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Venezuela: segnalati vari siti web bloccati, media censurati e le tensioni legate alla lotta per il potere si intensificano

Categorie: America Latina, Venezuela, Censorship, Citizen Media, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, Ultim'ora, Advox
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Particolare di una illustrazione dell'artista venezuelano Eduardo Sanabria. Dal suo profilo pubblico di Facebook e utilizzata previa autorizzazione.

Mentre proseguono le incertezze [2] [it] per la situazione politica venezuelana, alcuni gruppi locali [3] [en] e internazionali [4] [en] che si occupano di diritti umani segnalano blocchi a intermittenza di varie piattaforme di social media, tra cui Twitter e Instagram, oltre a casi di censura dei mezzi di informazione.

Alcuni articoli di VE Sin Filtro [5] [es, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione] e Netblocks [6] [en] indicano che i blocchi sono iniziati il 21 gennaio e si sono intensificati a partire dal 23 gennaio 2019, quando Juan Guaidó, presidente dell'Assemblea nazionale del Venezuela, ha fatto appello ad alcuni articoli della Costituzione venezuelana del 1999 per togliere i poteri presidenziali a Nicolás Maduro, in carica dal 2013. Sia nella capitale, Caracas, che in altre parti del paese, le proteste anti-Maduro si sono intensificate in modo drammatico [2] [it].

I venezuelani stanno col fiato sospeso mentre una parte importante [7] [en] della comunità latinoamericana e alcuni protagonisti chiave della scena internazionale – inclusi gli Stati Uniti [8] [en] –  hanno espresso il loro sostegno a Guaidó come presidente ad interim del Venezuela. I paesi nella regione che invece hanno una posizione diversa sono: Messico, Uruguay, Bolivia e Cuba. Da un punto di vista internazionale, Cina e Russia hanno espresso il loro sostegno per Maduro.

Questa lotta, lunga e dolorosa, per il potere in Venezuela che ha messo la maggior parte della popolazione in gravi difficoltà economiche sembra ora dipendere sia da negoziazioni interne che da pressioni internazionali.

Strategie di blocco più sofisticate

Nel frattempo, i controlli sull'informazione e la comunicazione, che già negli ultimi anni si erano intensificati [9] [it], stanno diventando ogni giorno sempre più aggressivi. Guaidó sostiene di aver dovuto cancellare una serie di interviste in TV e alla radio perché la Commissione Nazionale per le Telecomunicazioni (Conatel) aveva vietato ai mezzi d'informazione di pronunciare il suo nome [10].

Il progetto locale VE Sin Filtro [11] (di Venezuela Inteligente [12]) raccoglie resoconti e esegue test, oltre a condividere informazioni su come aggirare i blocchi. Hanno segnalato ostruzioni intermittenti su diversi spazi di social media, come Instagram e Twitter, in varie parti del paese dal 21 gennaio.

Carlos Guerra di Derechos Digitales [22] ha raccontato come queste strategie tecniche controllano l'informazione e la comunicazione attraverso Internet in modi che diventano sempre più intricati [23] [en]. Secondo Guerra, non solo le strategie di bloccaggio sono più complicate e sofisticate ma sono anche più difficili da superare.

Il giornalista Luis Carlos Díaz, che collabora anche con Global Voices, ha approfondito sugli effetti e le intenzioni del blocco:

Adesso abbiamo informazioni sul blocco di Instagram in Venezuela. Maduro e Conatel [la Commissione Nazionale per le Telecomunicazioni] stanno colpendo il canale Instagram Live che ha permesso a Guaidó di raggiungere le centinaia di migliaia di persone in così breve tempo e con un audience maggiore rispetto alla maggior parte dei canali TV (censurati).

Preoccupazione per un progetto di legge sulla cybersicurezza

È importante sottolineare come i blocchi sulla rete stiano avvenendo non solo in ambito della crisi politica, ma anche nel contesto di una seria preoccupazione per la proposta di un progetto di legge sulla cybersicurezza che metterebbe, secondo un rapporto di Access Now [27] [en], “i diritti digitali dei venezuelani e tutta la rete Internet del paese a rischio”.

