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Le donne scendono in strada e guidano le proteste in Sudan

Categorie: Africa sub-sahariana, Medio Oriente & Nord Africa, Nord Sudan, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Donne & Genere, Guerra & conflitti, Protesta

“No alla dittatura corrotta”, un disegno di Tibyan Albasha. Usato con permesso.

In Sudan, a partire da dicembre 2018, le proteste scatenate a causa del prezzo del pane triplicato si sono trasformate in una protesta nazionale contro il regime quasi trentennale di Omar Al Bashir.

Finalmente, lo scorso 11 aprile 2019, Bashir è stato costretto a dimettersi [1] [en, come i link seguenti, salva diversa indicazione].

AL-BASHIR È STATO DEPOSTO!! CE L'ABBIAMO FATTA!!!

Il governo di Al-Bashir ha adottato tattiche e misure repressive per sedare le proteste. Più di 40 manifestanti sono stati uccise [4], centinaia detenute [5] e torturate.

La violenta reazione non ha impedito alle donne di posizionarsi con fermezza al centro delle proteste.

“Non ci fermeremo davanti a nessun pestaggio o forma di detenzione.”

Queste donne, e tante altre come loro, stanno guidando le enormi proteste contro il Presidente sudanese Omar Al-Bashir

Oggi in Sudan camminiamo per le donne. Donne incarcerate, donne rivoluzionarie, donne oppresse, donne rifugiate, donne strappate alla guerra. Donne violentate, maltrattate e picchiate. Donne troppo forti e troppo coraggiose per un paese fatto per uomini.

Conducono la marcia emettendo dei suoni vocali tra il canto e l'ululato, chiamati Zagrouda, comunemente usati dalle donne nel mondo arabo per celebrare gioia e felicità.

Lo ‘Zagrouda’ (o il canto delle donne) è diventato il codice di richiamo per ogni protesta in strada. Quando le persone sentono queste voci femminili, sanno che si tratta della chiamata alla rivoluzione e che è ora di iniziare la loro marcia.

Nel mese di marzo, le donne hanno indossato le tradizionali tuniche bianche, thobe, per appoggiare le proteste e i diritti delle donne. Le piattaforme social sono sature di immagini che ritraggono attiviste con indosso l'abito bianco, sotto l'hashtag #whitemarch [17] (#مارس_الابيض) [18] (marcia bianca).

Felice giornata internazionale delle donne

Le donne che protestano regolarmente affrontano la brutalità della polizia. Le autorità hanno sparato gas lacrimogeni e munizioni e persino minacciato di stupro. Secondo le testimonianze, nei centri di detenzione [25] le donne sono state picchiate, i loro volti sono stati marchiati e i loro capelli tagliati. Ogni giorno i social media diffondono nuovi filmati di donne sudanesi che vengono picchiate e umiliate:

L'eccessiva brutalità nei confronti di anziani e donne da parte delle forze di polizia a nord di Khartoum #ProtesteinSudan #RivolteinSudan

Tuttavia, gli stessi hashtag vengono usati per mostrare il coraggio di queste donne.

#SupportiamoilSudan

Video che mostra una ragazza sudanese mentre lancia una bomboletta di gas lacrimogeno verso le forze di sicurezza, che a loro volta l'avevano lanciata contro di lei. #Sudan queste ragazze e queste donne hanno mostrato il coraggio oltre ogni immaginazione durante le #protesteinSudan. #مدن_االسودان_تنتفض #موكب14مارس

Questa settimana, una foto e un video delle proteste sono diventati virali. Mostrano una studentessa di ingegneria e architettura di 22 anni, Alaa Salah, con in alto il braccio destro mentre guidava la folla in un canto chiamato “Thawra” (in arabo “rivoluzione”). Poiché tali contenuti sono diventati virali, gli attivisti sudanesi l'hanno soprannominata “Kandaka”, il titolo dato alle regine nubiane dell'antico Sudan.

Non conosco il suo nome, ma questa donna in #Sudan guida le manifestazioni stando in piedi sui tetti delle auto e implora il cambiamento contro l'autocrazia di Bashir.

Mentre canta “Thawra” (Rivoluzione). Ricordiamo questa voce.

