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La Giordania tergiversa riguardo le statistiche ufficiali sulla povertà nel mezzo della controversia sulla legge fiscale

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Giordania, Citizen Media, Economia & Business, Good News, Governance, Rifugiati, Sviluppo

Una tenda in Tal Al-Rumman, Giordania, dove vivevano una donna anziana e i suoi figli. Per tanti in Giordania le condizioni di vita stanno diventando disperate. Foto di Farrah Matalka, giugno 2018, usata con permesso.

Fino al 2010, i rapporti sulla povertà in Giordania venivano condotti regolarmente ogni due o tre anni dal Dipartimento di Statistica (DoS). Da un rapporto del 2010 diffuso dal governo giordano [1] [ar], è emerso che il 14% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà con 813 dinari giordani (1.144 dollari) pro capite, mostrando un aumento dell’ 1% dal 2008.

Da allora, tuttavia, le statistiche sulla povertà in Giordania sono state completamente assenti a causa di quello che i critici chiamano “tecnica del tergiversare” [2] [ar].

Nelle ultime discussioni alla Camera riguardanti la controversa legge sulle imposte sul reddito, il Comitato per l'Economia e gli Investimenti della Camera Bassa aveva posto l'urgenza della messa a disposizione di tutte le statistiche [3] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], i dati e gli studi in merito al problema. Non sono state fornite alcune cifre, né indicative né precise, e la legge è passata [4] senza che prima venisse scientificamente definita una soglia di povertà.

La legge, che già era argomento delicato prima che la Camera Bassa sollevasse la questione delle statistiche sulla povertà, fa parte di una serie di misure adottate [5] da quando Amman si aggiudicò nel 2016 una linea di credito di durata triennale di 723 milioni di dollari da parte del Fondo Monetario Internazionale.

Quel prestito, destinato a sostenere le riforme economiche e finanziarie, ha come obiettivo a lungo termine la riduzione del debito pubblico [6] della Giordania dal 94% del Prodotto Interno Lordo (PIL) al 77% entro il 2021.

La Legge delle Imposte sul Reddito non è stata accolta di buon grado e finì per causare la caduta del governo di Hani Mulki [7] lo scorso maggio. Successivamente, con un nuovo governo e una nuova bozza [8], la legge è stata approvata in entrambe le camere del Parlamento [4] ma è tuttora considerata dagli esperti una decisione “dannosa” [9].

Nel tentativo di far calmare le acque, il direttore della DoS, Qasem Zu'bi, ha dichiarato in una recente conferenza stampa che un rapporto esaustivo verrà presentato nel primo trimestre del 2019 [2] [ar].

Sebbene non siano state diffuse cifre ufficiali, il rapporto del 2019 guarda a una situazione di deterioramento con cui la Giordania dovrebbe fare i conti, stando a diversi reportage presentati verso la fine del 2018.

Nel 2018, la Giordania è calata nel Legatum Prosperity Index [10] [it] per piazzarsi al 91esimo posto di 149 [11]. La Banca Mondiale ha classificato lo stato della sua economia “uno scenario di bassa crescita” [12], gli studi dell'UNICEF hanno dimostrato che il 20% dei bambini in Giordania è colpito da povertà multidimensionale [13], e solo il 38% [14] degli aiuti necessari a finanziare il Jordan Response Plan (JRP) per gli 1,4 milioni di rifugiati siriani [15] è stato incassato.

Per di più, gli Stati Uniti hanno ridotto i loro finanziamenti al UNRWA di 350 milioni di dollari, mettendo a rischio 711 scuole e 526.000 studenti [16] palestinesi in Giordania.

L'attivista Sarhan Taamari, che vive nel quartiere impoverito Mamouneyeh di Maan, 218 chilometri a sudovest della capitale Amman, dice:

The government will try and pin this on the Syrian crisis, but the truth is that billions of dollars have been donated by the international community, donations that could have covered refugees’ living costs for more than ten years.

Il governo cercherà di addossare la colpa di tutto questo alla crisi siriana, ma la verità è che sono stati donati miliardi di dollari dalla comunità internazionale, donazioni che avrebbero potuto coprire i costi per la sopravvivenza dei rifugiati per oltre dieci anni.

