In Ucraina le elezioni presidenziali del 31 marzo 2019 [it] hanno rappresentato la prima tornata elettorale regolare dopo la rivoluzione del 2014, che era terminata con la cacciata dell’ allora Presidente ucraino.
Con la penisola di Crimea ancora occupata da forze russe, un conflitto militare attivo nella zona est del Paese e il crescente attivismo di gruppi di estrema destra [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione], fanno dell'Ucraina un facile bersaglio per le operazioni di mistificazione delle informazioni, tanto a livello interno quanto estero.
L'Ucraina è protagonista di processi di disinformazione dal 2014, e molti sono gli agenti politici intenzionati a fermare lo sviluppo democratico del paese. L'elezione del presidente e dei membri del parlamento sarà una prova cruciale per prendere atto dei livelli di democrazia e stabilità presenti in Ucraina.
Facebook ha il potere di contrastare queste campagne?
Gran parte delle operazioni di disinformazione sono state effettuate su Facebook, il social più utilizzato nel paese. Nonostante le continue sollecitazioni da parte della società civile e dei gruppi mediatici, Facebook ha fatto poco per contrastare il problema della disinformazione; solo nel mese di gennaio la società sembra aver cambiato atteggiamento, annunciando pubblicamente di aver adottato misure mirate a gestire alcune di queste problematiche.
La compagnia ha modificato la policy della piattaforma in Ucraina [uk] durante il periodo elettorale al fine di scongiurare la minaccia di influenza da parte di agenti esterni al paese. Ciò ha comportato l'introduzione del divieto di spot politici acquistati da altre nazioni (tra questi spot sono inclusi quelli relativi a politici, a partiti politici e a slogan e simboli di partito, che potrebbero in qualche modo influenzare o scoraggiare gli elettori). Facebook ha inoltre reso noto il suo impegno a monitorare in modo più accurato il comportamento degli utenti.
Poco tempo dopo, il 17 gennaio, Facebook ha confermato di aver rimosso molte pagine ed account, sia su Facebook che su Instagram, legati a due pericolose operazioni partite dalla Russia e destinate a raggiungere, tra gli altri, anche utenti di nazionalità ucraina.
Tra gli elementi eliminati dalla compagnia c'è anche un documento di 289 pagine, diffuso in Asia centrale, nella zona del Caucaso, in quella baltica e in alcuni paesi dell'Europa centrale ed orientale.
Facebook ha inoltre rimosso 107 pagine e 41 account Instagram che operavano direttamente in Ucraina. Facebook ha affermato che gli utenti coinvolti “creavano molteplici profili utente per rendere difficile la loro identificazione e quella delle operazioni eseguite”. Gli account e le pagine risultano essere legati a collaboratori dell’ agenzia di stampa russa Sputnik, ma gli individui che li utilizzavano sostenevano di essere ucraini.
Secondo quanto affermato da Facebook, questo sistema mistificatore avrebbe diffuso una serie di informazioni locali attinenti a specifici argomenti, spendendo circa 25.000 dollari in pubblicità. Le attività svolte da questo gruppo di utenti risultano essere simili a quelle performate da Internet Research Agency (IRA), un'agenzia russa nota per aver tentato di influenzare l'opinione pubblica tramite operazioni svolte online durante le elezioni americane del 2016.
Le campagne di disinformazione partite dalla Russia contro l'Ungheria non sono una novità
Le campagne di disinformazione messe in piedi dagli agenti statali russi a svantaggio della popolazione ucraina sono ormai note, si parla di un fenomeno cominciato nel 2014.
Nel 2016 il portale ucraino Texty.org.ua ha scoperto l'esistenza di un network composto da più di 2 milioni di profili Facebook generati da un sistema russo di creazione di account falsi. Per circa nove mesi, questo network ha condotto una campagna mirata a far cadere il governo ucraino.
Un più recente studio realizzato dal sito VoxUkraine ha analizzato più di 9 milioni di tweet legati a IRA e di questi, 750.000 contenuti si riferiscono all'Ucraina. Sembra che questa campagna di disinformazione abbia avuto inizio con la rivoluzione ucraina del 2014 e sia cresciuta notevolmente a seguito dell'occupazione e dell'annessione della Crimea. La stessa campagna ha però raggiunto il massimo livello di attività il giorno dopo la tragedia del volo MalaysiaAirlines 17 [it], abbattuto da un missile mentre sorvolava l'Ucraina orientale.
