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La campagna libanese che vuole fermare il progetto per una diga finanziato dalla Banca Mondiale

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Libano, Ambiente, Citizen Media, Libertà d'espressione, Protesta

Le forze armate entrano nella valle di Bisri per contrastare i manifestanti il 24 marzo 2019. Photo by “Save the Bisri Valley” [1]. Utilizzata con permesso.

Un gruppo di attivisti e manifestanti che si fa chiamare Save the Bisri Valley [2] [ar] da tempo organizza campagne contro la costruzione della diga nella valle di Bisri in Libano. La diga di Bisri è un progetto finanziato per la maggior parte con un prestito della Banca Mondiale [3] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione].

Recentemente il gruppo ha interrotto una conferenza [4] del vice presidente della Banca mondiale che si svolgeva all'Università americana di Beirut.

إحتجاج خلال محاضرة نائب رئيس البنك الدولي [4]

طلاب الجامعة الأمريكية في بيروت وبعض الناشطين والأهالي يحتجّون على مشروع سد بسري خلال محاضرة لنائب رئيس البنك الدولي.#أنقذوا_مرج_بسري

Geplaatst door ‎Save the Bisri Valley أنقذوا مرج بسري [2]‎ op Woensdag 27 maart 2019

“Lei e il suo progetto non siete i benvenuti qui”, ha dichiarato in inglese un'attivista al vice presidente. Poi ha continuato in arabo:

You come to us and patronize us and say that you explained [the dam] to the Lebanese people [but] there are numerous campaigns against the Bisri dam. It is you who are closing your ears and it is you who don't want to hear the people. Your papers and studies were all opposed by other papers and studies. But you don't want to hear anyone. This is your choice because you want to apply your private project. We are against your project, and against everything the World Bank is doing in Lebanon!

Venite qui, ci trattate con superiorità e affermate di aver spiegato [la diga] ai libanesi [ma] ci sono numerose campagne contro la diga di Bisri. Siete voi a tapparvi le orecchie e siete voi che non volete ascoltare la gente. I vostri articoli e i vostri studi sono stati tutti confutati da altri articoli e studi. Ma non volete ascoltare nessuno. È una scelta vostra perché volete usare il vostro progetto privato. Siamo contrari al vostro progetto e contrari a tutto quello che la Banca Mondiale sta facendo in Libano!

Roland Nassour, coordinatore e coorganizzatore di Save the Bisri Valley, ha dichiarato che lo scopo della dimostrazione era di “contestare le politiche per l'acqua della Banca Mondiale in Libano sconsiderate e distruttive”.

Secondo Nassour, anche se la costruzione della diga non è ancora cominciata, l'inizio dei lavori è programmato tra un paio di mesi.

“La maggior parte dei terreni sono stati espropriati e l'appaltatore si sta preparando a iniziare i lavori sul sito in parallelo con gli scavi archeologici”, ha proseguito Nassour.

La diga è una minaccia su più fronti

Il gruppo di protesta, che comunica soprattutto attraverso la propria pagina Facebook, è contrario alla diga per vari motivi.

Secondo questo gruppo infatti, la diga pone minacce all'ambiente, alla salute pubblica, al patrimonio storico e culturale e all'agricoltura. Inoltre la diga sarà causa d'impoverimento per gli abitanti della regione che dipendono dai suoi terreni fertili e li forzerebbe a lasciare la zona. Il nuovo lago artificiale creato dalla diga separerà tra di loro gli abitanti dell'area.

In più, il prestito della Banca Mondiale si andrebbe ad aggiungere al debito pubblico del Libano e il Paese detiene uno dei più elevati debiti pubblici, misurato in rapporto al PIL (157,8%), del mondo, secondo il Fondo monetario internazionale [5].

Il gruppo sostiene anche che la diga sarà minacciata dai cianobatteri che già infestano il lago Qaraoun nella valle della Bekaa nel Libano orientale. Mescolare l'acqua della valle del Bisri con l'acqua della diga di Qaraoun potrebbe contaminare l'acqua e mettere a rischio la possibilità di utilizzarla come fonte d'acqua. Il progetto fra l'altro prevede di far arrivare quest'acqua a Beirut e la regione circostante.

