Un disegno di legge per legalizzare l'interruzione di gravidanza in Argentina è stato introdotto alla Camera dei Deputati il 28 maggio, seguito da manifestazioni a livello nazionale a supporto della legalizzazione dell'aborto.
L'aborto è considerato un crimine in Argentina, eccetto in caso di stupro o per salvare la vita della donna, secondo [es, come i link successivi, salvo diversa indicazione] il Codice Penale argentino del 1921. Molti Stati si rifiutano di accettare queste eccezioni legali. Non è raro per giovani ragazze argentine di essere forzate da ingiunzioni a portare a termine una gravidanza.
Il progetto di legge per l'interruzione volontaria della gravidanza (IVE) stabilisce il diritto di interruzione su richiesta nei primi 14 mesi di gravidanza. Oltre la 14esima settimana, una donna può terminare la gravidanza in caso di stupro o quando la sua salute è a rischio. Il progetto di legge esonera la paziente dal dover cercare l'autorizzazione legale di un giudice per terminare la gravidanza in questi casi, e i dottori sono obbligati ad accettare una dichiarazione sotto giuramento da parte della paziente.
Nel 2018, la Camera dei Deputati aveva faticosamente accettato un disegno di legge simile, che alla fine era stato rifiutato dal Senato.
Questo progetto, così come quello dell'anno scorso, è stato abbozzato dalla Campagna Nazionale Argentina per il Diritto all'Aborto Legale, Sicuro e Gratuito, un'alleanza nazionale, nata 14 anni fa, di gruppi per i diritti umani, istituzioni, politici e medici che sono a favore della legalizzazione dell'aborto.
Questa è l'ottava volta in cui la Campagna Nazionale, o “La Campaña”, come sono conosciuti localmente, presenta la proposta di legge al Congresso Argentino. La proposta di quest'anno ha il supporto iniziale di oltre 70 legislatori.
La Campaña ha scelto il 28 maggio per introdurre il progetto legislativo in quanto Giorno Internazionale delle Azioni per la Salute delle Donne.
Movimenti sociali argentini hanno inscenato dimostrazioni in molte città a supporto della proposta di legge del 28 maggio. Le donne hanno sventolato fazzoletti verdi in un “pañuelazo,” il colore che da tempo è il simbolo del movimento a favore dell'aborto in Argentina.
Con l'aiuto dei social media, dimostrazioni di supporto hanno avuto luogo anche all'estero, in città come Leeds, in Inghilterra, e Berlino, in Germania:
5.28.2019
Berlin stands in solidarity with the campaign for abortion rights in Argentina?
Photo: Julieta Palombi #NiUnaMenosBerlin #28M #GritoGlobal #Pañuelazo #ive2019 #SeraLey #AbortoLegalYa #TodxsAlaCalle #MareaVerde #CongresoVerde #QueSeaLey #prochoice @NiunaMenos_De pic.twitter.com/KOhABsNOON— Berlin Ireland Pro Choice Solidarity (@ProChoiceBerlin) May 28, 2019
28.05.2019.
Berlino si schiera in solidarietà con la campagna per il diritto all'aborto in Argentina?
Foto: Julieta Palombi
Yesterday we joined Leeds Women's Strike Assembly sending solidarity to our Argentinian compañeras, in favor of the decriminalization of abortion #pañuelazo #QueSeaLey #SeVaACaer #AbortoLegal #NiñasNoMadres #legaliseabortion ✊ pic.twitter.com/CimT7Z77Ic
— Leeds Sisters Uncut (@UncutLeeds) May 29, 2019
Ieri ci siamo unite allo Sciopero delle Donne di Leeds per inviare solidarietà alle nostre compañeras argentine, a favore della depenalizzazione dell'aborto.
Intorno al 97% delle donne dell'America Latina e dei Caraibi vivono in paesi con leggi restrittive riguardo l'aborto, secondo uno studio [en] dell'Istituto Guttmacher. Gli unici paesi nell'America Latina ispanofona in cui l'aborto su richiesta è legale sono Cuba e Uruguay [it]. Nella Repubblica Dominicana, El Salvador e il Nicaragua, l'aborto è illegale senza eccezioni.
Un soddisfacente fallimento
Il rifiuto del Senato argentino al progetto di legge dell'anno scorso sull'aborto ha avuto l'ironico effetto collaterale di aprire un dibattito riguardo l'aborto nel programma pubblico nazionale. La dichiarazione di “Alerta Feminista” spiega collettivamente:
Aunque el proyecto de ley para legalizar el aborto en Argentina, que ha dejado en suspenso a toda América Latina, fue rechazado por el Senado el 9 de agosto [de 2018], la lucha por el derecho a decidir ha adquirido una fuerza internacional e intergeneracional incomparable, llamando no sólo al aborto legal, sino a la separación de la Iglesia y el Estado.
