Da quando lo scorso aprile è avvenuta l'espulsione militare [en, come link a seguire, salvo diversa indicazione] del Presidente Omar Al-Bashir dopo 30 anni di regime, i tentativi dei manifestanti democratici [it] di negoziare con il Consiglio Militare di Transizione (TMC) un passaggio verso un governo civile sono vacillati, spenti e poi disintegrati.
Il 3 giugno, le Milizie paramilitari sudanedi (RSF) hanno sferrato un brutale attacco sui manifestanti pacifici nella capitale Khartoum. La RSF è formata da membri veterani del “Janjaweed”, il gruppo paramilitare comandato dal governo di Bashir che ha compiuto il genocidio nel Darfur.
I due giorni di inasprimento avvenuti di fronte alla sede centrale di Khartoum hanno provocato 112 morti e più di 700 feriti. Tra questi 12 bambini. I medici affermano che circa 70 persone sono stare stuprate durante l'attacco.Secondo molteplici testimonianze, i morti sono stati buttati nel Nilo dal ponte Blue Nile di notte. I dati esatti sono difficili da verificare a causa della mancata cooperarzione delle autorità.
Mohammad Mattar, 26 anni, è solo uno dei tanti manifestanti uccisi dalla RSF durante il sit-in. Era partito per Khartoum da Londra dove si era laureato in ingegneria. Secondo quanto raccontano i testimoni sui social, gli hanno sparato mentre proteggeva due donne durante la manifestazione.
Per superare il dolore, gli amici di Mattar hanno iniziato una campagna sui social media per chiedere alle persone di cambiare la foto profilo con il colore blu, in solidarietà con la lotta dei manifestanti. Hanno detto che il blu era il colore preferito di Mattar, ed era il colore che aveva sulle sue foto profilo prima di morire.
E così “un'onda blu” si è riversata sui social. Il blu è diventato simbolo di coloro che hanno perso la vita durante la rivolta.
“Mattar era gentile, buono, aveva un cuore puro”, ha affermato uno dei suoi amici in un video della BBC dedicato a Mattar e alla campagna social. Abdullah Al Fazh ha detto che Mattar “è il tipo di persona che incontri solo una volta nella vita”
Gli amici di Mattar hanno cambiato le loro foto profilo in blu per ricordarlo, ma negli ultimi giorni #BlueforSudan (blu per il Sudan) è diventato un hashtag globale in tendenza. Celebrità come Trevor Jackson e Rihanna hanno aiutato a diffondere il trend nel mondo .
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La campagna #BlueforSudan nel mondo
Centinaia di persone hanno cambiato la loro foto profilo in blu in onore di Mattar e della lotta per la democrazia in Sudan:
Those who are taking part in spreading #BlueForSudan. The color blue came from a warm hearted, martyrs known as, Mohammed Hashim Mattar, my cousin who has passed away on the 3rd of June, as he was standing proud. Blue was his fav color, which now presents unity.??
Mattar’s Blue pic.twitter.com/MdZ7f2sLwS
— OmerYousiff (@OmerYousifff) June 12, 2019
A coloro che stanno diffondendo #BlueforSudan. Il colore blu arriva da un martire dal cuore buono di nome Mohammed Hashim Mattar, mio cugino, morto il 3 Giugno mentre lottava per i suoi ideali. Il il blu era il suo colore preferito, che ora rappresenta l’unità.??
Il Blu di Mattar.
Why #BlueForSudan? The movement was started by grieving friends of Mohamed Mattar, who had travelled from London to Khartoum, reportedly shot by military forces while protecting two women in the crackdown. Blue was his favourite colour.
(You should be paying attention to Sudan)
— aiza ?? (@curious_aiza) June 16, 2019
Perché #BlueForSudan? Il movimento è stato avviato dagli amici addolorati di Mohamed Mattar, che si era recato da Londra a Khartoum, secondo quanto riferito, fucilato dalle forze militari mentre proteggeva due donne nella repressione. Il blu era il suo colore preferito.
(Dovresti prestare attenzione al Sudan)
L’Inviata della sezione Giovani delle Nazioni Unite ha scritto su Twitter:
In solidarity with my sisters & brothers of #Sudan.
Accounting for more than 2/3 of the population, young ppl are Sudan’s biggest hope.
I join activists from all over the word to call for the end of violence & demand the protection of the rights of Sudanese youth! #BlueForSudan pic.twitter.com/9xSG6biSYN— UN Youth Envoy (@UNYouthEnvoy) June 16, 2019
In solidarietà con le mie sorelle e i miei fratelli del Sudan.
Rappresentando più di 2/3 della popolazione, i giovani sono la speranza più grande del Sudan.
Mi unisco agli attivisti di tutto il mondo per chiedere di fermare la violenza e di proteggere i diritti della gioventù sudanese! #BlueForSudan
L’account Twitter di Bob Marley ha diffuso un messaggio di pace per il Sudan:
#BlueForSudan ?? “Until bigotry and prejudice and malicious and inhuman self-interest have been replaced by understanding and tolerance and good-will… the African continent will not know peace.”
– HIM Haile Selassie I addresses @UN, 1963.#Sudan#AfricaUnite#GetUpStandUp pic.twitter.com/QTkrqUzdVM
— Bob Marley (@bobmarley) June 15, 2019
#BlueForSudan ?? “Fino a quando l’intolleranza e il pregiudizio, la malvagità e l’interesse personale egoista non verranno sostituiti dalla tolleranza e dalla bontà, il continente Africano non conoscerà mai pace
-HIM Haile Selassie I che parla alle Nazioni Unite, 1963.
