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#MetooUyghur: la Cina dimostri che i detenuti in Xinjiang sono ancora vivi

Categorie: Cina, Turchia, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Protesta
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Un collage degli uiguri scomparsi nello Xinjiang. L'immagine della campagna #MetooUyghur sta circolando sui social media.

Mentre continuano a circolare storie di maltrattamenti e torture nei “campi di rieducazione [2]” [en, come tutti i link successivi] cinesi nella provincia occidentale dello Xinjiang, le comunità uigure fuori dalla Cina chiedono a Pechino di fornire informazioni sui loro parenti e amici scomparsi.

La campagna #MeTooUyghur si è scatenata sui social media a seguito della pubblicazione di un video da parte delle autorità cinesi, in cui il famoso musicista e detenuto Abdurihim Heyit diceva ai telespettatori di non essere stato torturato a morte in una delle prigioni dello Xinjiang.

L'8 e il 9 febbraio, le voci che Heyit fosse morto erano diventate virali su varie piattaforme di social media. Successivamente, il 10 febbraio, il Ministero degli Esteri turco ha rilasciato una forte dichiarazione criticando la politica della Cina in Xinjiang e chiedendo la cessazione dei campi di rieducazione.

Il portavoce turco, Hami Aksoy, ha affermato [3]:

Systematic assimilation policy of Chinese authorities towards Uighur Turks is a great embarrassment for humanity…It is no longer a secret that more than one million Uighur Turks, who are exposed to arbitrary arrests, are subjected to torture and political brainwashing in concentration centers and prisons.

La sistematica politica di assimilazione delle autorità cinesi nei confronti dei turchi uiguri è un grande imbarazzo per l'umanità… Non è più un segreto che più di un milione di turchi uiguri, che sono esposti ad arresti arbitrari, siano sottoposti a torture e lavaggio del cervello politico nei centri di concentramento e nelle carceri.

Aksoy ha proseguito affermando che Hyeit era morto:

In such an environment, we’ve learned with great sorrow that dignified poet Abdurehim Heyit, who was sentenced to eight years in prison for his composition, died in the second year of his imprisonment.

In tale contesto, abbiamo appreso con grande dispiacere che il rispettabile poeta Abdurehim Heyit, condannato a otto anni di prigione per un suo pezzo, è morto dopo due anni di carcere.

Heyit era un suonatore esperto di dutar, ed era stato condannato a otto anni di carcere per via di una delle sue canzoni.

Il giorno seguente, la portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha pubblicato un video per dimostrare che Abdurehim Heyit era ancora vivo. Nel video, il poeta uiguro dichiarava di non essere stato torturato e di trovarsi in buona salute.

Hua ha definito la dichiarazione della Turchia “un grosso errore” e ha affermato che le notizie sulla morte di Heyit erano “un'assurda menzogna”. Secondo le sue parole, Heyit sarebbe sotto inchiesta per motivi di sicurezza nazionale.

La pubblicazione del video non ha placato la tensione pubblica sul trattamento dei detenuti. Le comunità uiguri di tutto il mondo hanno iniziato a usare l'hashtag #MetooUyghur per sollecitare il governo cinese a fornire prove che i loro amici e parenti dispersi fossero ancora vivi nello Xinjiang.

@HalmuratU, attivista per i diritti umani attualmente in Finlandia e il cui padre è scomparso nello Xinjiang, ha annunciato la campagna su Twitter:

Per favore, unitevi alla nostra campagna sui social media: #MeTooUyghur!
Come saprete, l'autorità cinese ha risposto allo scandalo riguardante Abdurehim Heyts pubblicando un video per dimostrare che è vivo.
Anche i milioni di detenuti sono vivi?
Una piccola azione, un grande impatto! Il vostro gesto conta, per favore unitevi a noi! #MeTooUyghur

La campagna ha ricevuto molte attenzioni e ripercussioni. @TarimUyghur ha pubblicato su Twitter le foto del padre, della madre, dei fratelli e delle sorelle e ha chiesto a Pechino di mostrarne i video per provare che siano ancora in vita:

 #MeTooUyghur

PCC [Partito Comunista Cinese], dove sono mio padre, mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle?
Governo cinese, mostra anche i loro video; così come hai fatto con #AbdurihimHeyit
Dove sono? #SalviamogliUyghur #MeTooUyghur

Il governo cinese ha preso atto della campagna e il 12 febbraio, la portavoce del Ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha rilasciato una dichiarazione [11] ai giornalisti affermando:

China has more than 1 billion people, do we need to release a video of everyone?

La Cina conta più di 1 miliardo di persone, dobbiamo pubblicare un video di ognuno?

@ferkat_jawdat, la cui madre è ancora in un campo di rieducazione nello Xinjiang, ha ripetuto la richiesta con uno sfacciato riferimento al massiccio apparato di sorveglianza [12] che la Cina ha schierato nello Xinjiang:

Martedì, durante una regolare riunione coi giornalisti, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hua Chunying in merito alla campagna #MeTooUyghur, ha affermato: “La Cina conta più di 1 miliardo di persone, dobbiamo pubblicare un video di tutti?” SÌ, potreste, visto che avete 2 telecamere per ogni persona!!!

Il Database delle Vittime dello Xinjiang [14] è il più grande database consultabile in lingua inglese relativo alle vittime della repressione in corso nello XUAR.