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Rapporti tra Albania e Grecia di nuovo in crisi a causa dei cartelli stradali

Categorie: Europa centrale & orientale, Albania, Grecia, Macedonia, Citizen Media, Linguaggi, Politica, Relazioni internazionali

Alcuni cartelli stradali nel sud dell'Albania, con le indicazioni presentate prima in greco e poi in albanese. Foto: Protothema [1]. Uso comsentito.

Il 5 maggio, le autorità albanesi hanno rimosso 35 cartelli stradali collocati nel sud del paese; ciò ha suscitato polemiche riguardanti la sovranità nazionale e la minoranza greca in Albania, dal momento che si trattava di cartelli scritti sia in greco che in albanese.

L’Autorità Stradale Albanese [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] (ARA) ha affermato che questi cartelli non rispettavano né le norme di sicurezza né le leggi riguardanti l'ordine, le dimensioni e il carattere in cui la lingua albanese e le lingue minoritarie dovrebbero essere esposte in un luogo pubblico. Infatti, i cartelli stradali in questione presentavano prima la parola greca, in giallo, e poi quella albanese.

La minoranza greca, che risiede prevalentemente in un'area di 5000 chilometri quadrati nella parte sud del paese, al confine con la Grecia, costituisce lo 0,9 % della popolazione albanese [3] [en], che conta un totale di 2,94 milioni di persone. Il greco è una delle lingue ufficiali nei comuni dove tale etnia supera il 20%, e non è raro in quelle zone vedere cartelli stradali in entrambe le lingue.

Tuttavia, questa volta, in molti si sono lamentati dei cartelli bilingue. Un utente albanese ha scritto su Twitter [sq]:

Mentre la politica albanese, divisa e corrotta, destabilizza il paese, gli sciovinisti greci portano avanti il loro piano di assorbire il sud (dell'Albania). Che scandalo i cartelli stradali in greco.

Non sono mancate reazioni provenienti anche dall'altra parte del confine:

È ora che l'Albania interrompa le tante azioni illegali nei confronti della minoranza greca. Con questo tipo di gesti non entrerà mai nell'Unione Europea.

Il primo ministro albanese Edi Rama ha avallato la dichiarazione dell'ARA sui cartelli non soddisfacenti le norme di sicurezza stradale. Egli ha poi aggiunto come tale operazione non costituisse un attacco alla comunità greca, e ha criticato la retorica nazionalista [15] emersa attorno a questo tema.

I would like to say to all of those who play the ultra-nationalist, raising the alarm about road signs written in Greek in an area where the Greek minority lives, that we’re a European country and, when we talk about Europe, we talk about this too.

Vorrei dire a coloro che giocano la carta dell'ultra nazionalismo, dando l'allarme per dei cartelli stradali scritti in greco in una zona dove la minoranza greca vive, che noi siamo un paese europeo: quando si parla di Europa si parla anche di questo.

Anche George Katrougalos, il ministro degli esteri greco, l'ha definita una questione più tecnica che politica, e il 6 maggio, in un'intervista radiofonica [16] [el], ha affermato [el]:

Dei nuovi cartelli stradali, con la scritta albanese seguita da quella greca, sono stati esposti il 7 maggio. Foto: Vizion Plus TV [17]. Uso consentito.

Είμαστε σε επικοινωνία, μέσω της εκεί Πρεσβείας μας, για να δούμε τι γίνεται. Έχουν προβάλλει ορισμένους ισχυρισμούς ότι οι δίγλωσσες πινακίδες στην Αλβανία πρέπει να έχουν πρώτα την αλβανική γλώσσα, μετά την ελληνική, ορισμένα θέματα αρμοδιότητας. Εμείς προφανώς έχουμε προειδοποιήσει ότι οποιαδήποτε κίνηση, η οποία θα φανεί ότι είναι εναντίον των συμφερόντων της μειονότητάς μας, θα αντιμετωπιστεί με τον τρόπο που προβλέπει το διεθνές Δίκαιο.

Siamo in stretto contatto con la nostra ambasciata [in Albania] e aspettiamo di vedere l'evolversi della situazione. È stato detto che i cartelli bilingue devono presentare prima la lingua albanese e poi quella greca. Noi, dal canto nostro, abbiamo ovviamente avvertito l'Albania che ogni azione contraria agli interessi della minoranza greca nel paese verrà trattata conformemente al diritto internazionale.

A tal proposito, in un'intervista con la Independent Balkan News Agency [18] (agenzia balcanica d'informazione indipendente), Shezai Rrokaj, l'ex rettore dell'Università di Tirana e preside della facoltà di lingua albanese, ha affermato che l'albanese dovrebbe precedere il greco. A detta sua: “le lingue minoritarie dovrebbero essere usate solo a livello locale e non dovrebbero fungere da lingua ufficiale.”

Il 7 maggio, l'ARA ha poi esposto nella zona in questione dei nuovi cartelli stradali, stavolta con le scritte in albanese precedenti quelle in greco.

La notizia si è diffusa velocemente, come dimostra il tweet condiviso nello stesso giorno da questo utente con altri madrelingua greci:

L'Albania ripristina i cartelli stradali bilingue (in greco e albanese) nella zona di Finiq/Φοινίκη

I rapporti tra Albania e Grecia

L'Albania e la Grecia hanno un rapporto di amicizia che ha permesso a circa 600 mila albanesi di emigrare in Grecia nel corso degli ultimi trent'anni. Nonostante questo, i due governi hanno faticato a risolvere alcune questioni importanti – quali i diritti degli albanesi espulsi dai nazionalisti greci alla fine della seconda guerra mondiale (episodio conosciuto come la questione [21] della Ciamuria [22] [it]), o i diritti della minoranza greca in Albania.

Nel 2016 fu concesso alla Grecia di costruire dei cimiteri in Albania in cui seppellire i soldati caduti su suolo albanese durante la seconda guerra mondiale. Successivamente fu approvata anche una legge che rese il greco una seconda lingua ufficiale in alcuni comuni albanesi.

Nel frattempo, però, la Grecia non vuole riconoscere la questione della Ciamuria, e anche le trattative sulle frontiere marittime tra i due paesi si sono arenate [23].

Contrasti linguistici nei Balcani

Cartelli stradali nel centro di Skopje, la capitale della Macedonia del Nord, con le scritte in lingua macedone, inglese e albanese. In uno di essi si nota come il testo in albanese sia stato coperto con della vernice spray. Foto di Global Voices, CC-BY.

I contrasti linguistici non sono insoliti nei Balcani, soprattutto quando gli eventi del presente riportano alla luce esperienze dolorose avvenute in passato.

A gennaio 2018 il parlamento della Macedonia del Nord ha esteso l'utilizzo della lingua albanese all'intero paese [24], nonostante le violente proteste del partito di destra VMRO-DPMNE (Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone – Partito Democratico per l'Unità Nazionale Macedone), che vi si è opposto al grido di “no al bilinguismo” e “questo è un punto di non ritorno”. Questa nuova disposizione rappresenta l'ampliamento di una legge del 2008, a sua volta fondata sull’accordo di Ocrida [25] [en], il trattato di pace che pose fino al conflitto armato del 2001 [26] [it]. Tale accordo consentì l'utilizzo ufficiale in Macedonia nel Nord della lingua albanese e di altre lingue parlate da più del 20% della popolazione locale a livello comunale.

Sporadicamente si verificano ancora atti di vandalismo di matrice nazionalista, come si nota nella foto sopra: in un cartello stradale nel centro della capitale Skopje le parole in lingua albanese sono state coperte con della vernice spray.