Messico: ricerche dimostrano le minacce, le uccisioni e la sorveglianza digitale subite dai giornalisti sotto Peña Nieto

Manifestazione contro l'omicidio di Javier Valdez a Città del Messico (2017). Foto di ProtoplasmaKid, pubblicata in conformità con la licenza Creative Commons License 4.0

Ad oltre un anno dall'assassinio del giornalista e scrittore messicano Javier Valdez [it] stanno finalmente venendo alla luce i dettagli del suo caso [es, come tutti i link successivi, salva diversa indicazione]. Verso la fine del 2018, c'è stata una nuova svolta: appena un giorno dopo la morte di Valdez, due suoi colleghi hanno ricevuto sul cellulare messaggi infetti con il software di sorveglianza Pegasus.

Javier Valdez era un giornalista impegnato che scriveva soprattutto articoli sulla corruzione, l'impunità e il crimine organizzato per la testata giornalistica indipendente Ríodoce, che aveva contribuito a fondare a Culiacán, Sinaloa (un territorio conteso che reclamano sia il Cartello di Jalisco che quello di Sinaloa). Il 17 maggio 2017 a Valdez sono stati sparati 12 colpi di pistola in pieno giorno proprio davanti agli uffici del giornale Ríodoce.

Secondo il rapporto dell'indagine [en] effettuata dalla Rete per la difesa dei diritti digitali (R3D) in collaborazione con una serie di ONG internazionali, sia Ismael Bojórquez, direttore di Ríodoce, che Andrés Villarreal, direttore informatico, erano stati vittime di tentativi di hacking tramite messaggi ricevuti sui loro cellulari.

Insieme agli altri casi di cui abbiamo riferito in precedenza, nel paese ci sono stati complessivamente 28 casi di tentativi di hacking con Pegasus a danni di vari giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani.

Il rapporto, frutto delle ricerche congiunte di Article 19, della Rete per la difesa dei diritti digitali (R3D), SocialTIC e Citizen Lab dell'Università di Toronto, dimostra che il malware è stato usato per individuare i giornalisti e spiarli [en]:

I giornalisti e i media civili sono diventati le vittime preferite degli utenti governativi dello spyware NSO Group. In alto è mostrato un elenco di giornalisti che @citizenlab ha identificato come vittime di Pegasus.

I tentativi di infettare i cellulari dei colleghi di Valdez sono stati effettuati usando una procedura simile a quella usata per altri attacchi con Pegasus. I messaggi sono arrivati via SMS e sembravano provenire da un servizio di notizie popolare chiamato “UnoTV”. Il contenuto era difficile da ignorare, dal momento che i messaggi facevano riferimento al recente assassinio di Valdez ed ad altri eventi significativi nella zona.

Al termine di ciascun messaggio c'era un link sospetto che, se aperto, installava immediatamente il software di sorveglianza o spyware, che consentiva il monitoraggio di qualsiasi informazione presente sui loro dispositivi e perfino di assumere il controllo dei loro microfoni e delle loro fotocamere.

Immagine acquisita dal rapporto [en] “Reckless VI. Giornalisti messicani che indagavano sui cartelli vengono presi di mira con lo spyware NSO dopo l'assassinio di un collega”. Citizen Lab 2018.

Una delle conclusioni più significative del rapporto, in base ai casi documentati, è che è stato apparentemente usato un unico strumento di attacco comune, visto il metodo di infezione e l'uso della stessa infrastruttura. In particolare, è stato notato che questo software è stato usato in varie occasioni durante l'uscente amministrazione di Peña Nieto.

Va sottolineato che Pegasus è uno strumento sofisticato e venduto esclusivamente alle agenzie governative. Questa tecnologia è stata acquisita dal governo messicano nel 2014 e 2015 con il presunto obiettivo di combattere il crimine organizzato. Online si fa attualmente riferimento a questa serie di rivelazioni con l'hashtag #GobiernoEspía (#GovernoSpia).

Le conclusioni del rapporto includono, inoltre, una lista di casi legati all'uso di software di spionaggio in Messico. Con queste informazioni in mano, le organizzazioni coinvolte hanno chiesto al nuovo governo di effettuare un'indagine indipendente sull'uso governativo del software di sorveglianza, nonché di attuare una riforma che regoli l'uso e il possesso dei sistemi di sorveglianza da parte del governo [en]:

With this seventh publication on abuses of NSO Group spyware in Mexico, Citizen Lab and our partners R3DSocialTic, and Article 19 have identified a total of 24 cases of abusive targeting by Mexico-linked NSO Group customers. Our previous investigations identified infection attempts against multiple journalistslawyersinternational investigatorspublic health practitionerssenior politicians, and anti-corruption activists.

