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I media filogovernativi in Marocco usano “fake news” per mettere a tacere e zittire gli attivisti del Rif

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Marocco, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Protesta, Advox

Dimostranti durante un sit-in a Imzouren, a 14 km dalla città di Al-Hoceima nella regione del Rif. Foto di AlhoceimasOfficiel, usata dietro loro autorizzazione.

Questo articolo è il primo di una serie in due parti sulla repressione dei media e sull'uso di “fake news” (notizie false) in Marocco, scritto in collaborazione con Access Now.

Nel settembre 2018 Nasser Zefzafi, il leader del movimento di protesta Hirak [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] della regione del Rif, attualmente in carcere, è stato candidato [2] per il prestigioso Premio Sakharov per la libertà di pensiero indetto dal Parlamento europeo. Questo premio annuale è stato istituito [3] nel 1988 per onorare ‘’le persone che hanno contribuito in modo straordinario alla lotta per i diritti umani in tutto il mondo”.

Zefazfi sta attualmente scontando una condanna in carcere di 20 anni per il suo ruolo di leader durante le proteste del movimento Hirak, che ha preso vita dopo la morte [4] [it] di Mohsin Fekri, un pescivendolo ambulante isocio  pesce era stato confiscato dalle autorità della città di Al Hoceima il 29 ottobre 2016. Quando Fekri ha tentato di recuperare il pesce, è morto schiacciato in un camion dei rifiuti.

Zefzafi è stato incluso nella lista dei tre finalisti [5] del Premio Sakharov, ma non lo ha vinto, perché il premio è stato invece assegnato [6] al registra e scrittore ucraino Oleg Sentsov.

Dopo l'annuncio del vincitore lo scorso 25 ottobre, il sito di news marocchino Cawalisse ha pubblicato una storia inventata in cui si insinuava che il Parlamento europeo “avesse ritirato il nome di Zefzafi dall'elenco dei vincitori perché era un criminale che non aveva alcun legame con i diritti umani”.

Screenshot della storia inventata da Cawalisse in cui si insinua che il Parlamento europeo avesse definito Zefzafi  un ”criminale’.

Nell'articolo (che non è firmato) si afferma che “un gruppo di lobby all'interno del Parlamento europeo, tra cui coloro che sostengono i separatisti di Polisario e sono finanziati da gang di trafficanti, avevano fatto pressione sul comitato responsabile dell'assegnazione del premio perché fosse assegnato a Zefzafi e giustificasse i suoi reati come un tentativo di proteggere i diritti umani”.

La storia è completamente falsa ed è basata su fatti inventati e teorie di cospirazione. Il Parlamento europeo non ha mai sostenuto che Zefzafi fosse un criminale e non ha mai ritirato il suo nome dalla “lista dei vincitori”. La verità è che non è stato semplicemente scelto come vincitore del premio. Inoltre, in primo luogo non esisteva nemmeno una “lista di vincitori”, ma solo un vincitore, Oleg Sentsov.

Le proteste della regione del Rif e le conseguenti azioni repressive

Le proteste settimanali in cui si denunciavano [7] [it] le pessime condizioni socio economiche e la corruzione dei funzionari del governo nella regione del Rif, trascurata a lungo dal governo centrale, si sono susseguite fino a quando le autorità hanno deciso di reprimerle con la violenza nel giugno 2017, arrestando [8] 400 attivisti e manifestanti.

Il governo ha ignorato le richieste dei dimostranti che includevano l'eliminazione della corruzione e il miglioramento delle infrastrutture, etichettando invece i dimostranti come “separatisti” e accusandoli di essere agenti stranieri che stavano tentando di destabilizzare il Marocco. Tra i tentativi documentati di censurarli, il governo ha bloccato i collegamenti Internet durante le proteste [9].

Il 26 giugno 2018, il Tribunale di primo grado di Casablanca ha condannato [10] 53 dimostranti, tra cui i leader del movimento, imputando loro vari reati tra cui incendi dolosi, ribellione, danneggiamento di proprietà pubblica, organizzazione di proteste non autorizzate e minaccia alla sicurezza interna dello stato. Sono stati tutti condannati al carcere, con sentenze che vanno da uno a vent'anni.

Nell'agosto 2018, il Re Mohammed VI ha graziato 184 attivisti del movimento Hirak, tra cui 11 di quelli arrestati durante le repressioni del giugno 2017. Gli altri attivisti sono ancora in carcere.

Questa non è l'unica storia pubblicata dai media filogovernativi finalizzata a cercare di diffamare Zefzafi, che tra l'altro non è l'unico attivista del movimento Hirak a essere stato preso di mira in queste campagne. Man mano che il movimento si è ingrandito, i media filogovernativi e i sostenitori del governo hanno lanciato campagne denigratoria per screditare il movimento, accusando i suoi capi di essere “traditori”, “corrotti” o “terroristi” allo scopo di scoraggiarli dal continuare le loro proteste. Le campagne di disinformazione sono continuate anche dopo che gli attivisti sono stati incarcerati e processati.

Nawal Benaissa, un'altra leader del movimento Hirak, è stata processata [11] e condannata a 10 anni in carcere a causa dei commenti che aveva postato sul suo account Facebook tra il giugno e l'agosto del 2017, nei quali invitava i cittadini di Al Hoceima a unirsi alle dimostrazioni del movimento. Subito dopo la sua adesione al movimento, sui media locali e sui social sono iniziate a circolare storie false [12] [ar] in cui si affermava che fosse “un agente che lavorava per le ambasciate” e che venisse finanziata da paesi stranieri per diffondere la violenza e destabilizzare la regione.

Un giornalista marocchino, che ha preferito mantenere l'anonimato per motivi di sicurezza, ha raccontato ad Access Now che l'uso delle campagne diffamatorie da parte delle autorità del Marocco per mettere sotto pressione e screditare gli oppositori e gli attivisti indipendenti è iniziato nel 2011, durante la Primavera Araba.

“I fatti e gli eventi vengono creati ad arte o, in alcuni casi, i fatti sono reali, ma vengono profondamente alterati e presentati con lo specifico intento di screditare l'obiettivo”, ha affermato.

Ha inoltre spiegato che i temi ricorrenti di queste false notizie, che mirano a “diffamare le organizzazioni e le persone che non sono fedeli al sistema politico esistente”, includono sesso, moralità e l'aver ricevuto compensi per servire interessi stranieri. In molte storie false inventate dai media filogovernativi si afferma che Zefzafi e suo padre abbiano ricevuto finanziamenti per destabilizzare la regione del Rif e il Marocco.

La persecuzione mirata degli attivisti del movimento Hirak è un'ulteriore prova del fatto che, benché internet possa fornire una piattaforma agli emarginati, può anche essere usata per vittimizzarli. Il possibile costo della rapida diffusione di false informazioni è ahimè dimostrato dalla riduzione al silenzio degli attivisti del movimento Hirak e dal declino del movimento il cui unico scopo era lottare per alcuni diritti di base.