- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Cambiare il sistema da dentro o da fuori? il dilemma delle femministe nella ‘Nuova Armenia’

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Armenia, Citizen Media, Donne & Genere, Governance, Politica, Protesta, Sviluppo

Donne protestano a Yerevan durante la rivoluzione di velluto. (Mari Nikuradze/OC Media)

La seguente è una storia [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di OC Media [2] scritta da Knar Khudoyan [3] e ripubblicata da Global Voices in base ad un accordo di partnership. 

In vista del fatto che sempre più donne scelgono di entrare in politica nella rivoluzionaria ‘Nuova Armenia’, i circoli femministi del paese si trovano ad affrontare un crescente dibattito: qual è la maniera migliore per trasformare i sistemi patriarcali dell'Armenia — agire dall'interno o dall'esterno?

“Sono stati i metodi utilizzati dalla Rivoluzione di Velluto [4], ovvero la decentralizzazione e l'orizzontalità, che hanno permesso alle donne di partecipare. Non c'è stato bisogno di spingere le donne a fare politica — è successo in maniera naturale.”  Così l'attivista femminista Maria Karapetyan, una delle organizzatrici del movimento ‘Rifiutiamo Serzh’ che ha rovesciato decenni di dominio del Partito Repubblicano riassume il ruolo delle donne nella rivoluzione.

Mentre molte donne hanno ancora i brividi quando sentono il famoso discorso [5] [hy] di Karapetyan “Long live sisters” (Lunga vita alle sorelle) pronunciato in Piazza della Repubblica a Yerevan il 18 aprile 2018, lei ha preso la decisione — che definisce dura — di unirsi al partito del ‘Contratto Civile’ e candidarsi per il parlamento.

Karapetyan non è l'unica donna a pensare che la Rivoluzione di Velluto debba continuare all'interno delle istituzioni dello stato e dei governi locali. Le prime elezioni post-rivoluzionarie nel paese, le elezioni del 23 settembre a Yerevan per il sindaco e il consiglio comunale, hanno visto la partecipazione di donne attiviste che hanno aderito all'alleanza My Step (Il mio passo) sostenuta dal Primo Ministro, Nikol Pashinyan.

Maria Karapetyan (Anahit di Erebuni)

Tuttavia, un gruppo ristretto di femministe radicali in Armenia considera lavorare con lo stato una contraddizione rispetto agli obiettivi del femminismo — la liberazione delle donne. Secondo loro, lo stato è il protettore della proprietà privata e della famiglia (la proprietà appartiene agli uomini, e la famiglia è il luogo principale di sfruttamento delle donne).

Sostengono invece che la battaglia per le donne come “classe” debba avvenire tramite il potenziamento delle comunità femminili, creando modelli cooperativi di relazioni sociali, e non attraverso storie di successo individuali di donne che sono riuscite a rompere il cosiddetto ‘soffitto di cristallo [6]‘ [it].

Patriarchi dal volto umano

Il nuovo Primo Ministro, Nikol Pashinyan, si è espresso eloquentemente sulle proprie opinioni sull'uguaglianza di genere. Enfatizzando il ruolo delle donne nel suo discorso dell'8 maggio, il giorno del suo insediamento, Pashinyan [7] [hy] ha affermato che “la massiccia partecipazione delle donne è uno dei fattori che ci permette di chiamare ciò che è accaduto, una rivoluzione di ‘Amore e solidarietà'” .

Tuttavia, ha poi aggiunto qualcosa che ha fatto sussultare le femministe di tutto il paese. “La rivoluzione ha dimostrato che la partecipazione attiva delle donne [in politica] è compatibile con la nostra identità nazionale, la nostra percezione nazionale della famiglia”.

La maggior parte delle femministe ammette che il nuovo governo non è abbastanza informato sui movimenti delle donne. Molte, tuttavia, sono state comprensive, almeno per il momento, poiché ritengono che combattere il rischio di una controrivoluzione sia più urgente.

“Sì, i membri del nuovo governo sono il prodotto della stessa società patriarcale. Sono anche individui patriarcali. La differenza è che sono pronti ad ascoltare, ad istruirsi, a collaborare con la società civile, diversamente dai loro predecessori,” afferma Lara Aharonyan, co-fondatrice del Women’s Resource Centre (Centro risorse per le donne) a Yerevan.

