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Nuovo documentario russo fa conoscere gli orrori dei gulag alla generazione di YouTube

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Citizen Media, Diritti umani, Storia, Viaggi e turismo, RuNet Echo
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Condizioni in cui sono state effettuate le riprese a Kolyma nell'estrema regione nord-orientale della Russia: temperatura esterna -55°C. Foto: canale YouTube di Yuri Dud, screencap di Runet Echo.

Yuri Dud non sembra la persona più indicata per risvegliare la coscienza dei russi in merito a uno dei capitoli più oscuri della loro storia. Oggi, questo ex giornalista sportivo gestisce il suo programma di interviste su YouTube nel quale ospita personaggi famosi e altre figure pubbliche. Poiché ogni sua intervista viene seguita da milioni di utenti, Dud può essere considerato un serio concorrente perfino della rete televisiva statale. Benché Dud abbia intervistato attivisti e politici come Alexey Navalny [2] [en], un sostenitore della campagna contro la corruzione, viene tuttavia considerato un cronista mondano più che un reporter “serio”.

Per questo motivo, la sua ultima produzione ha scioccato sia i suoi 5 milioni di spettatori che il pubblico generale. Di cosa si tratta? Di un documentario di due ore sulla regione di Kolyma, nell'angolo nord orientale più remoto della Russia, che fa inevitabilmente venire in mente le repressioni dell'era di Stalin.

Questa landa desolata, impervia e coperta di ghiaccio, nell'area artica ospitava la maggior parte dei più famigerati gulag, la rete sovietica di campi di lavoro dove scomparivano migliaia di piccoli criminali e prigionieri politici. È difficile sapere con certezza quante persone siano morte assiderate dal freddo estremo (le temperature invernali sono generalmente inferiori ai 50°C) o di fame e fatica nelle miniere. Tuttavia, anche le stime ufficiali più prudenti [3] [ru, come i link seguenti salvo diversa indicazione] parlano di 150.000 morti tra il 1932 e il 1957, solo nel più grande campo della regione di Kolyma.

Dud è consapevole del contrasto tra il tema sensibile del suo ultimo programma e gli argomenti di cui si occupa normalmente, come spiega nella sequenza di apertura:

А почему вообще после рэперов, юмористов, музыкантов, актеров и режиссеров мы двинулись к такой сложной и тревожной теме? Причины две. Первая: в октябре 2018 года ВЦИОМ опубликовал социологическое исследование, которое привело нас в ступор. Почти половина молодых людей в возрасте от 18 до 24 лет никогда не слышала о сталинских репрессиях. Мы восприняли это как вызов и ждали момента, чтобы этот вызов принять.

Vi state chiedendo per quale motivo al mondo abbiamo deciso di affrontare questo argomento così complesso e sconvolgente dopo le interviste a rapper, comici, musicisti, attori e registri? Lo abbiamo fatto per due motivi. Primo motivo: nell'ottobre 2018, VTsIOM [il Centro demoscopico russo] ha pubblicato uno studio [4] [en] che ci ha lasciato senza parole. Quasi metà dei giovani, di età compresa tra i 18 e i 24 anni, non aveva mai sentito parlare delle repressioni di Stalin. Abbiamo visto questi risultati come una sfida, ed abbiano atteso il momento giusto per affrontarla.

Dud aggiunge che i suoi genitori gli hanno sempre consigliato di non attirare troppa attenzione, di non farsi notare perché pensavano che i russi fossero gente semplice senza alcun potere decisionale, anche nel caso di ingiustizie palesi. Ci racconta che si è sempre chiesto quale origine avesse questa paura dei russi più anziani, ed ha concluso che questa paura fosse nata nella prima metà del XX secolo e si fosse trasmessa alle generazioni successive. Secondo Dud, è proprio Kolyma “il luogo di origine di questa paura”.

Le parole di Dud hanno colpito profondamente proprio il pubblico a cui erano indirizzate: i russi più giovani, ignari o a malapena consapevoli della brutalità della storia recente del loro paese.

Mio padre e mio nonno mi hanno sempre detto che la situazione era terribile, ma non avevo realmente idea di quanto terribile fosse, fino a quando non ho visto il documentario di Dud.

