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I piani del governo dell'Uganda per tassare gli utenti dei social media che condividono troppi pettegolezzi

Categorie: Africa sub-sahariana, Uganda, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Tecnologia, Advox

Mentre il Presidente dell'Uganda Museveni pianifica una tassa sui social media per frenare il gossip, i netizen sono preoccupati per la loro libertà di espressione. Immagine di Pixabay via CC0 Creative Commons, usata con permesso.

Il Presidente dell'Uganda Yoweri Museveni intende far subire agli utenti dei social media le conseguenze dei loro gossip, e favorire allo stesso tempo il bilancio nazionale.

Ai primi di aprile 2018, Museveni ha ordinato al Ministro delle Finanze di introdurre una tassa sulle piattaforme di comunicazione “over the top” (OTT) quali Facebook, Twitter e WhatsApp.

Secondo Museveni, infatti, gli utenti dei social utilizzano questo tipo di piattaforme per fare ciò che lui definisce in Lugwere “lugambo”, ovvero gossip. In una dichiarazione [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], riportata da The Daily Monitor, Musveni spiega così le proprie ragioni:

I am not going to propose a tax on internet use for educational, research or reference purposes… these must remain free. However, lugambo on social media (opinions, prejudices, insults, friendly chats) and advertisements by Google and I do not know who else must pay tax because we need resources to cope with the consequences of their lugambo…

Non propongo una tassa sull'utilizzo di internet per scopi educativi, di ricerca o di riferimento… per tali scopi, internet deve rimanere gratuito. Tuttavia, i lugambo (gossip) sui social media (opinioni, pregiudizi, insulti, chiacchierate amichevoli), così come le inserzioni pubblicitarie di Google e non so di chi altri, devono essere tassati perché abbiamo bisogno di risorse per far fronte alle loro conseguenze.

Il presidente accusa il Ministro delle Finanze e l'Agenzia delle Entrate di non fare abbastanza per individuare nuove fonti di entrate e lamenta il fatto che, attualmente, manchino delle imposte.

L'attenzione da parte del governo per le applicazioni OTT solleva un problema di vecchia data, che diversi governi hanno avuto con le applicazioni di comunicazione basate sull'IP (Protocollo Internet) come, ad esempio, WhatsApp, gratuite per chiunque abbia una connessione ad internet. Gli attori governativi (in Uganda e in molti altri Stati) hanno a lungo espresso la propria preoccupazione [2] per le perdite di introiti degli operatori nazionali delle telecomunicazioni, un tempo fornitori principali, nonché beneficiari dei costi, di questi servizi.

Museveni rassicura i cittadini sul fatto che questa tassa non colpirà coloro che utilizzano la rete per scopi educativi, ma colpirà soltanto chi si collegherà per fare del futile gossip.

In un articolo scritto per The Daily Monitor, Daniel Bill Opio [3] definisce “regressiva” la tassa sui social:

Social media being a widely used platform for communication, and most importantly as means to access of information, imposing of taxes thereon will be an impediment to the enjoyment of various rights.

I social media sono piattaforme di comunicazione ampiamente utilizzate e, cosa più importante, rappresentano un accesso all'informazione. L'imposizione di una tassa sul loro utilizzo costituirà un ostacolo al godimento di diversi diritti.

A dirla tutta, le autorità non hanno fornito alcuna informazione riguardo le modalità con le quali (o ad opera di chi) verrà giudicata la qualità dei contenuti presenti sui social. Nel caso in cui il gossip o i pettegolezzi dovessero assumere un tono politico, porteranno alla tassazione o si passerà addirittura alla censura indiretta della critica politica?

I netizen hanno inoltre espresso dubbi riguardo la motivazione economica che starebbe alla base della proposta. Il capo del Partito Democratico Norbert Mao ha scritto sulla sua pagina Facebook: [4]

At a time when other countries are cutting the costs of internet, President Museveni wants to increase its cost. We actually need to aspire to making internet free.

In un momento in cui gli altri Paese tagliano i costi di internet, il Presidente Museveni vuole incrementarli. In realtà, dovremmo tutti ambire a rendere internet gratuito.

Alcuni si domandano se di queste tasse ne beneficeranno davvero gli ugandesi oppure verranno utilizzate da Museveni per i propri fini personali, cosa di cui è stato accusato [5] in passato:

L'Uganda vuole il profitto ma non investe. Le società che gestiscono i social media li mettono a disposizione gratuitamente e tu vuoi tassarli? È un'occasione per aumentare gli introiti, evitando la trasparenza, o è solo AVIDITÀ?!!

Il fatto che i social siano stati bloccati due volte (il 18 febbraio 2016, giorno delle elezioni in Uganda, e nel maggio 2016 in occasione dell'insediamento del presidente) scoraggia il poeta e avvocato dei diritti umani Kiiza Eron:

La proposta di tassare i social ha dei precedenti irritanti.

In passato, il governo dell'Uganda li ha bloccati due volte.

Eron fa un paragone tra i social e una strada statale:

I social sono come una strada. La tassa sull'utilizzo dei social rappresenta un posto di blocco militare.

Non riportateci alla mente quei giorni…

Kyambadde Ronald, avvocato in difesa della salute e della giustizia sociale, ha scritto su Twitter:

Il governo dell'Uganda dovrebbe capire, ad un certo punto, che i cittadini non sono delle miniere d'oro da sfruttare con veemenza tramite una saga continua di nuove tasse (la tassa sui social media, la tassa sugli istituti bancari, ecc.). Ne abbiamo abbastanza delle vostre ingiustizie.

Secondo il sito Internet World Stats [11], l'Uganda conta attualmente circa 19 milioni di utenti internet, con il 43% della popolazione online. La proposta di tassare gli utenti dei social, e quindi la conseguente creazione di barriere finanziarie, potrebbe far gravare il divario digitale.

Questo è solo uno dei modi attraverso i quali gli spazi per l'impegno civico in Uganda vengono ridotti. In un articolo datato gennaio 2018 [12], l'ONG ugandese Unwanted Witness mostra il quadro della situazione della libertà di espressione online nel paese:

2017 registered the highest number of Ugandans ever arrested for their online expression and these arrests are clearly targeted crackdown on free flow of information and speech on the Internet.

Il 2017 ha visto il più alto numero di arresti di cittadini ugandesi a causa della loro espressione online, e tali arresti sono chiaramente mirati a reprimere le libertà di circolazione dell'informazione e di parola su internet.

A marzo 2018, la Commissione per le Comunicazioni dell'Uganda ha emesso una direttiva [13] rivolta a tutti i creatori di contenuti online che stabilisce l'obbligo di registrazione dei loro siti web, creando così un'altra barriera alla libertà di espressione in rete. La direttiva dispone quanto segue:

All online data communication service providers, including online publishers, online news platforms, online radio and television operators are therefore, advised to apply and obtain authorisation from the Commission with immediate effect.

Tutti i fornitori di servizi di trasmissione dati online, inclusi editori online, piattaforme di informazione, operatori della radio e della televisione online, sono invitati a richiedere e ottenere l'autorizzazione dalla Commissione con effetto immediato.

Per il momento, non sono ancora chiare le modalità di applicazione o controllo della “tassa sul gossip”, né se ne conosce la data di entrata in vigore.