Studentessa tibetana-canadese ha subito attacchi online per aver vinto le elezioni studentesche. È colpa di Pechino?

Immagine SU Instagram di Chemi Lhamo via The Stand News.

Questo articolo è stato originariamente scritto da Leung Hoi Ching e pubblicato [zh] in cinese sulla piattaforma di media di Hong Kong Stand News il 15 febbraio. La seguente versione tagliata è stata tradotta in inglese da Zhao Yunlin.

Il 9 febbraio, gli studenti dello Scarborough Campus dell'Università di Toronto hanno eletto Chemi Lhamo, studentessa 22enne di origini tibetane, come loro presidentessa del consiglio studentesco.

Pochi giorni dopo l'annuncio dei risultati, migliaia di cittadini cinesi oltreoceano hanno firmato una petizione di protesta online [en, come i link seguenti salvo diversa indicazione], in cui accusavano Lhamo di essere collegata alle organizzazioni a favore dell'indipendenza del Tibet.

Commenti umilianti da parte degli studenti della Cina continentale

Il profilo social personale di Lhamo è stato inondato da commenti vili e velate minacce di violenza da parte di studenti che sembravano provenire dalla Cina continentale. Mentre la sua storia iniziava a fare notizia sui media internazionali, gli studenti di Hong Kong e Taiwan hanno risposto al fuoco in difesa di Lhamo.

In un'intervista telefonica con Stand News, Chemi Lhamo ha affermato di credere che dietro all'incidente ci potesse essere la mobilitazione da parte di organizzazioni connesse al governo cinese, un'accusa che i funzionari cinesi hanno negato.

Before this election, I had already been elected as vice-president of the student council for eight whole months and nothing ever happened. However, after all these sudden events, you cannot help but think that there is an organization manipulating these events behind the scenes. It’s really funny how I’ve been serving as a vice-president for so long, how I’ve organized many events and never held back from expressing my ideals, but nobody has ever asked me about my political opinions.

Prima di questa elezione, ero già stata eletta vicepresidente del consiglio studentesco per otto mesi e non era successo niente di tutto ciò. Tuttavia, in seguito a questi eventi improvvisi, non si può fare a meno di pensare che esista un'organizzazione che manipola gli eventi dietro le quinte. Fa sorridere il fatto che sia stata vicepresidente per tanto tempo, abbia organizzato numerosi eventi e non mi sia mai trattenuta dall'esprimere i miei ideali, ma nessuno mi avesse chiesto prima delle mie opinioni politiche.

Ha poi aggiunto che alcuni dei suoi compagni di corso cinesi hanno iniziato a comportarsi in modo strano. Uno dei suoi compagni di classe cinese, le ha liberamente chiesto tramite un messaggio, di redigere una dichiarazione sull'indipendenza del Tibet. Ha anche ricevuto telefonate che passavano “canzoni rosse” (canzoni di propaganda che elogiano il Partito Comunista Cinese). Lhamo non è riuscita a capire le parole di queste canzoni dal momento che non parla cinese mandarino.

Accanto agli attacchi congiunti e ai commenti su internet, un gruppo di studenti si è recato presso l'ufficio del consiglio studentesco per chiedere che i risultati delle elezioni venissero riconsiderati. Per motivi di sicurezza il consiglio studentesco del campus ha chiuso temporaneamente la sua sala conferenze.

Chemi Lhamo è stata un'attivista studentesca per alcuni anni. È un membro attivo della comunità tibetana di Toronto e una volta si è unita a una protesta fuori dall'Istituto Confucio dell'università, la filiale locale di una rete globale di istituzioni culturali cinesi sponsorizzate dal governo cinese e destinate a promuovere il soft power cinese all'estero. Negli ultimi anni ha anche scambiato opinioni con attivisti sociali di Hong Kong e Taiwan su argomenti relativi alla libertà di parola, all'autodeterminazione, alla democrazia e altri argomenti legati ad eventi pubblici.

Lhamo non ha mai avuto paura di parlare o mostrare la sua identità tibetana, ogni mercoledì indossa un Chuba, il tradizionale vestito tibetano. Fino alle elezioni, non aveva mai percepito alcuna ostilità dai suoi compagni di classe cinesi. Questo è ciò che l'ha portata a temere che questa raffica di molestie sia stata istigata dalle autorità cinesi.

Da rifugiata senza patria a presidente del consiglio studentesco

Prima di emigrare in Canada all'età di 11 anni, Chemi Lhamo era una rifugiata apolide residente in India. I suoi nonni furono costretti all'esilio insieme al Dalai Lama nel 1959. All'interno di questi rigidi confini, non era importante dove lei e la sua famiglia andassero, venivano costantemente guardati dall'alto in basso.

Every time someone asks me: ‘Where are you from?’ I always end up struggling to answer – I sometimes say that I’m from India, but I was denied citizenship status there; sometimes I say that I’m from Tibet, but when they ask me how Tibet is like, I really don’t know how to answer, because the Chinese embassy won’t even issue me a visa to go to Tibet. But it’s this experience of being viewed as an outsider that has made me understand my people’s culture better: the Tibetan culture.

