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Le Barbados saranno il primo paese caraibico ad abolire il test d'ingresso alle scuole medie?

Categorie: Caraibi, Barbados, Trinidad & Tobago, Citizen Media, Giovani, Istruzione, Politica
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Il primo ministro barbadoriano Mia Mottley tiene un discorso alla 108esima seduta della Conferenza Internazionale del Lavoro a Ginevra, in Svizzera, il 19 giugno 2019. Foto © Crozet / Pouteau, usata con licenza CC BY-NC-ND 2.0.

I test d'ingresso [2][en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] alle scuole medie nei Caraibi [3] esistono ormai da oltre un secolo e sono un retaggio coloniale, in vigore in alcune aree dal 1879 [4]. Sebbene siano stati rinominati e riformati molte volte, sono rimasti ciò che molti esperti considerano [5] un test irrilevante [6] e stressante che uccide la voglia di imparare negli 11enni.

Al momento almeno uno dei governi regionali è determinato a far qualcosa a riguardo. Secondo Barbados Today [7], “ci sono grandi cambiamenti all'orizzonte” nel sistema educativo del paese — tra cui l'eliminazione del controverso esame d'ammissione alla scuola media–, nel tentativo di offrire ai ragazzi opportunità educative più variegate ed eque.

Il 2 giugno 2019, durante una riunione pubblica nella capitale Bridgetown, il primo ministro Mia Mottley ha attribuito le cause della diffusione di reati violenti ad un sistema educativo che non dà valore al talento di ogni alunno, ed ha affermato che è arrivato il momento di eradicare questo tipo di approccio.

A causa della struttura attualmente in vigore del test d'ingresso, solo gli alunni più performanti -cioè coloro che ottengono i punteggi migliori al test- ottengono l'accesso alle scuole migliori. Anche la classe sociale diventa un fattore rilevante, in quanto i genitori con delle buone conoscenze sociali riescono a mandare i propri figli nelle scuole di preferenza. L'opinione del primo ministro Mottley è che le Barbados debbano “creare un sistema educativo che renda ogni scuola un'ottima scuola”.

I dati statistici sostengono tali affermazioni. I risultati [8] del Barbados Secondary School Entrance Examination [9] (il test d'ingresso per la scuola media) del 2019 mostra che c'è bisogno di una riforma che modifichi un piano di studi fortemente teorico, includendo più materie artistiche e più formazione tecnica e basata sulle attitudini del singolo.

Si è fatto appello anche ad un aumento dell'inclusività per quanto riguarda i bambini con con disabilità [10], che spesso non ricevono il supporto necessario [11] da parte del sistema scolastico.

Infatti spesso accade che siano proprio le scuole private [12] ad ottenere i punteggi più alti nei test, il che pone nuovamente l'accento sulle possibilità materiali e le classi sociali. L'educatrice barbadiana Rhonda Blackman osserva [13] che “molti genitori credono che l'unico modo corretto per far entrare un bambino povero in una ‘buona scuola’ sia il test d'ingresso”, un'opinione che lei mette in dubbio, affermando che “ciò che conta non è se la scuola è ‘buona’ o meno ma ciò che un bambino fa quando è a scuola.” Blackman suggerisce di effettuare delle valutazioni continue anziché un esame unico. Secondo l'educatrice, facendo ciò si riuscirà ad eradicare la “gerarchia” delle scuole. Inoltre suggerisce l'introduzione di un piano di studi “ampio e bilanciato” che tenga conto delle abilità eterogenee degli studenti.

Se l'amministrazione Mottley riuscisse nell'impresa, ciò rappresenterebbe una vittoria storica; in passato anche altri governi dei Caraibi [14] hanno promesso [15] di eliminare il test e hanno poi fallito. Infatti, l'inabilità (o la riluttanza) di abolire l'esame — sebbene siano evidenti gli effetti sulla salute mentale e l'autostima dei bambini– ha dato origine ad un business secondario in forma di pubblicazione di libri di testo [16] e lezioni extrascolastiche [17]. Ciò a sua volta crea un effetto domino, compromettendo la salute dei bambini, obbligati a portare zaini molto pesanti [18] sulle spalle, e con poco tempo per giocare (che è considerato fondamentale [19] per il loro sviluppo).

Finché l'esame non verrà abolito, i bambini continueranno a patirne le conseguenze in vari modi – tra le quali figurano gli abusi [20] da parte dei loro genitori, che li spingono a passare l'esame ed ottenere l'accesso in una buona scuola. Il circolo vizioso ha spinto la scrittrice giamaicana Nazma Muller a dare la colpa [21] non ai genitori, bensì ai governi regionali pieni di “cani vecchi che non vogliono imparare dei giochini nuovi”: 

Why is the Ministry of Education perpetuating this abuse and discrimination against children who cannot attain 99% on the SEA [Secondary Entrance Assessment exam] — because that is what you need to get into a prestige school. […]

Fire bun SEA, Common Entrance and all the discrimination that passes for education in the Caribbean. Every child deserves a good-quality education that prepares them for LIFE, not CXC [Caribbean Examinations Council, a board that administers different exams] or a wuk in de guvament [government job]. Life. […] Research what is happening with education in Finland, Norway and all the countries where the quality of life is top of the tops and people not going mad and beating their children. […]

But why we have a system that making our children feel they stupid if they don't pass for ‘a good school'? Why all the schools […] not good?

Perché il ministro dell'educazione sta portando avanti questi abusi e discriminazioni verso bambini che non ottengono il 99% nel SEA [Test d'ingresso per la scuola media] – perché questo è ciò che serve per entrare in una scuola prestigiosa. […] Eliminate il SEA, il Common Entrance e tutte le discriminazioni che passano per educazione nei paesi dei Caraibi. Tutti i bambini hanno il diritto a ricevere una buona educazione che li prepari alla VITA, non al CXC [il comitato caraibico per gli esami, che si occupa di gestire i test] o a un lavoro all'interno del governo. La vita. […] Dia un'occhiata a come funziona l'educazione in paesi come la Finlandia o la Norvegia, dove la qualità della vita è alta e i genitori non perdono la testa e non picchiano i loro bambini. […] Ma perché viviamo in un sistema che fa sentire i bambini stupidi se non riescono ad entrare in una ‘buona scuola'? Perché non sono tutte le scuole […] delle ‘buone scuole'?