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Romanzo messo al bando dalle autorità palestinesi per “minaccia alla moralità e al buon costume”

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Palestina, Citizen Media, Legge, Advox

Copertina di Crimine a Ramallah di Abbad Yahya. Fonte: Akhbar El Balad [1]

Il 6 febbraio 2017, il procuratore generale dell'Autorità palestinese (AP) Ahmad Barrak ha messo al bando un romanzo scritto dall’autore palestinese Abbad Yahya per “violazione della moralità e del buon costume [2]“. [ar, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]

Il romanzo poliziesco Crimine a Ramallah (2016) è stato bandito a seguito di un'indagine condotta dall’Ufficio del Pubblico Ministero palestinese. In un comunicato [2] dell'Ufficio del Procuratore Generale, il divieto è stato emanato dal momento che il romanzo presenta un testo e dei termini che violano “pudore, morale e buon costume pubblici” che danneggerebbero i cittadini, in particolare i minori e i bambini. Inoltre, riporta che esso viola i trattati internazionali e un certo numero di leggi palestinesi, tra cui la legge sulla stampa e le pubblicazioni, il codice penale e la legge sui minori palestinesi.

Yahya ha confermato in un aggiornamento dello stato [3] di Facebook che tutte le copie del suo romanzo sono state tolte dalla circolazione nelle librerie, biblioteche e altri punti vendita in Cisgiordania, e che lui, l'editore e il distributore sono stati convocati per investigare sulle eventuali autorizzazioni e licenze richieste.

Ciò che è importante, cari amici, è che sono qui ad esprimere la mia più grande preoccupazione, stupore e shock per questa decisione e tutte le conseguenze di indagine e confisca. Sono sorpreso e preoccupato dello status della libertà di creatività, espressione, pubblicazione e scrittura, e sono davvero scioccato per quello che è successo e da come è successo!

Credo, e questo vale per tutti gli amici che lavorano nel campo culturale, che stiamo affrontando una sfida senza precedenti, ed è necessario che tutti prendano una chiara posizione in merito. Sono sicuro che, in Palestina, abbiamo superato questo caso. Nessuno accetterà alcun tipo di minaccia, attraverso molestie e confische, a ciò che è stato raggiunto dalla letteratura e dalla cultura in Palestina. Spero che non peggiorerà. Francamente, sono molto preoccupato.

Nonostante il procuratore generale affermi che questa decisione non viola la libertà di parola, siamo di fronte al primo episodio in cui un libro viene indagato o vietato in Palestina.

La rivista culturale palestinese Fus7a ha riferito  [4]che il divieto è il risultato di una precedente polemica nella città palestinese di Nablus, a nord della Cisgiordania, dove un evento di discussione del romanzo, che doveva svolgersi presso la biblioteca del comune, è stato cancellato dal sindaco della città, Sameeh Tbeileh.

Attivisti e scrittori palestinesi hanno espresso la loro rabbia sui social media per la messa al bando del romanzo. Mentre alcuni stavano condividendo i collegamenti PDF per il romanzo, altri stavano ringraziando sarcasticamente l'Autorità Palestinese per aver dato al libro pubblicità gratuita.

Il famoso scrittore e poeta palestinese Mourid Barghouti ha detto:

Stato di Mourid Barghouti. Fonte: Facebook [5]

L'Autorità palestinese, che anni fa ha messo al bando i libri di Edward Said, sta oggi facendo la stessa cosa con un romanzo intitolato Crimine a Ramallah e il Procuratore generale sta convocando il suo autore, editore e distributore per delle indagini. Firma alla dichiarazione qui sotto. Non si tratta di difendere il libro perché non ce l'ho ancora, ma piuttosto di condannare la confisca dei libri e il controllo delle menti delle persone.

Abir Kopty [6], un’attivista palestinese di Nazareth, ha scritto su Twitter:

Dannazione, non abbiamo detto che al momento stiamo vivendo sotto un brutto regime arabo. Siamo diventati gelosi dell’Egitto e ora stiamo mettendo al bando un romanzo. Qui #the_trial_of_imagination_Palestine_branch

Il giornalista e attivista palestinese Hisham Naffa [10] ha scritto su Twitter:

Nessun soggetto giuridico ha il diritto di verificare la moralità di questo o quel testo. Non è responsabile per la morale o incaricato di controllarla. L'ordine contro il romanzo deve essere annullato #A_Crime_in_Ramallah

Anche Hazem AbuHelal, attivista per i diritti umani che vive a Ramallah, ha scritto su Twitter:

Quindi dopotutto la banda di #Oslo ha una morale pubblica #A_Crime_in_Ramallah

Un altro poeta palestinese ha scritto su Twitter:

Bandire il romanzo #A_Crime_in_Ramallah di #Abbad-Yahya e confiscarne le copie è un vero crimine a Ramallah e un precedente pericoloso nella scena culturale palestinese.

In solidarietà con Yahya, il poeta e ministro della Cultura palestinese Ehab Bessaiso ha dichiarato che leggerà il romanzo, rifiutando chiaramente le accuse legali contro i testi creativi e letterari:

Oggi inizierò a leggere il romanzo Crimine a Ramallah dello scrittore Abbad Yahya. L'ordine di divieto mi ha reso più determinato nel leggere il lavoro cercando la logica che sta alla base del divieto, nonostante il mio rifiuto di forzare la legge nel processo creativo. Ciò richiede una lunga discussione prima di entrare nei suoi dettagli intrinseci.

Mentre alcuni hanno difeso il romanzo, altri palestinesi hanno sostenuto il divieto, facendo riferimento al contenuto sessualmente esplicito. Le foto di alcune pagine contrassegnate in cui un ragazzo descrive, in prima persona, le sue prime esperienze di masturbazione, sono state condivise su Facebook in segno di protesta contro il libro.