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Il fotoreporter Mahmoud ‘Shawkan’ Abu Zeid è libero, dopo oltre cinque anni di prigionia

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Fotografia, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Advox

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Shawkan era stato arrestato nell'agosto 2013 mentre copriva un sit-in di protesta contro rimozione dell'ex presidente egiziano Mohamed Morsi [2] [it]. Foto condivisa dalla campagna Freedom for Shawkan su Facebook.

Dopo oltre cinque anni di carcere, Mahmoud Abu Zeid, conosciuto anche come Shawkan, è stato rilasciato dalla prigione in Egitto il 4 marzo.

La campagna Freedom for Shawkan (Libertà per Shawkan) ha annunciato il rilascio nelle prime ore del lunedì pubblicando una foto del giornalista con il padre ed il fratello.

Shawkan è libero

Shawkan era stato arrestato il 14 agosto 2013 mentre fotografava il sit-in di Rabaa El Adaweya, in cui i sostenitori dell'ex presidente egiziano Mohamed Morsi si sono riuniti per protestare contro il colpo di stato militare che aveva posto fine alla sua presidenza il 3 luglio dello stesso anno. Secondo Human Rights Watch [7] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], le forze di sicurezza egiziane uccisero almeno 817 persone e ne ferirono molte altre nel tentativo di disperdere il sit-in.

Shawkan, che lavorava per Demotix quando venne arrestato, ha trascorso [8] quasi quattro anni in detenzione preventiva prima di venire condannato. Tutto ciò è una chiara violazione della legge egiziana, che stabilisce il limite massimo a due anni. Infine venne processato insieme ad altri 739 imputati in quello che divenne noto come il “caso sulla dispersione del sit-in di Rabaa”.

L'8 settembre 2018 un tribunale penale del Cairo lo ha condannato [9] sulla base di false accuse di omicidio e affiliazione alla Fratellanza Musulmana, ora designati come gruppo terrorista dal governo egiziano.

Durante lo stesso processo, 75 membri di spicco e affiliati ai Fratelli Musulmani sono stati condannati a morte [10], e altri 47 imputati condannati all'ergastolo [11].

Nonostante abbia trascorso cinque anni in prigione, le autorità egiziane non hanno mai fornito [12] alcuna spiegazione ufficiale sulla detenzione di Shawkan. Nel novembre 2018, la testata egiziana Mada Masr [13] ha scoperto che Shawkan e altri 214 sarebbero stati tenuti in prigione per altri sei mesi, perché i pubblici ministeri li avevano ritenuti incapaci di pagare per i danni causati durante il sit-in e la dispersione.

Nonostante il suo rilascio, Shawkan rimarrà sotto “osservazione della polizia [14]” per altri cinque anni, il che significa che dovrà presentarsi al commissariato ogni giorno al calare del sole. Sarà inoltre costretto a passare le notti alla stazione di polizia, finché un ordine del tribunale non deciderà di ridurre queste cosiddette “misure precauzionali”.

La libertà di stampa sotto assedio

La libertà di stampa rimane sotto assedio [15] in Egitto, con le autorità che continuano ad arrestare, perseguitare e molestare i giornalisti indipendenti. Il 29 gennaio, le autorità all'aeroporto internazionale del Cairo hanno arrestato [16] il giornalista e ricercatore per i diritti umani Ahmed Gamal Ziada, al suo arrivo dalla Tunisia, dove studia giornalismo. Dopo il suo arresto, Ziada è scomparso [17] per due settimane, fino a quando è stato accusato [18] [ar] di aver diffuso di notizie false sui social media il 13 febbraio. Il 2 marzo è stato rilasciato su cauzione, in attesa di ulteriori indagini.

Il 19 febbraio, i funzionari della sicurezza dello stesso aeroporto hanno arrestato il corrispondente del New York Times David D. Kirkpatrick al suo arrivo. Secondo quanto riportato dal New York Times [19], a Kirkpatrick sarebbe stato confiscato il telefono e sarebbe stato trattenuto per sette ore senza cibo o acqua. Infine, sarebbe stato espulso e rinviato a Londra senza una spiegazione.