Le illustrazioni condivise sui social network hanno trasformato Salah nella “Statua della libertà sudanese”.

Se un giorno avrò una figlia, voglio che sia proprio come lei. ♥️ #AlaaSalah, 22 anni, studentessa di ingegneria e architettura, canta e guida la protesta a Karthoum, ora è il simbolo della rivoluzione sudanese ed è diventata la voce della #rivoluzionedelledonne #Sudan #DonneAmore #Pace.

Dalle strade allo schermo

Dietro lo schermo, i gruppi di Facebook, una volta dominati dalle discussioni sul matrimonio e l'innamoramento, diventano mezzo di denuncia della brutalità della polizia [47]. Le donne, membri di questi gruppi, divulgano video e immagini di funzionari delle forze dell'ordine violenti. Quando l'identità viene rivelata [48], gli agenti in questione vengono spesso picchiati e mandati via dalla città. L'impatto di questi gruppi social è notevole: molti agenti di sicurezza ora nascondono i loro volti.

Le autorità sudanesi hanno cercato di bloccare i social media nel Paese, ma le donne ignorano il blocco servendosi di reti virtuali private (VPN), che permettono di oscurare la posizione geografica dell'utente.

Una rivoluzione non è mai completa se manca l'arte:

 

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Happy women’s day .. To all the revolutionary phenomenal women out there .. keep up your حركات نسوان ; ) [49]

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Felice Giornata delle donne.. A tutte le fenomenali donne rivoluzionarie là fuori, non mollate! Mantenete il vostro حركات نسوان ; )

Pittrici, artiste digitali e musiciste hanno prodotto opere d'arte per supportare le proteste in strada. L'arte onora la perseveranza della gente, delle donne in particolare. L'arte documenta gli eventi, ritrae le vittime e descrive cosa significa vivere in un sistema oppressivo.

Women are front, left and center of the revolution [51]. When people started protesting, they were like, ‘Women should stay at home.’ But we were like — no.” said Islam Elbeiti a 24-year-old jazz bass player.

Le donne sono di fronte, a sinistra e al centro della rivoluzione [51]. Quando la gente ha cominciato a protestare, si diceva: ‘Le donne devono rimanere a casa’. Ma noi rispondevamo di no”, ha dichiarato Islam Elbeiti, bassista di musica jazz di 24 anni.

Lotta per i diritti delle donne in Sudan

Il 12 marzo, la corte d'appello sudanese, pressata delle famiglie delle donne radunatesi fuori dal tribunale, ha scartato la punizione corporale [52] consistente in 20 frustate e un mese di prigionia nei confronti di nove donne, per aver provocato disordini e tumulti.

La fustigazione è un modo di punire le donne molto comune in Sudan: si rischia di essere fustigate per reati quali l'indecenza dell'abbigliamento o l'adulterio.

Nel 2014, una donna è stata condannata a morte [53] per aver sposato un uomo di religione diversa da quella musulmana. Questo è considerato adulterio. Nel 2015, una donna è stata frustata 75 volte [54] per aver sposato un uomo senza il consenso di suo padre.

Nel 2017, 24 donne sono state arrestate per aver indossato pantaloni [55], una violazione della severa Shari'a.

A volte la brutalità supera la fustigazione: molte donne sudanesi sono state condannate a morte per lapidazione [56].

Secondo Reuters [57], Bashir ha difeso la sua posizione attenendosi rigorosamente alla legge della Shari'a del 2011 in Sudan:

We want to present a constitution that serves as a template to those around us. And our template is clear, a 100 percent Islamic constitution, without communism or secularism or Western (influences).

Vogliamo presentare una costituzione che serva da modello per coloro che ci circondano. E il nostro modello è chiaro, una costituzione islamica al 100%, senza comunismo o secolarismo o influenze occidentali.

Il codice penale sudanese, basato su un'interpretazione della Shari'a (legge islamica), consente alle ragazze di 10 anni di sposarsi [58] e afferma che lo stupro di una donna da parte del marito non può essere considerato come reato [59].

Inoltre, le donne devono affrontare “leggi sulla moralità [60]” che le incatenano e le opprimono quotidianamente.

Per questo motivo, le donne sudanesi lottano per il cambiamento da protagoniste.