La privatizzazione della Giordania

Taamari sostiene che “la vera ragione del crollo del PIL” è l'accordo col FMI del 2006 [17]. Nell'accordo, la Giordania acconsentiva alla cessione verso investitori stranieri di imprese statali chiave.

Allo stato attuale, quasi tutti i servizi essenziali e le lavorazioni delle risorse naturali sono di proprietà straniera. La compagnia dell'acqua, la stazione del gas Total e una delle tre compagnie di telecomunicazioni sono francesi [18], mentre le miniere di potassio [17] e fosfato [19] sono state quasi tutte privatizzate e di proprietà straniera.

Anche la Banca Mondiale ha un ruolo chiave nel settore energetico giordano, e oltre 1 miliardo di dollari [20] d'investimenti in energia provengono dal settore privato.

In aggiunta, gli imprenditori giordani stanno vendendo le proprie quote [19] sulle compagnie statali, fatto che il governo sta “cercando di nascondere”, secondo Taamari. In un paese il cui debito pubblico è salito fino al 96% [21] del suo PIL, individui frustrati stanno cercando di aiutare quante più persone le loro limitate risorse permettano.

A luglio del 2018, quando un'offensiva del governo siriano ha costretto alla fuga 40.000 siriani [22] [it] riversatisi sul confine con la Giordania, i giordani hanno prestato soccorso malgrado l'ostinazione del governo nel voler chiudere i confini.

Riportare la gioia in un contesto di frustrazione crescente

Nel 2018, Farrah Matalka, una laureanda in economia sociale, ha lanciato “Portare Gioia Dando Gioia”, una campagna indipendente per aiutare a distribuire 600 pacchi alimentari al mese e ristrutturare case. Non affiliata con il governo né con organizzazioni private, Matalka, conta soltanto su donazioni individuali attraverso il suo account Instagram. Lei pubblica immagini e video di zone e case fatiscenti chiedendo ai follower di donare.

Accanto ai pacchi mensili, la campagna si fa carico di progetti a breve termine. Essa ha raccolto fondi per coprire i costi delle operazioni e della riabilitazione dei bambini vittime di incendi, ma anche della distribuzione di materiali scolastici e abbigliamento invernale.

Farrah Matalka lancia “Porta Gioia Dando Gioia”, un'iniziativa benefica che cerca di colmare le falle creatisi laddove il governo giordano è stato inadempiente. La vediamo, qui, davanti a una casa mobile per una famiglia bisognosa.

Questi semplici atti di gentilezza non bastano a far passare in secondo piano la manifesta e crescente frustrazione nei confronti delle condizioni di vita in Giordania. Due ondate di proteste, una delle quali ha avuto come esito il rovesciamento del governo dell'ex Primo Ministro Hani Mulki [23] e un'altra che è stata contrassegnata dagli slogan contro la monarchia, [24] sono la chiara espressione della rabbia dei cittadini.

La serie di rifiuti [25] da parte dei cittadini di ascoltare le ragioni dei ministri sul perché la legge delle Imposte sul Reddito sia necessaria è un ulteriore segno della distanza tra questi e il governo.

Quando le persone pagano il 70% dei loro redditi [26] per sanare debiti personali, il debito pubblico [27] aumenta e con un tasso di disoccupazione che sarebbe arrivato al 19% [28] alla fine dell'anno, un aumento del 30% di casi di dipendenza da droghe [29], combattere la povertà in Giordania richiede una strategia poliedrica.

Come ha detto il Direttore del DoS Qasem Zu'bi in una recente conferenza stampa [2] [ar]: “la gente attende con ansia il rapporto sulla povertà, ma cosa ancora più importante come il governo intenda ridurla”.

La portavoce del DoS Saeda Momani dice che il rapporto potrebbe non essere pubblicato neanche all'inizio del 2019, visto che il comitato che ci sta lavorando ha deciso di allargare il campione per includere una maggiore rappresentanza dei rifugiati siriani.

“Propongo di rimandare le discussioni sul rapporto per almeno sei mesi” ha concluso Momani.