Questo è solo uno degli elementi che hanno portato i ricercatori dell’Oxford Internet Institute ad affermare che l'Ucraina si rivela essere la sede del “più avanzato caso di propaganda online a livello mondiale”.
Il citizen journalism e l'attività che giornalisti freelance hanno svolto un'azione di contrasto alle campagne di disinformazione russe, provvedendo inoltre ad avvertire il governo e la comunità internazionale sui rischi che le stesse campagne presentano. Nonostante queste operazioni e gli appelli lanciati da figure istituzionali tra le quali il presidente Poroshenko, che ha pubblicamente esortato Facebook ad inaugurare un ufficio in Ucraina, Facebook ha mostrato scarsa intraprendenza nel risolvere il problema, almeno fino al 2019.
Sembra che l'ingerenza russa in occasione delle elezioni americane del 2016, così come la conseguente pressione esercitata dall'opinione pubblica (e dai legislatori americani), abbia costretto Facebook a contrastare attivamente le minacce di disinformazione, soprattutto nel caso di minacce provenienti dalla Russia e mirate a compromettere il risultato delle elezioni democratiche.
Sebbene l'azione intrapresa dall'azienda sembri essere quella giusta, essa non è sufficiente e arriva troppo tardi.
Aumento della disinformazione, pirateria informatica ed altri tipi di ingerenze
Facebook e le altre piattaforme online, tuttavia, non possono fare molto oltre a modificare le politiche costitutive o dedicare più tempo e risorse al monitoraggio dell'attività degli utenti in alcuni paesi. Inoltre, alcune delle modifiche menzionate potrebbero anche peggiorare la situazione, poiché rischierebbero di rendere alcune attività illecite difficilmente identificabili.
Gli utenti Facebook hanno individuato molte pagine popolari [ru] che presentavano contenuti relativi alla politica ucraina. In seguito del potenziamento delle attività di riconoscimento e verifica della posizione degli amministratori delle pagine popolari e degli account da parte di Facebook, è stato rilevato che queste pagine erano gestite in Russia. Nel 2018 i servizi di sicurezza ucraini hanno fatto luce sul chiaro intento della Russia di influenzare le elezioni “assumendo” gli amministratori dei gruppi Facebook più popolari in Ucraina orientale, e sull'ingaggio di cittadini ucraini affinché fondassero siti di informazione e li registrassero nella loro nazione. Questi individui hanno quindi ricevuto del denaro in cambio della diffusione di contenuti generati in Russia sui loro account social o attraverso le loro piattaforme online. In casi come questi è molto complesso individuare la presenza dell'ingerenza straniera e ancor più complesse sono le operazioni di denuncia e di contrasto alla stessa.
Gli osservatori della task force deputata al monitoraggio delle elezioni in Ucraina hanno affermato che il principale obiettivo della Russia non sia quello di favorire un candidato in particolare, ma di “delegittimare l'intero processo elettorale.”
Come se non bastasse, gli attivisti ucraini impegnati nella lotta alla disinformazione e conosciuti come “bot busters” [uk] continuano a scoprire casi di politici che tentano di manipolare l'opinione pubblica online attraverso l'utilizzo di account falsi. Inoltre, l'applicazione di regolamenti obsoleti alla pubblicità politica diffusa sulle piattaforme online favorisce ulteriori manipolazioni.
Al momento, la diffusione di notizie false contro l'Ucraina è un fenomeno più attivo che mai. Inoltre, si registra un aumento delle situazioni problematiche causate dalla tecnologia. A dieci giorni dalle elezioni, il capo del corpo della polizia che si occupa di sicurezza online ha annunciato l'aumento di attacchi rivolti contro l'organizzazione elettorale ucraina [ru] organizzati da gruppi di hacker associati alla Russia. Pochi giorni dopo, è stata diffusa una e-mail falsa contenente alcune disposizioni sul regolamento elettorale a nome del Ministro dell'Interno.
È necessario che il lavoro dei servizi di sicurezza mirato a contrastare l'ingerenza straniera durante le elezioni sia associato all'impegno da parte di attivisti, di ricercatori e della società civile, affinché si continuino a sostenere sul campo la verifica delle informazioni, le comunicazioni pubbliche e le iniziative di monitoraggio delle elezioni, soprattutto nel periodo immediatamente precedente le elezioni stesse.