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Controversia in Malesia durante la marcia per la Giornata delle donne: organizzatrici interrogate per sedizione

Categorie: Asia orientale, Malesia, Citizen Media, Diritti gay (LGBT), Donne & Genere, Giovani, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Politica, Protesta
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Marcia della Giornata delle Donne in Malesia. Foto di Suara Rakyat Malaysia (SUARAM)

Almeno sette organizzatrici della marcia [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] della Giornata delle donne in Malesia sono state informate dalla polizia che rischiavano di poter subire delle multe [3] per possibili violazioni della Legge sulla Sedizione e la Legge per l'Assemblea Pacifica.

Il 9 marzo 2019, hanno participato [4] in centinaia alla marcia “Hentikan Keganasan, Hormati Perempuan” (Basta violenza, rispetta le donne) tenutasi a Kuala Lumpur, la capitale del Paese. All'evento sono state fatte cinque richieste [5] ufficiali: fermare la violenza sulle basi di genere e orientamento sessuale, fermare i matrimoni di minori, garantire la libertà della donna di fare scelte sul proprio corpo e per la propria vita, garantire un salario minimo dignitoso, e garantire la distruzione del patriarcato.

La marcia è durata per più di due ore, dopodiché c'è stato un breve programma dove parecchi hanno discusso le cinque richieste. Altri settori si sono uniti ai gruppi femministi per celebrare la Giornata internazionale delle donne. Tra coloro che hanno partecipato alla marcia c'erano membri della comunità LGBT. Comunque, alcune notizie online sulla marcia erano focalizzate sulla presenza di persone LGBT che hanno portato a travisare l'evento come se fosse una protesta LGBT.

I gruppi conservatori che si oppongono alla promozione dei diritti LGBT hanno subito reagito negativamente online. La privacy e la sicurezza di alcuni dei partecipanti alla marcia sono state violate dopo che foto e profili sono stati condivisi da molti in gruppi di chat e pagine di social media. Alcuni sono stati minacciati e attaccati da sconosciuti e persino da amici, famiglia, e datori di lavoro.

Datuk Seri Mujahid Yusof Rawa, il ministro della religione nel paese, ha aggiunto [6] carne sul fuoco al veleno online, quando ha accusato la marcia della Giornata delle donne di “abusare dello spazio democratico per difendere cose che sono sbagliate nella religione dell'Islam.”

La Costituzione della Malesia garantisce la protezione delle minoranze, incluse quelle che si identificano come membri della comunità LGBT. Ma negli ultimi anni, gruppi estremisti si sono rivelati più minacciosi quando hanno richiesto di rinforzare gli insegnamenti islamici. La popolazione della Malesia è in maggioranza musulmana.

Il 14 marzo, la polizia ha dichiarato che sete organizzatrici della Giornata delle donne sono sotto inchiesta per sedizione e violazione della Legge per l'Assemblea Pacifica.

I gruppi per i diritti umani hanno subito difeso le donne a capo della marcia e gli altri partecipanti. Il Gruppo di Azione Comune per l'Uguaglianza dei Sessi, una coalizione di 13 gruppi di donne nel paese, ha rilasciato [7] una dichiarazione per spingere il governo a terminare la persecuzione degli attivisti dei diritti umani:

If we do not uphold the rights of certain group of persons – to the extent that individuals cannot peacefully express their interests – our credibility as a democracy is diminished. The government must guarantee “democratic space” for everyone. Not just for people the government – or even the majority – agrees with.

We urge the government to stop harassing women human rights activists and peaceful protestors. Instead, we urge the government to reaffirm the rights of all Malaysians to peaceful assembly and expression, and to state how it plans to address the rally’s five demands.

Se non sosteniamo i diritti di certi gruppi di persone – fino al punto che gli individui non possono esprimere i propri interessi in modo pacifico – la nostra credibilità come democrazia è sminuita. Il governo deve garantire “spazio democratico” per ognuno. Non solo per coloro con cui il governo – o persino la maggioranza – è d'accordo.

Noi vogliamo che il governo smetta di attaccare attivisti e manifestanti pacifici per i diritti delle donne. Invece, richiediamo che il governo riaffermi i diritti di tutti i malesiani di assemblea pacifica e di espressione, e che dichiari come intende agire riguardo alle cinque richieste del raduno.

Gabungan Bertindak Malaysia, un'altra coalizione di diversi gruppi di società civile, ha espresso lamentele [8] riguardo agli attacchi online istigati dai gruppi anti LGBT:

The deliberate mischaracterisation and the on-going hate campaign is regretfully, legitimising violence against LGBT. Do we want to see people harmed, tortured or killed just because they live life that we do not approve of?

La deliberata rappresentazione travisata e la campagna di odio in corso sta, con rammarico, legittimando la violenza contro le persone LGBT. Abbiamo intenzione di vedere persone ferite, torturate o uccise solo perché vivono una vita che noi non approviamo?