Nonostante il progetto di legge per legalizzare l'aborto in Argentina, che ha lasciato in sospeso l'intera America Latina, sia stato rifiutato dal Senato il 9 agosto [2018], la lotta per il diritto a decidere ha assunto una forza internazionale e intergenerazionale incomparabile, chiamando non solo l'aborto legale, ma anche la separazione della Chiesa dallo Stato.
È stato aggiunto:
El año 2018 resultó ser un año clave a nivel mundial en la movilización de las mujeres hacia la conquista de este derecho: la lucha de las mujeres polacas contra las restricciones al acceso al aborto y el triunfo del “sí” en Irlanda fueron seguidos por una lucha ejemplar de las mujeres argentinas.
Il 2018 è risultato essere un anno chiave a livello mondiale per la mobilitazione delle donne verso la conquista di questo diritto: la lotta delle donne polacche contro le restrizioni sull'accesso all'aborto e il trionfo del “sì” in Irlanda sono state seguite da una lotta esemplare da parte delle donne argentine.
Molti vedono l'equilibrio come positivo quando si tratta di lotta per i diritti riproduttivi. I seguenti tweet sono stati condivisi durante la marcia nella città di Córdoba:
Somos miles en Córdoba en esta 5ta marcha #NiUnaMenos, en este nuevo #3J ✊??#BastaDeMachismo #BastaDeViolencias #AbortoLegalYa #NiñasNoMadres pic.twitter.com/EkndaXdtjW
— Ni Una Menos Córdoba (@niunamenosCBA) June 3, 2019
Siamo migliaia a Córdoba in questa quinta marcia #NonUnaDiMeno, in questo nuovo #3J ✊??
L’ “onda verde” del 2018 ha attirato l'attenzione verso molte reti di aiuto femminile, e anche verso le conseguenze dell'aborto clandestino in America Latina. Lo scorso anno ha anche visto un'ondata di inchieste su istituzioni, paramedici e pubblici ufficiali che impedivano l'aborto in casi permessi dalla legge, o ostacolavano l'accesso alla contraccezione (disponibile senza ricetta in Argentina).
Nella scia dei movimenti del 2018, è inoltre emersa la campagna “Ragazze, non madri”, una richiesta regionale per gli stati dell'America Latina ad assicurare l'aborto sicuro per le giovani ragazze rimaste incinta in seguito ad aggressioni sessuali. Il 27 maggio hanno scritto in un tweet:
#AméricaLatina: Cada año miles de niñas menores de 14 años sufren violencia sexual y son forzadas por sus Estados a continuar los embarazos.
NO ES FAKE NEWS
Necesitamos que millones de voces se sumen al grito:#NiñasNoMadres!!!
(Gracias @crisyepez4 por esta ilustración!) pic.twitter.com/p4i7kbe6Gl— NiñasNoMadres (@NinasNoMadresLA) May 27, 2019
#AmericaLatina: Ogni anno migliaia di ragazze minori di 14 anni soffrono per le violenze sessuali e sono obbligate dallo Stato a portare a termine le gravidanze.
NON È UNA NOTIZIA FALSA
C'è bisogno che milioni di voci si uniscano al grido: #RagazzeNonMadri!!!
(Grazie a @crisyepez4 per l'immagine!)
Anche altri movimenti che si muovono di pari passo con la lotta per l'aborto hanno acquisito forza di recente, come per esempio #MeeToo (anche io), #YoTeCreo (io ti credo) e #NiUnaMenos (non una di meno), tutti a denuncia di diverse forme di aggressione nei confronti delle donne.
In Argentina è stato incrementato il supporto verso il Programma Completo di Educazione Sessuale, regolato da una legge del 2006, che mira ad introdurre nel piano di studi scolastico metodi di prevenzione per gravidanze indesiderate.
Comunque, dovrebbe essere chiaro che il 2019 presenta uno scenario molto complicato per l'Argentina: la composizione delle Camere è la stessa dell'anno scorso, ciò significa che ci sono poche speranze di ottenere più voti questa volta, e il paese è caratterizzato da incertezza politica ed economica, con l'aumento dell’ inflazione [en] e l’ avvicinarsi [en] delle elezioni presidenziali.
Malgrado tutto ciò, la Campaña considera essenziale “che la legalizzazione dell'aborto diventi parte del dibattito pubblico e che i candidati [presidenziali] prendano posizione riguardo i diritti sessuali e riproduttivi e l'attuazione della Legge Completa sulla Salute Sessuale.”