipo di remoto che significa una mezza giornata a piedi fino alla strada più vicina), l'agricoltore che in città tutti concordano essere il più innovativo è una donna. La sua fattoria emerge dal pendio di una collina come un’ oasi di crescita e diversità, mentre altre fattorie  subiscono l'erosione del suolo e scarso raccolto. Ho partecipato recentemente ad progetto da agricoltore a agricoltore nella repubblica Dominicana, focalizzato sulle agricoltrici nella produzione casalinga per il commercio di peperoni dolci. Questo è solo un minuscolo assaggio del lavoro delle donne nell'agricoltura.

Alimentazione per l'intera famiglia

Molte donne lavorano come agricoltrici di sussistenza, imprenditrici su piccola scala, lavoratrici non retribuiti, o braccianti con salario occasionale. Dando a queste donne gli stessi strumenti e risorse come agli uomini, incluso un migliore accesso ai servizi finanziari, attrezzature tecniche, terreno, istruzione e mercati, si potrebbe aumentare la produzione agricola nei Paesi in via di sviluppo dal 2,5% al 4%, in base al rapporto dell'ONU. Questi profitti nella produzione potrebbero a loro volta ridurre il numero di persone affamate dal 12% al 17%, ovvero da 100 a 150 milioni di persone. C'erano all'incirca 925 milioni di persone malnutrite in tutto il mondo nel 2010.

Rafforzando il ruolo delle donne si potrebbe migliorare anche la sicurezza alimentare per tutta la loro famiglia, dice il rapporto, perché le donne sono maggiormente propense degli uomini a spendere reddito supplementare per l'alimentazione, l'istruzione e altri bisogni primari della famiglia. Dipendra Pokharel, un ricercatore in Nepal, dichiara tuttavia nel suo blog che i ruoli delle donne in casa possono anche significare che i loro bisogni siano ignorati [12]:

Women farmers often have different priorities than their male counterparts, and this can, in many cases, be related to their direct role in feeding their family. In the rural areas of Nepal, traditionally men control the outside world and women the inside of the home. Such traditional perspectives can contribute to the lop-sidedness of ‘gender blind’ information, collected by outsiders with the intention of helping a community. It is usually the men who provide information to the outsiders. This means that women’s priorities are often overlooked, unless they are specifically taken into account. This also supports the view that the female farmers receive less extension services which are needed to transform their subsistence-based farming system to a more commercial one.

Le agricoltrici hanno spesso altre priorità rispetto alle loro controparti maschili e questo può, in molti casi, essere correlato al loro ruolo diretto nell'alimentazione della loro famiglia. Nelle aree rurali del Nepal, gli uomini controllano tradizionalmente il mondo esterno e le donne l'interno della casa. Tali prospettive tradizionali possono contribuire allo sbilanciamento dell'informazione “cieca alle questioni di genere”, raccolta da persone esterne con l'intenzione di aiutare una comunità. Sono solitamente gli uomini che forniscono informazioni alle persone esterne. Questo significa che le priorità delle donne sono spesso ignorate, a meno che siano specificatamente tenute in considerazione. Questo sostiene anche l'idea che le agricoltrici ricevano meno servizi di divulgazione per trasformare il loro sistema agricolo basato sulla sussistenza in uno più commerciale.

Gli agricoltori operano fattorie più piccole rispetto alle agricoltrici, in media soltanto metà o due terzi delle dimensioni in base al rapporto, e le loro fattorie hanno solitamente raccolti minori. Solitamente è anche meno probabile che posseggano terreno o abbiano accesso a terreni affittati. Il rapporto mostra, ad esempio, che le donne rappresentano meno del 5% di tutti i proprietari terrieri nell'Asia occidentale e in Africa settentrionale.

Jane Tarh Takang, che ha lavorato con gli agricoltori nell'Africa occidentale e centrale, ha discusso le questioni dei diritti fondiari [13] in un'intervista di Edith Abilogo pubblicata su FORESTSBlog, il blog del Centro per la Ricerca Forestale Internazionale:

In most communities in Africa, women and girls have very limited access to property and land compared with boys and men. Without land, they cannot produce resources to feed their family or generate income, and this results in extending the poverty cycle to their children. This situation is worse when it comes to widows or unmarried women…In cases where the existing farmlands have been depleted due to unsustainable agricultural practices, men would prefer to reserve the fertile areas for their own use and leave the less fertile ones to the women.