Circa 24 gruppi di società civile hanno firmato [9] una dichiarazione dove accusano il ministro degli affari religiosi di “rinforzare la dannosa retorica pubblica e i pregiudizi verso le donne, gli emarginati e le persone LGBT.”

The government must not take the side of the bullies. Denying a group of marginalised groups their right to participate in democracy is truly an abuse of democracy.

Il governo non può mettersi dalla parte dei bulli. Privare uno dei gruppi emarginati del diritto di partecipare alla democrazia è davvero un abuso di democrazia.

Queer Lapis ha riportato [10] la storia di una delle partecipanti attaccata dopo la Giornata delle donne:

I have always been a resilient person, but moments like these truly break my heart. For two days after the march I was felt kinda scared and shameful of my activism, when I shouldn’t be! This is partly due to the heightened visibility and the impact on my family. People who were not there at the march don’t deserve to comment on it unless they have done their research. However, the haters’ version of “truth” is what some people want to hear and see so that they could continue to justify their hate!

I was weeping all night and through my sleep on Sunday. I knew I wasn’t alone in my struggle, I reached out to my friends, some of whom were there marching and some of whom weren’t. I’m thankful for people in my life who were truly proud of me for marching with them and on their behalf. They gave me encouraging words to honour my feelings and healings; I rebuilt my strength slowly.

Sono sempre stata una persona resiliente, ma momenti come questo mi spezzano davvero il cuore. Per due giorni a seguito della marcia ho quasi provato paura e vergogna per il mio attivismo, quando non dovrei affatto provare tali sentimenti! Questo è dovuto in parte all'accresciuta visibilità e all'impatto sulla mia famiglia. Persone che non erano presenti alla marcia non hanno il diritto di commentare, a meno che non abbiamo fatto le loro ricerca sull'argomento. Comunque, la versione della “verità” degli hater è ciò che alcune persone vogliono sentire e vedere, così possono continuare a giustificare il proprio odio!

Ho pianto per tutta la notte e mentre dormivo di domenica. Sapevo di non essere sola nel mio dolore, ho contattato i miei amici, alcuni dei quali erano lì alla marcia, altri no. Sono grata per le persone nella mia vita che sono davvero orgogliose di me, per aver marciato con loro e per loro. Le loro parole incoraggianti hanno espresso grande riguardo per i miei sentimenti e per la mia ripresa; ho lentamente ripreso le forze.

Questi posti su Twitter con l'hashtag #WomensMarchMY [11] (Marcia delle donne MY) hanno smascherato le bugie propagate dai gruppi anti LGBT sulla marcia della Giornata delle donne:

Se ti stai chiedendo perché c'erano bandiere di orgoglio alla #WomensMarchMY [12] è perché esprimiamo solidarietà con altri gruppi di minoranza.

È perché noi tra tutti dovremmo sapere cosa significa essere oppressi ed esclusi.

È perché noi crediamo nell'uguaglianza.

E tu?

La marcia non è stata avviata per promuovere i diritti LGBT, ma anzi per fermare la crescente violenza contro la comunità delle minoranze ai sensi dell'Articolo 8(2) della Costituzione Federale, che dice che non dovrebbe esserci discriminazioni basate sul genere.

Un'ulteriore dichiarazione, condivisa da diverse associazioni, ha cristicato [17] il crudele movente dietro il deliberato atto di etichettare la marcia come evento LGBT:

It is an irrational act to further polarise public views on LGBTIQ rights by leaning on conservative sentiments. It is an insidious attempt to weaken the existing solidarity between LGBTIQ activists and the feminist movement.

È un atto irrazionale per continuare ad estremizzare eventi pubblici sui diritti LGBTIQ, tendendo verso sentimenti conservatori. È un tentativo insidioso di indebolire l'esistente solidarietà tra attivisti LGBTIQ e il movimento femminista.

Il Centro per il Giornalismo Indipendente ha riportato [18] che due giornali malesiani sembravano aver “rinnegato il loro dovere di reportage imparziale” creando sensazionalismo riguardo la presenza LGBT alla marcia, “spingendo all'odio verso una comunità già marginalizzata e a rischio.”

Infine, Human Rights Watch ha ricordato [19] al governo di riaffermare il proprio impegno di ritirare [20] la legge di sedizione e di riformare la drastica Legge per l'Assemblea Pacifica:

Rather than using abusive laws against people marching for basic rights, Malaysia’s government should be addressing the critical women’s rights issues that the march highlighted.

Invece di utlizzare leggi ingiuste contro coloro che marciano per i diritti dii base, il governo in Malesia dovrebbe affrontate le situazione critiche dei diritti delle donne che la marcia ha voluto sottolineare.