Il 20 febbraio, Vladimir Putin si è rivolto al Parlamento russo nel suo discorso annuale [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. Ha promesso massicci investimenti in programmi sociali e infrastrutture civili, in particolare la rete centrale informatica del paese [ru]:
Уже в текущем году необходимо принять генеральную схему развития инфраструктуры цифровой экономики, включая сети телекоммуникаций, мощности по хранению и обработке данных. И здесь также нужно смотреть вперёд. Задача ближайших лет – организовать повсеместный доступ к высокоскоростному интернету, начать эксплуатацию систем связи пятого поколения, 5G.
Quest'anno dobbiamo adottare un piano generale per sviluppare le infrastrutture di un'economia digitale, comprese le reti di telecomunicazioni, nonché le capacità di archiviazione e di elaborazione dei dati. Anche in questo caso dobbiamo guardare avanti. Il compito per i prossimi anni è quello di garantire un accesso universale a Internet ad alta velocità e iniziare ad utilizzare le reti di comunicazione 5G.
Migliorare l'infrastruttura dell'Internet e garantire che tutti i russi siano collegati alla rete può sembrare progressivo. Ma questi progressi arriveranno in un momento senza precedenti di controllo delle informazioni online in Russia.
A febbraio, due giornalisti hanno riferito di aver notato che la libertà online ha subito un continuo declino. In effetti, pare che mentre un maggior numero di russi avrà accesso a Internet, si tratterà di un Internet governato in termini dello Stato, sempre più rigorosi.
Uno studio elaborato [ru] da Agora, un gruppo per i diritti umani, illustra i diversi modi in cui le autorità russe stanno reprimendo i singoli utenti, i social network e i media online. Secondo Agora, la tendenza più importante è stata una serie di leggi e regolamenti che hanno costretto i fornitori di servizi Internet e i giganti della tecnologia a “monitorare” i contenuti online per conto del governo russo.
In più di una volta, i provider sono stati costretti a bloccare l'accesso ai siti web per pubblicare informazioni sui procedimenti giudiziari o per denunciare la corruzione del Governo. In un caso di alto profilo, i provider hanno dovuto bloccare l'accesso al sito web del famoso attivista dell'opposizione e attivista anti-corruzione Alexey Navalny. Il rapporto Agora dice [ru]:
Власти подготавливают почву для блокировки сервисов, которые считают основными катализаторами массовых протестов, пытаясь представить ее как требование соблюдать национальное законодательство. Делегирование полицейских и цензорских функций частным игрокам не только минимизирует ущерб репутации, но и, очевидно, более оправдано с точки зрения расходования ресурсов и эффективности контроля
Le autorità stanno spianando la strada per bloccare i servizi online che vedono come catalizzatori per le proteste di massa, mentre tentano di presentare questa repressione come semplicemente un obbligo di rispettare le leggi nazionali. Delegare le funzioni di sorveglianza e censura ai soggetti privati non solo riduce al minimo i danni alla loro reputazione, ma garantisce anche un controllo più efficace con minori spese.
Agora rileva anche un forte aumento delle restrizioni sui singoli contenuti: nel 2018, un totale di articoli 662,842 sono stati censurati, rispetto a 115,706 nel 2017. Ciò include il blocco dei siti web e singoli URL, articoli di notizie online, post sui social media ritenuti “estremisti” o “provocativi” ecc.
In uno strano esempio di buone notizie, nel dicembre del 2018, uno dei più ripugnanti punti del Codice Penale russo, l'art. 282 (“Istigazione all'odio o inimicizia, nonché il degrado della dignità umana”), responsabile per la maggior parte dei procedimenti giudiziari di espressione online, è stato messo in attesa, grazie all'approvazione del suo emendamento. Questo sembra aver portato ad un declino delle persecuzioni relativi alle dichiarazioni online. Tuttavia, gli esperti legali rimangono scettici su una possibile “liberalizzazione” delle leggi russe.
