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Il profumo della rivoluzione: la storia del leggendario profumo del Sudan e l'etichetta modificata dopo le proteste

Categorie: Africa sub-sahariana, Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Nigeria, Nord Sudan, Arte & Cultura, Citizen Media, Cyber-attivismo, Donne & Genere, Giovani, Guerra & conflitti, Idee, Politica, Protesta, Storia

Immagine dell’etichetta del profumo Bint El Sudan modificata con l’iconica foto della 22enne Alaa Salah, una dei manifestanti che ha portato l’attenzione globale sulla rivoluzione sudanese. Immagine dell’artista Amado Alfadni, usata con il suo consenso.

È da mesi ormai che in Sudan è in corso una rivolta [1] [en, come i link a seguire salvo diversa indicazione] ma è stata l’iconica foto virale della 22enne Alaa Salah a portare l’attenzione globale sulla rivoluzione, ripresa mentre mentre incitava la folla cantando slogan di resistenza [2] in piedi su un’auto nella capitale Khartoum. Salah è stata ribatezzata la Statua della Libertà sudanese, [3] e la  Regina Nubiana [4] del paese.

Ringrazio tutti voi dal profondo del cuore. La lotta per un Sudan democratico e prospero continua. Non ci piegheremo ad Al Bashir, il dittatore tiranno.

La foto orginale di Salah, scattata dalla studentessa sudanese Lana Haroun [9], ha ispirato artisti di tutto il mondo a trasformare la ragazza nel simbolo della rivoluzione. L'artista Amado Alfadni [10], nato e cresciuto al Cairo con radici sudanesi, ha colto l’occasione per modificare la classica etichetta del profumo “Bint El Sudan”, “Figlia del Sudan”.

Creato negli anni '20 [11] da WJ Bush a Londra, il vendutissimo profumo è stato ribattezzato lo “Chanel n°5” africano ed è usato da moltissime donne del Sudan e dell’Africa orientale. Il profumo privo di alcool, composto da un mix di gelsomino, lillà e giglio, all’inizio non veniva venduto in negozi esclusivi, ma nei mercati, diventando una componente principale [12] nei rituali delle donne sudanesi in occasione di matrimoni [13]e circoncisioni. Il profumo emana femminilità, potere e fascino e gli sono attribuite anche proprietà magiche e mediche [14] dovute alle antiche tradizioni aromatiche ed erboristiche.

Alfadni spiega: “Bint El Sudan era il profumo di mia madre e quindi è diventato parte della mia identità come sudanese”

L'etichetta originale del profumo Bint El Sudan è una foto di Eric Burgess, che per primo negli anni '90 ebbe l'idea di creare un profumo presso la sua società WJ Bush & Co. basata a Londra. Foto condivisa dall'artista Amado Alfadni, usata con il suo consenso.

L’etichetta originale del profumo è la fotografia di una giovane sudanese a petto nudo che indossa la tradizionale gonna a elefante e gioielli da sposa ai polsi e alle caviglie. Era stata scattata da Eric Burgess, un rappresentante degli affari di WJ Bush in Sudan.

Per decenni l’immagine di questa giovane donna ha viaggiato da Khartoum, in Sudan, a Kano in Nigeria dato che i commercianti avevano iniziato a usare il profumo come moneta. [12]

Venti anni fa, racconta Alfadni, il regime musulmano sudanese ha cambiato la foto del profumo sostituendo la ragazza a petto nudo con una che indossa un burqa modesto, in linea con i valori musulmani.

Omar al-Bashirè stato a capo del Sudan per 30 anni, (dal 1989 al 2019), e nel 1991 introdusse delle riforme al codice penale [15] basate su interpretazioni molto rigide della Sharia (la legge musulmana). Le riforme di Bashir relegarono la donna a uno status legale minore, restringendo la sua libertà di movimento e rafforzando delle “leggi morali” molto rigide [16] tra cui la divisione tra uomini e donne negli spazi pubblici. Molte donne sono state condannate a frustate e morte per lapidazione [17] per aver violato queste leggi.