Ogni volta che qualcuno mi chiede: “Da dove vieni?” fatico sempre a rispondere. A volte dico di essere indiana, ma lì mi è stato negato lo status di cittadinanza; a volte rispondo che vengo dal Tibet, ma quando mi chiedono come sia il Tibet non so davvero come rispondere, perchè l'ambasciata cinese non mi permetterà mai di ottenere un visto per andarci. Ma proprio questa esperienza di essere vista come un'estranea, mi ha fatto avvicinare alla cultura del mio popolo: la cultura tibetana.

Lhamo ha raccontato di quando era appena emigrata in Canada e un nuovo ragazzo tibetano inaspettatamente arrivò nella sua classe. Era eccitata e felice di poter trovare qualcuno della sua terra con cui fare amicizia e parlare la lingua tibetana. Tuttavia lui contrariato le disse: “Possiamo non parlare tibetano? Io so parlare inglese.”

I don’t know if he was either ashamed or had some kind of guilt. I really don’t know. But it was then when I realized that some young Tibetans don’t want to speak their own language as if they were being pressured to speak another language.

Non so se si vergognasse o se si sentisse in colpa. Davvero non lo so. Ma è stato allora che ho capito che alcuni giovani tibetani non vogliono parlare la loro lingua, perchè è come se si sentissero sotto pressione a parlare un'altra lingua.

A quel tempo, Lhamo aveva solo 12 anni. Sentendosi insicura riguardo la propria identità, convinse i suoi genitori a trasferirsi in un quartiere con una comunità tibetana. Da quel momento in poi, ha imparato di più sulla lingua, la cultura e il buddhismo tibetano e è diventata un'attivista.

Tibetan values, such as be considerate, be respectful to the elderly, ignorance as the root for negativity and etc., has give me a lot of strength. And the more I understand my culture, the more confident I feel.

I valori tibetani, come ad esempio l'essere premurosi, l'essere rispettosi verso gli anziani, l'ignoranza come la radice della negatività e così via, mi danno molta forza. E più comprendo la mia cultura, più mi sento sicura.

Questa forza e questa sicurezza, dice, le hanno permesso di parlare sia come immigrata che come tibetana:

Being an immigrant is very difficult, but this struggle is what makes me who I am. Today, I speak about the Tibetan people loud and clear with pride thanks to the strength that my identity as a Tibetan gives me.

During the student council election, I often emphasize the need for the marginalized to have their own representation during the student council elections. We need representation so that our rights be upheld.

Essere un immigrato è davvero difficile, ma questa lotta è ciò che mi rende quella che sono. Oggi parlo a gran voce e con orgoglio grazie alla forza che mi dà la mia identità tibetana.

Durante le elezioni del consiglio studentesco, sottolineo spesso la necessità per gli emarginati di avere una propria rappresentanza. Abbiamo bisogno di essere rappresentati affinchè i nostri diritti siano rispettati

La sofferenza finirà

Per Lhamo, un mondo ideale è un mondo senza frontiere e confini: l'indipendenza e l'autonomia tibetana, noon sono la vera posta in gioco.

My vision for Tibet is the same vision that I have for the whole world: I wish for Tibetan people to enjoy the same rights as Canadians, namely freedom to express themselves, freedom of belief, freedom to avoid political oppression.

I don’t only wish for Tibetan people to enjoy these rights, I also wish that people from Hong Kong and Taiwan, Eastern Turks, the 60 million refugees around the world and for everyone to enjoy these rights.

La mia visione del Tibet è la stessa che ho per il mondo intero: desidero che il popolo tibetano goda degli stessi diritti dei canadesi, vale a dire la libertà di espressione, la libertà di credo, la libertà di evitare l'oppressione politica.

Non auguro solamente ai tibetani di godere di questi diritti, ma lo auguro anche a Hong Kong e Taiwan, ai turchi orientali, ai 60 milioni di rifugiati in tutto il mondo e a tutti di godere di questi diritti.

Molte persone a Hong Kong credono che la Cina sia diventata più autoritaria negli ultimi anni, adottando una politica più pesante nei confronti dei dissidenti politici e delle minoranze etniche. Anche a Hong Kong, lo spazio per la libertà di parola e di associazione è diminuito.

Chemi Lhamo ha familiarità con le sfide politiche affrontate ad Hong Kong dopo il movimento degli ombrelli [it], ma ha espresso il suo ottimismo agli hongkongesi e le esorta a non arrendersi:

I learned a concept from the Tibetan culture known as impermanence: everything has an end and I believe that all suffering will also end…I hope that one day I’ll be able to go to Tibet wearing my Chuba.

Ho imparato un concetto dalla cultura tibetana noto come impermanenza: tutto ha una fine e credo che anche tutte le sofferenze finiranno… Spero che un giorno di poter andare in Tibet indossando il mio Chuba.

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