Con questa settima pubblicazione sugli abusi perpetrati con lo spyware di NSO Group in Messico, Citizen Lab, insieme ai nostri partner R3DSocialTic e Article 19, abbiamo identificato complessivamente 24 casi di attacchi abusivi mirati da parte degli utilizzatori di NSO Group effettuati in Messico. Le nostre precedenti indagini hanno identificato tentativi di infezione ai danni di numerosi giornalisti, avvocati, ricercatori internazionali, medici della sanità pubblica, politici senior e attivisti anticorruzione.

‘È come se fossimo tutti sotto tiro’

Inviato delle testate giornalistiche AFP e La Jornada, nonché co-fondatore di Ríodoce, Javier Valdez era uno scrittore prolifico che aveva scritto almeno nove libri sul traffico di droga in Messico, in cui metteva sempre le vittime al centro delle sue storie. Aveva vinto numerosi premi tra cui, nel 2011, il premio Premio Internazionale per la Libertà di Stampa elargito dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ). Durante la cerimonia di premiazione, Valdez aveva dichiarato:

Ahora en Culiacán, Sinaloa, es un peligro estar vivo; y hacer periodismo es caminar sobre una invisible línea marcada [por los que están en el narcotráfico y en el gobierno] en un piso filoso y lleno de explosivos. Esto se vive en casi todo el país. Uno debe cuidarse de todo y de todos; no parece haber opciones ni salvación y muchas veces no hay a quién acudir […] Esta es una guerra, sí […] por el control del narco. Pero nosotros, los ciudadanos, ponemos los muertos; y los gobiernos de México y Estados Unidos las armas. Y ellos, los encumbrados invisibles y agazapados dentro y fuera de los gobiernos, se llevan las ganancias…

Ora come ora, a Culiacán, nel distretto di Sinaloa, rimanere in vita è pericoloso ed essere un giornalista vuol dire camminare lungo una linea invisibile tracciata [dai narcotrafficanti e dal governo] su un terreno minato. Questa, del resto, è la situazione in gran parte del paese. Bisogna proteggersi da tutto e tutti. La salvezza non sembra essere un'opzione e spesso non sai a chi rivolgerti […] Sì, è una vera e propria guerra […] per il controllo del traffico della droga. Noi cittadini forniamo i morti, mentre il Messico e gli Stati Uniti forniscono le armi. E loro, quelli che stanno in alto ma sono invisibili e che si allleano con questo o quel governo, si aggiudicano tutti i profitti…

Dopo essersi dedicato per due decenni al giornalismo critico, Javier Valdez era diventato un esempio, sia a livello nazionale che internazionale, famoso per aver denunciato la violenza che dilaga nel nord del paese. Molti pensavano che ciò l'avrebbe protetto ma non è stato così.

L'associazione dei giornalisti ha reagito con profonda indignazione per la morte di Valdez con proteste, azioni di denuncia e scioperi in tutto il paese.

L'assassinio ha segnato anche un punto di rottura per il giornalismo messicano, come ha affermato Froylán Enciso in un saggio per Horizontal, una testata giornalistica digitale:

Si matan a Javier Valdez, nuestro querido Javier, el más conocido, el más premiado, el más divertido, el más protegido del gremio: ¿qué puede esperar el resto? Es como si a todos nos hubieran puesto un blanco en el pecho.

Se possono [permettersi di] uccidere Javier Valdez, il nostro amato Javier, il più conosciuto, acclamato, divertente e protetto membro del nostro settore, cosa possiamo aspettarci noi? È come se fossimo sempre sotto tiro.

Il governo messicano ha precedenti terribili quando si tratta di diritti umani e le circostanze a cui devono far fronte i giornalisti del paese sono particolarmente serie.

A tal proposito, le organizzazioni che stanno denunciando i casi tramite l'hashtag #GovernoSpia giudicano positivamente il fatto che l'attuale presidente Andrés Manuel López Obrador abbia recentemente affermato durante una conferenza stampa che il suo governo si asterrà dall'uso di queste pratiche. Tuttavia, queste dichiarazioni rimarranno vane e insufficiente a garantire la libertà di espressione, se i crimini contro i giornalisti resteranno impuniti.

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