Il film è strutturato come un diario di viaggio: la troupe di Dud percorre i 2.000 km dell’autostrada di Kolyma [7] [en], una strada per lo più non asfaltata che collega le capitali di due regioni, Magadan e Yakutsh, Durante la sua costruzione negli anni '30 morirono così tanti prigionieri che oggi l'autostrada viene comunemente chiamata “la strada delle ossa”.

Lungo la strada, Dud raggiunge o quantomeno si avvicina ai siti di alcuni dei campi che hanno registrato il più alto numero di morti, tra cui cui Butugychag [8] [en] dove i prigionieri erano obbligati a estrarre uranio senza attrezzature di protezione. Incontra gli attivisti locali che lottano per preservare la memoria delle vittime dall'indifferenza e dallo spietato oblio del pubblico.

Dud intervista anche alcuni dei discendenti dei prigionieri dei gulag come Natalia Korolyova, la figlia di Sergey Korolyov [9][en], il padre del programma spaziale sovietico. Korolyov venne arrestato nel 1938, passò diversi mesi in un campo di lavoro nella regione di Kolyma e, in punto di morte per inedia e fatica, venne trasferito in una struttura simile a una prigione per ricercatori [10] [en] a Mosca, fino al suo rilascio nel 1944. Korolyov sopravvisse, ma fu completamente scagionato solo nel 1957.

La figlia di Korolyov fa fatica a trattenere le lacrime quando descrive le torture subite da suo padre da parte di chi lo interrogava. Ciò che più ha colpito Dud è stata tuttavia l'opinione che Korolyova aveva di Joseph Stalin. Le sue risposte danno un'idea della complessità dell'argomento delle repressioni dell'era staliniana nella Russia moderna, anche per coloro che sono profondamente consapevoli degli orrori inflitti a milioni di persone. Pur riconoscendo il terribile bilancio in termini di vite umane del sistema dei gulag, comprese le sofferenze subite dalla sua famiglia, Korolyova ha affermato quanto segue:

Но многое было сделано, конечно, и хорошего. Например, при Сталине была дисциплина более стойкая. Потом, то, что Сталин не уехал из Москвы, когда враги, фашисты, стояли буквально у стен Москвы. Парад на Красной площади состоялся. Трудно судить, конечно.

Ha anche fatto molte cose positive. Ad esempio, durante il governo di Stalin la disciplina era molto più severa. Stalin non ha lasciato Mosca quando i suoi nemici, i fascisti, erano alle porte della città. Anzi, ha addirittura organizzato una parata nella Piazza Rossa. Naturalmente, è difficile dare un giudizio obiettivo.

Prevedendo le critiche che avrebbe suscitato il documentario, Dud termina il filmato facendo presente che gli orrori del passato hanno ancora conseguenze nella società di oggi:

Некоторые из тех, кто досмотрел наше видео до конца, скажут: «Дудь, ну что тебе этот Сталин? Что ты так часто о нем говоришь? Тебе же недавно сказали, в чем одна из главных проблем в России: в том, что она живет прошлым, что до сих пор постоянно обсуждает, был Сталин прав, не был Сталин прав?» Мы проехали трассу «Колыма» не чтобы обсуждать, прав Сталин или нет. Дать правильный ответ на этот вопрос совсем не сложно и без нашего участия. Мы проехали трассу «Колыма», потому что это […] про нашchе настоящее. Страх — главный враг свободы. […] Не бойтесь. Уважайте себя. И, возможно, тогда периодов, когда к людям относятся хуже, чем к животным, в нашей стране больше никогда не случится. Всем мир.

Alcune delle persone che riusciranno a seguire il video fino alla fine, si chiederanno perché mi interesso proprio di Stalin, perché continuo a parlarne e perché non ho ancora preso atto del fatto che uno dei problemi principali della Russia è che il paese continua a vivere nel passato, al punto da chiedersi ancora oggi se le azioni di Stalin fossero giustificabili o meno. Non abbiamo percorso l'autostrada di Kolyma per scoprirlo. Non abbiamo bisogno di una risposta certa a questa semplice domanda. Abbiamo percorso l'autostrada di  Kolyma perché fa parte […] del nostro presente. […] La paura è il peggiore nemico della libertà. […] Non abbiate timore. Portate rispetto a voi stessi. Forse solo allora, il nostro paese non dovrà più assistere più a situazioni in cui gli uomini vengono trattati peggio degli animali.