La versione modesta delle bottiglie del profumo Bint El Sudan furono introdotte 20 anni fa a causa della rigida interpretazione della legge islamica. Foto di Amado Alfadni, usata con il suo consenso.

“Quello che indossa è esattamente come si vestivano le donne nel mio villaggio nel Sudan del Nord”, afferma Alfadni in un’ intervista tramite Facebook Messenger . “Lo stesso vale per i nubiani [18] dell'Egitto, sono anche nubiano” scrive.

Non è cambiato molto nella formula esclusiva di Bint El Sudan in questi 100 anni, ma gli indumenti della ragazza sull’etichetta sono stati modificati nel corso degli anni riflettendo i dibattiti duraturi sulla questione della modestia delle donne.

Bush Boake Allen, la società che ha creato vari prodotti a marchio Bint El Sudan a partire dal 1966 [19], ha rimodellato l’etichetta riprendendo l’immagine originale della tradizionale sposa ma coprendole il petto con un drappo rosso. Una piccola modifica per entrare nei mercati più modesti, a seconda di dove venivano venduti i prodotti.

La crema idratante di Bint El Sudan ha l'etichetta della giovane sudanese ma in questa versione il suo petto è coperto da un drappo rosso. Foto via Instagram [20] by genaropiano.

Le donne [21][it] sono state in prime fila nelle proteste  [22]che sono iniziate a dicembre 2018 a causa dell'aumento del prezzo del pane [21] [it], e che poi sono diventate una vera e propria manifestazione contro l’oppressione della donna negli spazi privati e pubblici.

Alla fine, i manifestanti hanno chiesto le dimissioni di Bashir, tra l’altro indagato per crimini contro l'umanità.  [23]

Molto prima che le donne del Sudan scendessero in piazza per chiedere le dimissioni di Bashir, sono state in strada per protestare contro la polizia morale, contro le frustate pubbliche, contro la condanna alla pena di morte della 19enne Noura Hussein che uccise il marito stupratore che fu obbligata a sposare.

L'11 aprile, dopo che i manifestanti hanno accerchiato il quartier generale della sicurezza a Khartoum, Bashir è stato arrestato dai militari [27] in quello che è stato descritto come un colpo di stato, che è durato un solo giorno. Il Generale Ibn Auf, il Ministro della difesa sudanese, ha dichiarato tre mesi di stato di emergenza e due anni di governo di transizione comandato dai militari, ma si è dimesso come capo provvisorio [28]dopo che i manifestanti hanno insistito per un leadership civile.

Ironicamente, il profumo dolce e speziato di Bint El Sudan è ora prodotto in una piccola fabbrica di Kano, a nord della Nigeria,  [11]una regione terrorizzata da Boko Haram [29], il gruppo militante collegato all’ISIS. La piccola fabbrica saldamente messa in sicurezza produce circa sette milioni di confezioni da 12 ml all’anno, che equivalgono a circa l’80% della richiesta a livello mondiale.

Mentre la foto di Alaa Salah ha portato l’attenzione globale sulle lotte in corso in Sudan per un cambio di regime, ispirando artisti come Alfadni e altri nell’esaltarla come simbolo della rivoluzione, le femministe e gli attivisti hanno lanciato l’allarme su possibili pericoli che una persona può affrontare in questo clima di rivoluzione, così come successe a molte donne e informando che la stessa Salah ha ricevuto minacce di morte. [30]

Per quanto riguarda Alfadni, ha affermato che la sua decisione nel riportare la foto di Salah sull’etichetta del famoso profumo è stata presa per sfidare le nozioni di identità sudanese: “Sto cercando di rappresentare un’immagine del Sudan che sia lontana dalla rabbia e dall’estremismo”

Un’immagine dell’etichetta del profumo Bint El Sudan realizzata da Amado Alfadni nel 2011. Foto dell’artista e usata con il suo consenso. L’immagine fa parte del progetto di Alfadni nell’esplorare la storia e il significato di Bint El Sudan sia come profumo che come parte della cultura e della storia sudanese.