Nella maggior parte delle comunità in Africa, le donne e ragazze hanno un accesso molto limitato alla proprietà e al terreno rispetto ai ragazzi e agli uomini. Senza terreno, non possono produrre risorse per alimentare le loro famiglie o generare reddito. E questo risulta nell'estendere il ciclo della povertà ai loro figli. Questa situazione è peggiore quando si tratta di vedove o donne non sposate… Nei casi in cui i terreni coltivati esistenti siano stati depauperati attraverso pratiche agricole insostenibili, gli uomini preferiscono serbare le aree fertili per il loro proprio uso e lasciare quelle meno fertili alle donne.

Elfinesh Dermeji, un agricoltorice in Etiopia che ha frequentato il Workshop su Genere e Agricoltura Orientata al Mercato ad Addis Ababa nel 2011, ha detto in un articolo nel New Agriculturist che non è sempre facile [14] coinvolgere le donne nell'agricoltura:

In some families when the men are positive and they want their wives to participate, the woman is not business oriented or she's not motivated. On the other side there are some men, when women are motivated and they want to participate, they don't want her to leave the house. They would rather not have that income than have their wife involved in an association.

In alcune famiglie, dove gli uomini sono positivi e vogliono che le loro mogli partecipino, la donna non è orientata agli affari o non è motivata. D'altra parte ci sono uomini, quando le donne sono motivate e vogliono partecipare, che non vogliono che la loro moglie esca di casa. Preferiscono rinunciare a quel reddito, piuttosto che permettere alla propria moglie di essere coinvolta in una associazione.

Una ricerca di soluzioni

Comunque, molti progetti in tutto il mondo stanno coinvolgendo le agricoltrici, dall'incoraggiare le donne in Ghana a comprare trattori [15], a esercitare pressioni sul governo delle Filippine per concedere la nomina della moglie [16] sui titoli fondiari, per aumentare l'uso di tecnologie di informazione e comunicazione  [17]tra gli agricoltori in Uganda.

Su OneWorld South Asia, Ananya Mukherjee-Reed descrive come 250.000 membri Kudumbashree, un network di 3,7 milioni di donne nello Stato del Kerala in India, hanno formato collettivi agricoli [18] per affittare e coltivare congiuntamente il terreno:

‘As farmers, now we control our own time, resources and labour,’ was the refrain I heard over and over again. Dhanalakhsmi, a young woman in Elappully, tells me that the change in her role from a labourer to producer has had a profound effect on her children. ‘They see me differently now. When we are at meetings discussing our farms, our incomes, or simply sharing our problems, they watch with a lot of interest.’

‘Come agricoltori, adesso controlliamo il nostro tempo, risorse e lavoro,’ è stato il motto che ho sentito ripetutamente. Dhanalakhsmi, una giovane donna ad Elappully, mi dice che il cambiamento nel suo ruolo da bracciante a produttore ha avuto un effetto profondo sui suoi figli. ‘Adesso mi vedono diversamente. Quando siamo nelle riunioni per discutere le nostre fattorie, i nostri redditi, o semplicemente condividere i nostri problemi, guardano con molto interesse.’

I blogger dicono però che si può fare di più. In un articolo su Solutions, Yifat Susskind discute sul fatto che gli USA dovrebbero comprare i raccolti dai locali agricoltori africani [19] come parte dei loro aiuti all'estero. Dipendra Pokharel dice che le donne rurali devono guadagnare spazio sociale e politico [12] nei domini privati e pubblici. Melissa McEwan, nel blog Shakesville negli USA, mette in questione il concetto erroneo che soltanto gli uomini siano agricoltori, con una collezione di almeno 100 foto di agricoltori donna in tutto il mondo [20]. Il rapporto dice che sono necessari cambiamenti anche a livello politico.

Qualunque sia l'approccio, Ma. Estrella A. Penunia afferma che per riuscire davvero dovrebbe essere inclusivo [16]:

As farming in many developing countries is a family endeavor, the one important thing also that can greatly help women farmers is the support that they will get from their husbands and male leaders /members of their organizations. In households where both the man and the woman have been sensitized to the dynamics of gender and believe in equal rights and opportunities, the full potentials of a woman farmer are harnessed to the fullest.

Essendo l'agricoltura in molti Paesi in via di sviluppo un'impresa familiare, la cosa fondamentale che può aiutare le agricoltrici è il supporto che ottengono dai loro mariti e dai leader/membri maschi delle loro organizzazioni. Nelle famiglie dove sia gli uomini sia le donne sono stati sensibilizzati alle dinamiche di genere e credono nell'uguaglianza di diritti e opportunità, i pieni potenziali di una agricoltrice ottengono i migliori risultati.

Questo articolo fa parte del nostro dossier Obiettivi del Millennio e Sviluppo Globale 2011 [1] [it].