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‘Dimettiti, Carrie Lam!’ Quando due milioni di hongkongesi scendono ancora in piazza contro il decreto di estradizione

Categorie: Asia orientale, Cina, Hong Kong (Cina), Citizen Media, Diritti umani, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Politica, Protesta
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Lo striscione recita: Non toccate i giovani dietro di me. Foto da inmediahk.net. Pubblicata dietro autorizzazione

Nonostante la promessa, fatta il 15 giugno 2019 dalla governatrice di Hong Kong Carrie Lam, di sospendere il decreto (di emendamento) sulla legge di estradizione [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] dopo una serie di scontri tra la polizia antisommossa e i manifestanti, quasi due milioni di residenti continuarono a protestare nelle strade il 16 giugno. Chiedevano le dimissioni di Lam, il completo ritiro del decreto di estradizione, e che le autorità smettessero di etichettare le proteste del 12 giugno come una “rivolta”.

La repressione delle folle di manifestanti [3] [it] da parte della polizia di Hong Kong con gas lacrimogeni, spray al peperoncino, proiettili di gomma e cartucce a pallini il 12 giugno aveva lasciato scioccata la società. Molte persone chiedevano perché le forze dell'ordine non avessero provato a separare i pochi manifestanti violenti da quelli pacifici, e perché avessero sparato proiettili di gomma e cartucce a pallini sulla folla senza dare avviso.

Rimproveri “materni”

Infuriate a causa della definizione da parte di Carrie Lam degli scontri del 12 giugno come una “rivolta” e dell'atteggiamento maternalista [4] con cui aveva paragonato i manifestanti a “bambini viziati”, migliaia di madri di Hong Kong si riunirono al parco Chater Garden la notte del 13 giugno per condannare aspramente lo spietato sostegno di Lam alla violenta repressione da parte della polizia. Le madri dichiararono che i loro figli e figlie non erano rivoltosi, esprimendo la preoccupazione che, se non avessero agito e fatto sentire la propria voce, i loro figli avrebbero potuto essere colpiti dal fuoco della polizia durante altre manifestazioni in futuro.

Molti genitori si unirono anche alla protesta del 16 giugno con i propri figli per esprimere sostegno ai giovani, mostrando striscioni e cartelli con slogan come “I ragazzi non sono rivoltosi”, “Gli studenti non si stanno rivoltando”, “Non sparate ai nostri figli” e “Carrie Lam non è nostra madre”.

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Genitori durante una manifestazione con i propri figli il 16 giugno 2019. Il cartello in cinese recita: “Non attaccate i giornalisti”. Foto da inmediahk.net, pubblicata dietro autorizzazione.

‘Non siamo rivoltosi’

Altri manifestanti portavano simboli satirici che mimavano gli striscioni d'avvertimento della polizia per protestare contro gli abusi di potere della polizia:

“Non sparate – siamo hongkongesi”. Manifestanti a #HongKong portano con sé parodie delle bandiere di avvertimento della polizia, solitamente mostrate prima dell'impiego di gas lacrimogeni o spray al peperoncino.

? Articolo completo: https://t.co/kmLJLFCnSX [7] #noall'estradizioneincina Foto: @KongTsungGan [9]

Durante la manifestazione i manifestanti scandirono per ore: “Carrie Lam, dimettiti!”, “Ritirate il decreto di estradizione verso la China”, “I manifestanti non sono rivoltosi” e “Rilasciate i manifestanti arrestati”.

Il 16 giugno almeno 11 persone risultavano arrestate per le proteste del 12, alcune di loro — inclusi un insegnante e un anziano malato di cancro ai polmoni che erano stati colpiti con proiettili di gomma —accusati di “rivolta”. La pena massima prevista per quest'accusa era allora fino a 10 anni di carcere.

Se da un lato le leggi della città ereditate dall'epoca coloniale facilitavano le autorità nell'accusare i manifestanti di rivolta, d'altra parte nessuno che avesse assistito all'ordinata protesta del 16 giugno  avrebbe osato etichettarla come “rivolta”, tranne le autorità di Hong Kong. Un video della protesta condivisa dalla studentessa attivista Agnes Chow su Twitter mostrava come migliaia di manifestanti si fossero spostati per fare spazio a un'ambulanza:

La manifestazione di Hong Kong che si apre come un'onda per far passare un'ambulanza.

Un'altra scena, ripresa dalla popolare cantante Denise Ho, mostrava i manifestanti mentre affrontavano i contestatori pro-Cina che tentavano di provocarli cantando l'inno cristiano “Sing Hallelujah to the Lord” (Cantate Alleluia al Signore):

Il momento divertente (e toccante) in cui i manifestanti hanno risolto un conflitto (scatenato) da un oppositore circondandolo e cantando tutti insieme l'inno, di recente diventato celebre nel movimento, “Sing Hallelujah to the Lord”

????#Hongkong [14] #Hongkongesi [15]

I manifestanti cristiani avevano occupato diverse postazioni vicino alla sede del governo e all'edificio del Consiglio Legislativo e continuato a cantare per ore “Alleluia” di fronte agli agenti di polizia fin dal 12 giugno, in protesta contro la repressione della polizia.

Prima della protesta del 16, il risentimento contro il governo di Hong Kong era stato ulteriormente rinfocolato dopo che un manifestante anti-estradizione era morto dopo una caduta [18] a un centro commerciale a Admiralty il 15 giugno. Il 35enne era salito su un edificio per appendere uno striscione di protesta con su scritto “No all'estradizione verso la Cina, ritiro completo del decreto di estradizione, non siamo rivoltosi, rilasciate gli studenti e i feriti, Carrie Lam dimettiti, aiutate Hong Kong”. Un biglietto d'addio era stato trovato sul suo corpo.