Aharonyan pensa che, per garantire la partecipazione delle donne, lo stato debba prima compiere alcuni passi avanti. Uno di questi, afferma, sarebbe aumentare le quote elettorali di genere [8] per migliorare lo squilibro di genere in parlamento.

“Le donne devono essere presenti per parlare dei propri bisogni. Se più della metà della popolazione è composta da donne, per giusta ed equa rappresentanza, le donne dovrebbero costituire il 50% del parlamento,” sostiene Aharonyan.

Abbandono dell'attivismo per la politica di partito

PM Lena Nazaryan mentre saluta i manifestanti riuniti di fronte al palazzo del Parlamento, 2 Ottobre 2018. (/Ruben Arevshatyan)

Molto prima della Rivoluzione di Velluto un'alleata chiave di Pashinyan, Lena Nazaryan, fu una delle prime donne a lasciare l'attivismo per la politica di partito. In quanto attivista per l'ambiente e giornalista critica per molti anni, Nazaryan è stata una delle co-fondatrici del partito del ‘Cortatto Civile’ di Pashinyan nel 2015.

Nazaryan è ora alla guida della fazione Way Out  in Parlamento, dopo essere riuscita a far carriera dentro all'interno del partito. In quanto modello per molte giovani donne, è spesso tormentata dalle ragazzine in cerca di selfie.

“Non mi piace quando le donne vengono presentate come deboli, come se avessero bisogno di una spinta per essere attive. No, dovrebbero essere presenti perchè c'è bisogno delle donne. Quando lo sono, dovrebbero dimostrarlo nel loro lavoro,” afferma Nazaryan.

Trasformare le relazioni sociali, non le singole donne

Le femministe più radicali dell'Armenia che si rifiutano di scendere a compromessi con lo stato, lo fanno senza condannare la decisione di altre donne di farlo.

“Io non dico che le donne non debbano impegnarsi in politica, sto dicendo che la loro partecipazione non dovrebbe essere fine a se stessa” afferma l'attivista Anna Shahnazaryan.

“Se una donna entra in parlamento, dovrebbe mettere in discussione il modo in cui lì vengono prese le decisioni. Se una donna entra in un'istituzione per smantellarla dall'interno, per rendere le istituzioni più democratiche e incentrate sulla persona, è qualcosa che incoraggio”.

“Personalmente non mi importa se il sindaco di Ejmiatsin è una donna se non rappresenta il suo genere […]. Il ministro del Lavoro e Affari Sociali è una donna, Mane Tandilyan, ma per me è un problema il fatto che lei non parli delle donne che fanno lavori non retribuiti, come le casalinghe”.

Galfayan mette in guardia contro il rischio di cadere nella “trappola” di essere usate come pedine in politica.

“Le donne vengono utilizzate per riempire delle quote, per far credere che le cose stiano migliorando”, afferma.

Protesta durante la Rivoluzione di Velluto (Mari Nikuradze/OC Media)

Lei sostiene che a livello globale, il sistema è “fondamentalmente gerarchico; gli uomini, (soprattutto gli uomini benestanti eterosessuali), hanno avuto una posizione privilegiata in queste gerarchie per secoli, e di conseguenza le donne fanno fatica a entrare nel “club”. Infine, persino quelle poche donne che raggiungono il vertice devono ancora fare gli interessi di un sistema gerarchico e ingiusto”.

“Io preferisco lavorare per smantellare questo sistema piuttosto che renderlo più accattivante. Io preferisco sostenere e rafforzare sistemi che credo siano fondamentalmente giusti e liberatori”, afferma Galfayan.

Smantellare il patriarcato a tutti i livelli

Tuttavia, la maggior parte delle femministe in Armenia concorda sul fatto che non esista una dicotomia tra “femminismo riformatore o radicale,” e che il cambiamento è sempre arrivato da una combinazione di forze che lavorano insieme. Prendono inspirazione dal movimento delle suffragette in Inghilterra all'inizio del XIX secolo, in cui i movimenti militanti delle donne hanno lavorato in parallelo con i gruppi femministi conservatori.

Poche donne politicamente attive in Armenia sarebbero in disaccordo sul fatto che la rivoluzione dovrebbe continuare, e che il famoso slogan femminista “il personale è politico” sia ancora vero Alcune si concentrano sulla parola ‘personale’ all'interno della frase; lavorare duro su se stesse per vincere una battaglia iniqua contro uomini privilegiati, mentre altre combattono per trasformare le relazioni sociali esistenti.