Il documentario di Dud ha avuto un successo immediato, anche per gli standard elevati con il quale è stato realizzato: già una settimana dopo il suo rilascio ha ottenuto quasi 12 milioni di visualizzazioni. Tuttavia, visto l'argomento complesso e controverso, è stato inevitabilmente oggetto di varie critiche. In un editoriale [11][en], il pluri-premiato scrittore ha accusato Dud di essere un agente finanziato dall'occidente per screditare la gloriosa storia della Russia e minare il suo patriottismo. Altre voci critiche hanno messo in dubbio il numero di morti citato nel documentario, sostenendo che in realtà il numero reale delle vittime dei gulag sarebbe molto minore.

Degli stupidi comunisti scorrazzano per internet affermando che Dud abbia incasinato le cifre. Dicono che sembra strano che qui ci siano stati due milioni di morti e che Dud ne abbia aggiunto un 25% in più. Bene! Dal momento che ci sono delle irregolarità e che la pila di cadaveri russi è di fatto inferiore del 25%, vadano semplicemente al diavolo.  Perdoniamo i rossi e ringraziamoli per la loro umanità.

Altri spettatori, associandosi a Natalia Korolyova, hanno ammesso che molti innocenti sono morti nei campi di lavoro, ma sostenuto anche che in rapporto la situazione era migliore rispetto alla quella odierna in cui, secondo l'opinione pubblica, manca ogni forma di legalità:

Ho iniziato a guardare il documentario di Dud e l'ho spento dopo 30 minuti. L'intero episodio è intriso di odio per l'Unione Sovietica e Stalin. Non mi sorprenderei se Dud lo terminasse con una battuta del tipo “È un peccato che non abbia vinto Hitler”. Per quanto concerne i campi, molti prigionieri ci sono stati internati per un motivo. In effetti era brutale, ma almeno tutti erano così terrorizzati da non azzardarsi a rubare niente (ed è proprio il senso di paura che ci manca oggi). Ma, dannazione, i nostri tempi non sono poi così diversi. Sono solo le pene che sono diventate più lievi. Adesso si possono rubare 30 miliardi e il massimo della pena che si ottiene sono cinque anni di carcere, e non ci sono squadroni di esecuzione.

Questi commenti sono abbastanza frequenti tra i difensori contemporanei delle politiche di Stalin. Nel marzo 2019 una percentuale record pari al 51% di russi ha dichiarato ad un'agenzia indipendente esperta in sondaggi, Levada Center, che aveva un'opinione positiva di Stalin. Karina Pipa, un'analista di Levada, ha riferito a Bloomberg  [14][en] che “Stalin continua a essere considerato una figura che ha garantito la giustizia sociale, un qualcosa a cui sempre più russi aspirano, visto il malcontento dilagante per il degrado della qualità della vita e la riforma delle pensioni attuata dal governo.

Nonostante lo straordinario impegno di Yuri Dud e di numerosi altri attivisti civici, per molti anni a venire la Russia continuerà a essere molto combattuta sull'eredità lasciata da Stalin. L'affetto dei russi per Stalin e la nostalgia per la sua era non possono essere semplicemente attribuiti alla “riabilitazione” attuata dai governi successivi. Di fatto, molte delle iniziative contemporanee finalizzate a commemorare Stalin sono private [15] [en]. Invece, molti funzionari di governo, come Maria Zakharova, la portavoce del ministro degli esteri russo, condannano apertamente Stalin e le sue repressioni. Nel 2017 lo stesso Vladimir Putin ha inaugurato [16] [en] un monumento commemorativo in memoria delle vittime dei gulag dichiarando, in quell'occasione, che “questo terribile passato non avrebbe mai dovuto essere cancellato dalla memoria nazionale della Russia e che era ingiustificabile”.

L'opinione negativa sull'eredità di Stalin potrebbe essere una delle poche cose che Putin e i suoi molti oppositori, alcuni dei quali hanno partecipato agli show di Yuri Dud, hanno in comune.

L'episodio più recente dello show di Yur è disponibile su YouTube con sottotitoli in inglese: