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In Venezuela la crisi politica si aggrava mentre cresce la censura online e dei social media

Categorie: America Latina, Venezuela, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Libertà d'espressione, Protesta, Advox
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Manifestanti cominciano a radunarsi ad Altamira, est di Caracas, punto chiave nella città presa dagli oppositori al governo. Immagine di Efecto Cocuyo, usata con autorizzazione.

Un nuovo capitolo nella lotta per il potere politico in Venezuela si è aperto nella mattinata del 30 aprile, quando il leader dell'opposizione [2] [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicdazione] Juan Guaidó ha esortato i cittadini a scendere in strada per quella che ha descritto essere la “fase definitiva” dell'”Operazione libertà”, uno sforzo per porre fine al governo di Nicolas Maduro.

Guaidó ha trasmesso il proprio messaggio in un video [2] pubblicato su Twitter, con alle spalle un gruppo di soldati in uniforme. Presente dietro di lui anche il leader dell'oppoisizione Leopoldo López, il mentore politico di Guaidó. I loro sostenitori si sono riversati nelle strade il 30 aprile e di nuovo il 1 maggio.

In breve tempo, le principali piattaforme social, tra cui Twitter, Instagram, Facebook e Youtube, sono diventate inaccessibili [3], e le trasmissioni dalla CNN e dalla BBC sono state interrotte [4] [en].

Prima di “Operazione Libertà”

Il 23 gennaio 2019 Guaidó, presidente dell'Assemblea Nazionale, ha invocato l'articolo 233 [5] della Convenzione Venezuelana [6] [en] per assumere i poteri presidenziali e chiedere nuove elezioni. L'Assemblea Nazionale aveva dichiarato illegittimo il governo di Nicolás Maduro, dopo che questi aveva inaugurato un secondo mandato in seguito alle elezioni di maggio 2018, considerate da molti irregolari [7] [en].

“Operazione libertà” doveva essere la prima delle tre fasi di un piano [8] [en] proposto da Guaidó nel gennaio 2019, diventato anche il suo mantra politico: “Porre fine all'usurpazione, [formare un] governo di transizione, [sostenere] elezioni libere.”

Nel febbraio 2019, l'ONU continuava a riconoscere Maduro come presidente del Venezuela, ma 65 nazioni [9] avevano già riconosciuto Guaidó come presidente ad interim.

Leggi anche: A timeline of Venezuela's political deadlock [10] [en]

Secondo l'agenzia locale indipendente Efecto Cocuyo, sono in corso proteste [11] in molte città del paese, e le autorità hanno fatto ricorso alla violenza per disperderle.

Il collettivo mediativoservizio di informazioni Caracas Chronicles [12] [en] ha descritto così gli eventi del 30 aprile [en]:

The hardline anti-regime demonstrators resisted teargas at Altamira and several other places across the nation. Some were wounded—in some cases by gunfire. Protestors seemed exhilarated and were eager to stand their ground. It was impressive, as protestors cheered GNB officers who stood by them against the regime’s security forces. The video [13] of a “Chavista” armored vehicle ramming protesters near La Carlota airbase became viral.

La linea dura dei dimostranti anti regime ha affrontato i lacrimogeni ad Altamira e in altri luoghi del paese. Alcuni sono stati feriti, in alcuni casi da armi da fuoco. I manifestanti sembravano euforici e determinati a non abbandonare la posizione. È stato impressionante, poiché i manifestanti applaudivano gli ufficiali della Guardia Nazionale che li proteggevano contro le forze di sicurezza del regime. Il video [14] del carroarmato “Chavista” che investe i manifestanti vicino alla base aerea de La Carlota è diventato virale.

L'incertezza politica spinge i cittadini a cercare continuamente informazioni in internet e a prepararsi alle avversità in arrivo:

La situazione in Venezuela è esasperante, viviamo nell'ansia, ogni mattina riempiamo tutte le pentole di acqua, perfino i bicchieri, carichiamo i telefoni e le torce, prepariamo le borse con il cibo in scatola e davvero non so, non so niente, è meglio che vado a lavorare.

Cibo, acqua ed energia elettrica sono sempre più scarsi, così come l'accesso alle reti di comunicazione. Questi fattori, insieme all'incombente minaccia degli scontri violenti in strada, hanno gettato i venezuelani in uno stato di perpetua incertezza.

La censura ha raggiunto un nuovo record

Secondo il ricercatore sulla censura Andrés Azpúrua [17], il Venezuela ha stabilito un nuovo “record di censura” il 30 aprile e 1 maggio, quando diversi servizi di comunicazione e canali televisivi sono diventati inaccessibili nella nazione, esacerbando la già grave restrizione del panorama informativo [18] [it].

La giornata di oggi ha rappresentato una pietra miliare per la censura e i blocchi in Venezuela. Soprattutto in internet.

Uno dei giorni in cui la censura è cresciuta di più, e che ha anche mostrato più disperazione, specialmente per i cambi nella tecniche di blocco durante la giornata.

L'Istituto Venezuelano Stampa e Società ha riferito [3] che il 30 aprile è stato difficile accedere a Twitter, Instagram, Facebook, Periscope, YouTube e Google tramite i maggiori fornitori di servizi internet del paese – Digitel, Movistar e la compagnia di stato CANTV. Difficoltà di accesso anche per WhatsApp (probabilmente la più importante piattaforma di comunicazione in Venezuela) e Telegram tramite CANTV.

Il gruppo di ricerca sulla censura NetBlocks ha riferito [22] [en] che i servizi sono ripresi 20 minuti prima del discorso di Nicolás Maduro, trasmesso il 1 maggio.