Il 1 aprile, il gruppo di protesta ha pubblicato una canzone [6] [in arabo e inglese] con la stessa melodia di “Bella ciao”, il canto popolare italiano della Resistenza partigiana. Molte persone hanno cantato contro la diga di Bisri. Un bambino all'inizio della canzone canta: “Vogliamo la natura, non vogliamo venderla, vogliamo i fiori, vogliamo gli uccelli, vogliamo i giardini e i campi”.

بدنا محمية طبيعية [6]

ما بدنا سد بمرج بسري ♪♫بدنا محمية طبيعية ♫♪#أنقذوا_مرج_بسري

Geplaatst door ‎Save the Bisri Valley أنقذوا مرج بسري [2]‎ op Maandag 1 april 2019

Roland Riachi, un ricercatore dell'Università americana a Beirut (American University of Beirut, AUB) che si occupa di gestione delle risorse naturali, economia alimentare, politiche idriche, giustizia sociale ed ecologica, ha dichiarato in un'intervista [7] [ar] con il gruppo di attivisti di Megaphone [8] che la diga non potrà neanche essere riempita a causa del tipo di rocce porose della regione.

مقابلة مع رولان الرياشي [7]

هل السدود حلّ مناسب لأزمة المياه؟

Geplaatst door ‎Megaphone – ميغافون [9]‎ op Dinsdag 12 maart 2019

Ha inoltre aggiunto che la Banca mondiale ha già finanziato dighe che non hanno funzionato e che i geologi pensano che il progetto destabilizzerà la regione e potrebbe causare terremoti. Secondo un articolo [10] scritto dal Dottor V. P. Jauhari,

The most widely accepted explanation of how dams cause earthquakes is related to the extra water pressure created in the micro-cracks and fissures in the ground under and near a reservoir.

La spiegazione più ampiamente accettata su come le dighe causano i terremoti è legata alla maggiore pressione dell'acqua che si viene a creare nelle micro crepe e fessure nel terreno sottostante e intorno al bacino idrico.

Megalomania, forza e corruzione

Quando a Riachi è stato chiesto per quale motivo il governo insisteva sul progetto per la diga, ha risposto che le dighe creano profitto per le classi dirigenti libanesi e sono simbolo di potere, paragonando la megalomania dei funzionari libanesi a quella di Mussolini e Franco.

Il 24 marzo, i partecipanti alla marcia organizzata per esprimere la contrarietà alla diga di Bisri hanno trovato ad aspettarli veicoli militari delle Forze per la sicurezza interna libanese. Nassour ha dichiarati che le forze armate non erano lì per proteggere il progetto,

…but rather to protect the politicians’ interests that lie behind this dam. Evidence of corruption and conflict of interests has been presented to the relevant authorities but no action has been taken until now.

…ma più che altro per proteggere gli interessi dei politici che stanno dietro alla costruzione della diga. Sono state consegnate alle autorità competenti prove di corruzione e conflitto d'interessi ma finora niente è stato fatto a riguardo.

Megafono confiscato

A Tarek Serhan, un attivista e manifestante del movimento libanese You Stink [11] [ar] che si occupa di ambiente e diritti umani, è stato confiscato il megafono quando da solo ha protestato davanti alla sede della Banca Mondiale in centro a Beirut.

Parlando con Global Voices, ha dichiarato di aver preso la decisione di protestare da solo quando ha visto le immagini dei veicoli delle forze armate alla diga di Bisri. Ha criticato lo Stato per come trova “facili soluzioni” che portano solo affari lucrativi. “Non considerano le soluzioni serie che tengono conto della salute dei cittadini e dell'ambiente”, ha affermato Serhan.

Dopo aver parlato attraverso il suo megafono per quasi un'ora, la polizia lo ha ammanettato e portato in caserma. Serhan ha riferito di essere stato accusato di disturbo della quiete pubblica. Le Forze per la sicurezza interna gli hanno chiesto di firmare una dichiarazione dove si impegnava a non protestare di nuovo, ma l'attivista si è rifiutato di firmarla [12] [in arabo e inglese]. Il suo megafono non gli è stato ancora restituito.

Per Nassour, il coordinatore della campagna Save the Bisri Valley, la campagna di protesta sta crescendo e alla fine riuscirà nel proprio intento. Ha aggiunto:

The Lebanese are more and more aware of the project's catastrophic impacts.

I libanesi sono sempre più coscienti degli impatti catastrofici del progetto.