Il rapporto Agora avverte che i pubblici ministeri potrebbero passare ad utilizzare altri articoli, meno severi, sia del codice penale che dell'amministrativo per punire il dissenso. Ciò potrebbe consentire loro di mettere a tacere i singoli utenti e le organizzazioni, innescando al contempo una reazione pubblica meno visibile.
Agora osserva inoltre che le piattaforme informatiche occidentali sono sempre più accondiscendenti verso le richieste delle autorità russe, una tendenza che Runet Echo ha già avvertito. Citando il Rapporto sulla Trasparenza di Google, Agora affermò che a giugno del 2018 Google ha soddisfatto il 79% delle richieste di cancellazione dei dati da parte del Governo russo, mentre sono state rispettate solo il 62% delle richieste delle autorità statunitensi. Il rapporto di Google mostra che le richieste di cancellazione dei contenuti da parte del Governo russo si sono moltiplicate più di cinque volte nel 2016, passando da 2045 a giugno a 11 164 a dicembre.
Bisogna riconoscere che Google non accolse alcuna delle 94 richieste che il Governo russo ha classificato come “Critica del Governo”. Google ha anche fornito alcuni esempi del contenuto rimosso e una parte significativa del materiale è veramente pericolosa per il pubblico: pubblicità di casinò illegali che rubano alle persone i rubli duramente guadagnati, propaganda razzista violenta, mercati di droga online che vendono sostanze pericolose, ecc.
Però Google ha anche prontamente rispettato le richieste di rimuovere i video degli attivisti [it] che chiedevano mobilitazioni anti-corruzione – poiché avevano arbitrariamente dichiarato che questi mobilitazioni erano “non autorizzati” e quindi violavano una legge intenzionalmente restrittiva volta a sopprimere il dissenso pubblico.
Sia Twitter che Google e Facebook hanno dimostrato la loro disponibilità a rimuovere i contenuti o renderli inaccessibili agli utenti russi di fronte alle richieste delle autorità russe nel rispetto delle leggi locali. Non vi è alcuna indicazione che le aziende tengano conto del carattere eccessivamente restrittivo di alcune di queste leggi, o che vedano tali richieste come contrarie alla Costituzione russa.
Un altro rapporto dell'Internet Protection Society (OZI) fa previsioni ancora più oscure: si intitola “Il pessimismo dell'anno nuovo” e indica il calo più lungo e più acuto del suo indice di libertà di parola online dall'inizio delle misurazioni nel 2016. OZI elenca sette eventi che hanno avuto un impatto sull'indice di gennaio, tutti in modo negativo: dai nuovi atti legislativi ai casi emblematici, come l’accusa [ru] di Yana Antonova, un chirurgo pediatrico di Krasnodar, che fu processata per la condivisione di un video da parte di Open Russia, un media attivista dichiarato “organizzazione indesiderabile”.
L'associazione ad una “organizzazione indesiderabile” (elenco incaricato dal Governo comprende anche la National Endowment for Democracy e la Open Society Foundation) è un reato che, secondo la legge approvata nel 2015, si punisce con una serie di sanzioni che vanno da una multa elevata a un periodo di reclusione. Condividere un video di Facebook conta anche come “collaborazione con un'organizzazione indesiderabile”, che Antonova ha imparato nel modo più duro.
Il rapporto OZI ha anche sottolineato il potenziale danno della legge Klishas, presentata come parte del pacchetto di atti legislativi restrittivi attualmente esaminati dal Parlamento russo.
Questa legge prende il nome dal suo autore, il senatore Andrey Klishas, e mira a creare un'infrastruttura “sovrana” per Internet russo, apparentemente per proteggerlo da interferenze straniere. L'altra, una legge contro le fake news, anch'essa co-scritta da Klishas, è ancora più controversa e quasi universalmente condannata dagli esperti. Tuttavia, entrambe le leggi sono state approvate in prima lettura grazie alla stragrande maggioranza posseduta dal partito Russia Unita nel Parlamento.
Sembra che il Governo russo sia finalmente sicuro della sua capacità di controllare l'attività online, talmente sicuro da poter offrire accesso a Internet a tutti i russi, senza temere le conseguenze.