Un utente di Twitter riconosce che campagne come questa “non salveranno di certo il mondo”, ma faranno crescere la consapevolezza della situazione e mostreranno ai manifestanti del Sudan che non sono soli.”
Maybe #BlueForSudan won't save the world, but it will raise awareness about a terrible issue that would otherwise go unspoken and *hopefully* let the people of Sudan know they are not alone.
Be their voice when they don't have one. pic.twitter.com/hRBKworUpQ
— ?????? #BlueForSudan ?????? (@BalqisSidiqia) June 16, 2019
La mia #nuovafotoprofilo
Forse il #BlueForSudan non salverà il mondo ma farà crescere l’interesse verso un fatto terribile che altrimenti verrebbe taciuto e mostra ai sudanesi che non sono soli.
Sii la loro voce quando non ce l’hanno.
Un altro utente chiede alle persone di andare oltre il cambio foto profilo e di intraprendere altre azioni:
#BlueForSudan
This time we must all act. There are so many ways to do something. Engage on social media, ask the official you know in your country what they are doing. Write to media folk. Whatever you do, don’t do nothing else you will one day ask yourself ‘what was I doing? 2/3 pic.twitter.com/YVVN6zplux— Lucy Quist (@LucyQuist) June 15, 2019
Tweet precedente: Una generazione fa successero cose terribili in Rwanda. Anni dopo quando scoprii i fatti, mi chiesi cosa stessi facendo per non essermi resa conto di tutto.
Questo non deve succedere per il Sudan. ?? Oggi ho accesso alle informazioni e quindi conosco la situazione.#BlueForSudan
Questa volta dobbiamo tutti agire. Ci sono molti modi di fare qualcosa. Movimentare i social, chiedere ai politici del vostro paese cosa stanno facendo. Scrivere ai giornalisti. Qualsiasi cosa tu voglia fare, fai qualcosa per cui non ti dovrai chiedere in futuro “che cosa stavo facendo?”
Intanto, la famiglia di Mattar ha creato un account Twitter chiamato “MattarBlueMovement” (Il movimento blu di Mattar) per rendere vivo il suo spirito:
This page is created by the family and friends of Mohamed Hashim Mattar to keep the martyrs alive and honor their memory. This is only the beginning. This is the movement. #MattarBlue #BlueForSudan
— MattarBlueMovement (@MattarBlue) June 15, 2019
Questa pagina è stata creata dalla famiglia di Mohamed Hashim Mattar per rendere vivi i martiri e onorare la loro memoria. Questo è solo l’inizio. #MattarBlue #BlueForSudan
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Dopo il trauma, le proteste riprendono
Il Guardian scrive che dopo l’attacco delle RSF, sono stati arrestati molti ufficiali militari e il TMC ha aperto un’indagine ammettendo gli abusi:
Sudan’s military rulers admitted that security forces had committed abuses during the attack on the camp. They appear to have been spontaneous as frustration grows after opposition leaders called off a general strike intended to force the generals to agree a transition to civilian rule.
I capi militari del Sudan hanno ammesso che le forze di sicurezza hanno commesso degli abusi durante l’assalto al sit-in. Sembra che siano stati attacchi spontanei dovuti alla frustrazione dopo che i leader di opposizione hanno indetto uno sciopero generale per obbligare gli ufficiali a procedere a una transizione verso un governo civile.
Ma i manifestanti sono sospettosi della volontà di riconciliazione del TMC, affermando che non si fidano più dopo l'abuso di potere avvenuto il 3 giugno. Di contro, i manifestanti hanno chiesto un’ indagine indipendente sul massacro.
Il pluripremiato regista Hajooj Kuka (“Beats of the Antonov”), ha preso parte al sit in ed è stato anche ferito. A City Press ha detto che “i racconti sugli stupri di massa sono veri e coerenti con quello che abbiamo visto in prima linea.”
Il TMC continua a restare al potere con gli aiuti finanziari dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, ad ora arrivati alla cifra di 3 miliardi di dollari.
Un blocco di internet per 12 giorni ha reso difficile alla Associazione Sudanese dei Professionisti (SPA) e altri membri della coalizione demicratica di organizzare le manifestazioni sui social, ma le proteste sono andate comunque avanti a Kharotum e nella città di Port Sudan, grazie ai passaparola e agli SMS. Anche qui la risposta da parte delle forze di sicurezza è stata l'ammonizione e il ricorso alla forza.
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L’hashtag #IAmTheSudanRevolution (Io sono la rivoluzione sudanese) promosso dalla SPA, voce guida delle proteste i cui membri sono stati in prima linea per i negoziati, è tra i trend.
#IAmTheSudanRevolution because my people cannot die in vain, cannot die in silence under an internet blackout. because peaceful protest was met with a massacre. because my people deserve dignity, deserve freedom, deserve for the world to know us and our fight
— Safia Elhillo (@mafiasafia) June 6, 2019
#SonoLaRivoluzioneSudanese perché la mia gente non può morire invano, non può morire nel silenzio del blocco di internet. Perché le proteste pacifiche sono state silenziate con i massacri. Perché il mio popolo merita dignità, libertà, e merita che il mondo ci conosca e sappai della nostra lotta.
L'editor di BBC Africa, Fergal Keane, ha intervistato testimoni oculari che hanno descrittodi come il massacro avesse solo uno scopo “di rompere la rivoluzione con i traumi”.
La violenza della RSF ha esausto e quasi rotto lo spirito dei manifestanti, rendendo le campagne social come #BlueForSudan importanti per costruire ponti tra i manifestanti e il resto del mondo.