Due milioni più uno

I manifestanti anti-estradizione si radunarono in grandi numeri per rendere omaggio al loro compagno combattente con dei fiori bianchi.

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Fiori bianchi deposti fuori dal Pacific Place. Immagine da inmediahk.net, utilizzata dietro autorizzazione.

Hong Kong Free Press documentò con queste parole il momento in cui migliaia di manifestanti pregarono in silenzio la notte del 16 giugno 2019:

Le folle sollevano in silenzio le torce dei propri cellulari sul luogo dove un manifestante è morto cadendo la scorsa notte dopo aver esposto un manifesto contro la legge sull'estradizione. Omaggi floreali sono allineati lungo tutta la strada.

Gli organizzatori della manifestazione, il gruppo Civic Human Rights Front, annunciarono alle 18:30 che l'evento aveva attratto 2,000,001 persone — di cui l'ultimo numero era un omaggio al defunto. Una foto particolarmente suggestiva, scattata da Apple Daily e condivisa su Twitter dalla Hong Kong Free Press, mostrava l'enorme folla di luci che illuminava la notte:

Circa 2 milioni di persone hanno partecipato a una manifestazione contro la legge sull'estradizione, dicono gli organizzatori, mentre i manifestanti si preparano a passare la notte intorno alla sede del governo:

? Articolo completo: https://t.co/kmLJLFCnSX [7] Foto: @appledaily_hk #hongkong #noall'estradizioneincina

Le scuse di Carrie Lam

In risposta alla manifestazione, Carrie Lam emise una dichiarazione in cui si scusava nei confronti degli abitanti della città per “l'inadeguatezza del lavoro del governo” e ammetteva la sua responsabilità degli scontri e i conflitti su larga scala. La dichiarazione recitava [27]:

The chief executive admits that large-scale confrontation and conflict took place in Hong Kong society due to the inadequacy of the government’s work, causing many residents to be disappointed and saddened…Having regard to the strong and different views in society, the government has suspended the legislative amendment exercise at the full Legislative Council with a view to restoring calmness in society as soon as possible and avoiding any injuries to any persons…The government reiterated that there is no timetable for restarting the process.

La governatrice ammette che nella società di Hong Kong si sono verificati scontri e conflitti su vasta scala a causa dell'inadeguatezza del lavoro del governo, causando delusione e tristezza a molti residenti… Per riguardo verso le divergenti e ferme opinioni nella società, il governo ha sospeso l'esecuzione dell'emendamento legislativo con l'obiettivo di riportare la serenità nella società il prima possibile e evitare il ferimento di qualunque persona. Il governo reitera di non prevedere i tempi per riprendere il processo.

Ma le scuse di Lam non placarono la rabbia del popolo. Alcuni manifestanti si rifiutarono di lasciare l'area dopo la manifestazione e tentarono di bloccare Harcourt Road [28] [zh] di nuovo. Questa volta, tuttavia, le autorità di polizia mandarono negoziatori anziché unità antisommossa. Il traffico su Harcourt Road tornò alla normalità alle 11 della mattina successiva, il 17 giugno.

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Alcune centinaia di protestanti trascorsero la notte a Harcourt Road. Immagine da inmediahk.net, utilizzata dietro autorizzazione.

Dalle grandi proteste pro-democrazia del 2014, un grande numero di attivisti a Hong Kong era stato processato e imprigionato, e sei legislatori dell'area pan-democratica erano stati esonerati [29] per aver usato le loro cerimonie di giuramento per protestare. Mentre l'opposizione veniva marginalizzata sempre di più, l'area politica pro-Pechino aveva finito per convincersi di poter passare leggi e budget controversi al Consiglio Legislativo senza le giuste procedure e consultazioni pubbliche.

Il controverso decreto di estradizione, che comprendeva una serie di emendamenti al Fugitive Offenders and Mutual Legal Assistance in Criminal Matters Legislation Bill (decreto relativo ai reati di latitanza e alla mutua assistenza giudiziaria in materia penale), era stato introdotto a febbraio 2019. Gli emendamenti davano alla governatrice e ai tribunali locali l'autorità di gestire caso per caso le richieste di estradizione dai territori che in precedenza non avevano preso accordi a riguardo — in particolare Hong Kong e Taiwan. Avvocati, giornalisti, politici e aziende stranieri avevano tutti espresso preoccupazione riguardo il rischio che i residenti venissero estradati nella Cina continentale, dove le protezioni per i diritti umani sono inesistenti. Nonostante la controversia riguardo il decreto, l'amministrazione aveva scavalcato le delibere della commissione del Consiglio legislativo e programmato la seconda lettura del decreto per il 12 giugno.

Più di un milione di persone scese in piazza il 9 giugno chiedendo il ritiro del decreto, ma Carrie Lam rifiutò di cedere. Una settimana dopo, due milioni di persone erano nelle strade a chiedere le sue dimissioni. Il mondo guardava e rimase impressionato dalla perseveranza degli honkongesi. Come la giornalista Melissa Chan suggerì su Twitter:

La gente di Hong Kong dovrebbe essere candidata al Nobel per la pace. Due milioni di manifestanti — che protestano ordinatamente, riciclando i rifiuti, facendosi da parte in massa per lasciar passare le ambulanze, fornendo caschi e equipaggiamento protettivo — quale esempio migliore di resistenza pacifica nel 2019?