Altre organizzazioni per i diritti digitali, come Derechos Digitales [28] América Latina, hanno denunciato i possibili effetti del progetto di legge e insieme ad altri esperti e ricercatori hanno emesso una dichiarazione per opporsi alla sua attuazione:

Este nuevo instrumento legislativo, que expande e incrementa los poderes del Ejecutivo para la vigilancia sobre el internet, se convertiría así en una nueva herramienta de control que vendría a sumarse a más de una década de políticas públicas [29] de restricción del flujo de información y de la libertad de expresión en la web.

Questo nuovo strumento legislativo, che allarga e aumenta i poteri dell'Esecutivo in merito alla sorveglianza su Internet, potrebbe trasformarsi in un meccanismo di controllo che si andrebbe a sommare alle politiche pubbliche [29] di restrizioni del flusso di informazioni e di libertà di espressione in rete dell'ultima decade.

Attacchi ai mezzi d'informazione indipendenti

Alcuni rapporti provenienti da mezzi d'informazione online indipendenti fanno notare come certe stazioni radio del paese [30] e il canale d'informazione cileno [31] “Noticias 24 horas” (Notizie 24 ore) siano state chiuse, gli sia stato impedito di dare informazioni sulle proteste o di riferirsi a Juan Guaidó come presidente a interim.

Il Sindacato Nazionale dei Lavoratori della Stampa (SNTP) ha anche riportato che a Maracaibo, nel nordest del paese, la Direzione Generale del Controspionaggio Militare (DGCIM) ha occupato la sede del canale TV regionale GlobalTV:

#AllertaSNTP | Funzionari del controspionaggio militare hanno occupato la sede di GlobalTV a Maracaibo e hanno interrotto il segnale del canale quando doveva essere trasmesso il discorso di Juan Guaidó.
Ciò è stato dichiarato dal capo della Commissione che si è presentato [nella sede di Global TV] con 15 pattuglie. #23Ene [#23Gennaio]

L'SNTP ha inoltre riferito di una serie di ordini e avvertimenti emessi dalla Commissione Nazionale per le Telecomincazioni (Conatel):

#AllertaSNTP | Nicolás Maduro minaccia di togliere i permessi di trasmissione alle stazioni radio. Il #24Ene [24 gennaio] a @cmrondon [César Miguel Rondón] è stato impedito commentare gli eventi del #23Ene [23 gennaio] che hanno fatto notizia in tutto il mondo e censurato il suo programma radiofonico, Circuito Exitos.

Allo stesso tempo, alla stazione radio della comunità Fe y Alegría è stato chiesto di “rivedere” il loro palinsesto e lasciare fuori alcuni programmi, come quello condotto dall'organizzazione per i diritti umani Provea [41]. Il direttore di Provea, Rafael Uzcátegui, ha condiviso la notizia su Twitter:

Conatel ha ordinato a Radio Fe y Alegría di “rivedere” il proprio palinsesto ed escludere programmi d'opinione indipendenti come “Sono diritti” di Provea.

Mentre le proteste andavano avanti e Guaidó ha tenuto i suoi discorsi, la maggior parte delle stazioni radio e TV locali hanno proseguito con la programmazione regolare [43], come riferito da Efecto Cocuyo:

Las manifestaciones en pleno apogeo y en Globovisión hablaban sobre obras de teatro a las 11:30 de la mañana. A la misma hora, en sus canales de Youtube, Televen y Venevisión tampoco transmitían lo que ocurría en Venezuela este 23 de enero.

Mentre le proteste raggiungevano la massima intensità, alle 11:30 su Globovisión parlavano di spettacoli teatrali. Nello stesso momento, sui propri canali Youtube, Televen e Venevisión [canali TV] non stavano mostrando niente di quello che stava accadendo in Venezuela il 23 gennaio.

Questi controlli sui blocchi e sull'informazione stanno avvenendo in un sistema che già limita i mezzi d'informazione [9] [it], costringendo i venezuelani a dipendere da Internet e da canali radio e TV indipendenti per accedere alle informazioni cruciali. Con la comunità internazionale che decide chi sostenere e le tensioni che aumentano, ci si aspetta di osservare un maggior controllo sia dei mezzi d'informazione tradizionali che di quelli online.

Per approfondimenti sulla situazione in costante sviluppo, leggere la nostra pagina di Copertura Speciale: Cosa sta succedendo in Venezuela? [44]