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Come viene raccontato dai social media l'ultimo conflitto tra India e Pakistan

Categorie: Asia meridionale, India, Pakistan, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Media & Giornalismi, Relazioni internazionali, Storia
Due fratelli stanno aspettando fuori da un negozio chiuso a Hunza, Gilgit-Baltistan, Pakistan. Foto: Awais Yaqub, Everyday Pakistan su Instagram. [1]

Due fratelli stanno aspettando fuori da un negozio chiuso nella valle dell'Hunza, Gilgit-Baltistan, Pakistan. Foto: Awais Yaqub, Everyday Pakistan su Instagram. Usata con permesso.

A fine febbraio, dopo lo scontro armato con l'India nella contesa regione del Kashmir, che ha lasciato entrambi i Paesi sull'orlo di una guerra [2] [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione], i cittadini hanno iniziato a condividere le proprie esperienze sui social media, per far fronte alla disinformazione [3] e chiedere la pace.

Il rapporto tra i due Paesi si è inasprito dopo l'attacco terroristico [4] del 14 febbraio nelle zone del Kashmir controllate dall'India, dove sono morti oltre 40 soldati indiani. Il 26 febbraio, l'India ha riposto all'attacco bombardando [5] il villaggio di Balakot, situato all'interno dell'area controllata dal Pakistan, rispetto al quale il Pakistan si è vendicato abbattendo [6] due caccia indiani e provocando così la morte di due piloti, e la cattura del comandante Abhinandan Varthman.

Il 1° marzo, il Pakistan ha riconsegnato [7] Varthman agli ufficiali indiani come gesto di bontà, con  il Primo Ministro pakistano Imran Khan che ha invitato Delhi ad una serie di colloqui.

Leggi anche: Tensions mount between Pakistan and India after retaliatory manoeuvres by both nations [8]

Le due potenze nucleari, hanno vissuto diversi episodi [9] [it] di conflitto militare nei loro 71 anni di vita come stati indipendenti. Tuttavia, nel XXI secolo i social media ricoprono un importante ruolo, in quanto su entrambi i lati del confine sia i soggetti che costituiscono il governo che i comuni cittadini giorno dopo giorno scrivono post su ciò che accade.

A poche ore dal primo sintomo di conflitto militare, l'hashtag #SayNoToWar (Diciamo no alla guerra) è diventato un trending topic [10]:

Guardate questo video dei media indiani. Voi, guerrieri delle tastiere e Modi ne siete responsabili.
Lei non è pakistana, è la moglie del secondo pilota Ninad, morto mentre attraversava LOC in uno dei caccia che sono stati abbattuti.
Guardate il dolore dei familiari, di entrambe le parti, nel ricevere i corpi dei loro cari.

Dopo che il Pakistan ha chiuso il proprio spazio aereo [14], molte delle persone bloccate in aeroporto hanno postato dei tweet per raccontare la difficile situazione in cui si trovavano.

Le Forze armate del Pakistan temono ancora un attacco aereo da parte dell'India. Lo spazio aereo del Pakistan è chiuso al sorvolo internazionale dalla settimana scorsa. E i voli interni sono stati limitati al solo corridoio occidentale, come per questo volo da Islamabad a Karachi.

Lo spazio aereo del Pakistan è rimasto chiuso per più di una settimana, il traffico aereo nazionale ha iniziato ad essere gradualmente riattivato solo dal primo marzo. I voli per alcune rotte sono ancora soggetti a restrizioni [17]. Anche l'India ha chiuso per un breve periodo quattro dei suoi aeroporti [18].

Anche il marito della scrittrice e poetessa Mina Malik Hussain è rimasto bloccato:

Mio marito non può tornare a casa a causa della chiusura dello spazio aereo. Ho detto ai bambini che il suo volo è stato cancellato. Io e il mio MIL ci copriamo le spalle a vicenda. Penso a tutte le mogli e bambini degli uomini dell'Esercito e Aeronautica di tutto il mondo, e ho il cuore in gola. Fermate questa pazzia.

Fatima Ali Haider, la fondatrice del Grief Directory [20] che si occupa di assistere le vittime di violenza estremista, è rimasta bloccata a Karachi per una settimana mentre tornava da Bangkok. Lei è una madre single, e ha dovuto lasciare sua figlia di sei anni a casa con la suocera. Ho parlato con lei, e questo è ciò che mi ha detto:

I got stuck in a foreign country and that also to attend a conference which was on a topic of relevance. I had left my daughter behind and it was an emotionally traumatic experience.

My daughter also wanted to know why I wasn’t able to come home and when I told her, she asked me why India and Pakistan couldn’t be friends since it was easier to be friends than enemies.

Sono rimasta bloccata in un paese straniero e non ho potuto partecipare ad una conferenza su un tema di grande importanza. Dover abbandonare mia figlia è stata un'esperienza traumatica.

Mia figlia ha voluto sapere perché non potevo tornare a casa e quando gli ho spiegato il motivo, mi ha chiesto perché India e Pakistan non potessero essere amici, visto che è più semplice essere amici che nemici.

Badi-uz-Zaman ha scritto su Facebook dei post [21] riguardo il calvario affrontato dall'insegnante di sua madre, la quale era in visita in Pakistan. Badi-uz-Zaman racconta che dopo la morte della sorella, per lei è stato impossibile tornare in India, perfino il servizio ferroviario è stato cancellato [22] [it].

Per diverse notti, i caccia del Pakistan ha sorvolato la capitale Islamabad. Alcuni post di Twitter del microbiologo Zeea Hassan Talib e Anas Mallick:

Sono stato svegliato nel mezzo della notte dal rumore dei caccia che sorvolavano la città, e poco dopo da tempesta e fulmini. Una notte terribile ad Islamabad. Abbi cura di te Pakistan.

Caccia da combattimento e tuoni del cielo, entrambi ruggenti dalle nuvole di #Islamabad

A Sialkot e nelle zone di Karachi, alla gente è stato detto di rimanere in casa, ma il governo non ha emesso nessun comunicato ufficiale.

I social media però sono anche un terreno fertile per la disinformazione, e le ONG e i singoli individui cercano di contrastare il fenomeno. Sachee Khabar [26] ha condiviso su Twitter una storia di Alt News:

La foto raffigura la madre di Wg Cdr Abhinandan che festeggia il rilascio del figlio, rapporto di @AltNews

Correzione: Questa storia è stata modificata il 9 marzo per rimuovere un tweet che si è poi scoperto essere proveniente da un account non associato con il Ministero dell'interno, come indicato originariamente.